Al Presidente della Camera Penale del Piemonte e della Valle d’Aosta

Gli avvocati possono avere opinioni diverse sull’enorme problema dei flussi migratori e sulle regole europee che dovrebbero organizzare l’equo ricollocamento dei migranti ma non possono intervenire sulla soluzione di problemi che devono essere risolti dai legislatori nazionali e sovranazionali.

Gli avvocati sanno però che quando le leggi internazionali del mare e l’etica comune dicono che le per sone in pericolo devono essere soccorse,indipendentemente dalla ragioni che hanno dato corso al pericolo, e devono essere ricoverate nell’approdo sicuro più vicino, nessuna legge o provvedimento locale può contraddire questi principi e, quando ciò avviene, vanno condivise le ragioni di chi ritiene giusto disobbedire a queste leggi o provvedimenti.

Chiunque rivendica la necessità di tutelare in ogni modo il diritto alla vita merita di essere tutelato e merita di essere assistito da chi professionalmente esercita la tutela legale.

Per queste ragioni chiediamo a tutti i colleghi di manifestare la loro disponibilità ad assistere chi, con la disobbedienza civile, resiste alla violenza delle istituzioni.

Fulvio Gianaria
Alberto Mittone
Anna C. Ronfani
Nicola Gianaria

Come non condividere lo spirito e il contenuto dell’appello lanciato pubblicamente dagli autorevoli colleghi torinesi?

Il loro “grido” di dolore e di reazione a quello che sta succedendo a Lampedusa, richiama, nei toni e nel coraggio delle affermazioni, molte delle prese di posizione che il nostro fondatore Bruno Segre nei suoi 100 anni di vita ha lanciato più volte all’opinione pubblica nazionale e internazionale, su diverse tematiche riguardanti la difesa dei diritti civili e, soprattutto, una coesione pacifica e civile fra i cittadini.

Possiamo avere, come giustamente rilevato nell’appello, idee e culture diverse nel valutare il tema dell’immigrazione, talmente complesso e di magnitudo mai viste prima da rendere difficile la semplificazione tra i “buoni e i cattivi”.

In ogni caso però non dobbiamo, a nostro avviso, mai perdere né dimenticare il senso della dignità umana e i valori della solidarietà.

Detto ciò, torniamo a ribadire quanto già abbiamo espresso in questa rivista a proposito dello spinoso e controverso tema della disobbedienza civile.

Negli ultimi tempi, dai sindaci di alcune grandi città italiane contrari al decreto sicurezza, all’elemosiniere del Papa, al sindaco Mimmo Lucano, alla “capitana” della Sea Watch 3, abbiamo registrato l’aumento di condotte che infrangono volontariamente la legge, non condividendone lo spirito.

In un paese come il nostro in cui la cultura della legalità fa fatica ad entrare nei nostri cervelli e a trovare seguaci e sostenitori, anzi, lo dicono anche le ultime indagini di mercato, si è ormai consolidata una mentalità per cui certi comportamenti formalmente illeciti sono giudicati comprensibili ed accettabili (il caso più clamoroso è la diffusione quasi “normalizzata” della corruzione a tutti i livelli) il tema della disobbedienza civile va trattato con grande attenzione e rigorosità.

E’ sicuramente uno strumento da attivare contro leggi ingiuste ma di cui non si può abusare per non rischiare una deriva ancora peggiore dei mali che si vogliono combattere.

rr

Redazione

La redazione de L'Incontro

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