Alle recenti elezioni generali nel Regno Unito, il Primo Ministro Boris Johnson e il suo Partito Conservatore hanno ottenuto una clamorosa vittoria che ridisegna le linee della politica britannica e apre la strada all’uscita del paese dall’Unione europea già all’inizio del nuovo anno.

Restituire la questione sulla Brexit al popolo britannico, per mezzo delle elezioni, si è rivelata una mossa decisiva che ha permesso di porre fine allo stallo politico del Parlamento degli ultimi due anni. Infatti, a differenza del voto del 2017, queste elezioni hanno chiarito per la prima volta – dopo il voto per il leave al referendum sulla Brexit – il futuro della Gran Bretagna. E nonostante le previsioni negative di “chi sa”, i primi exit poll hanno visto subito premiata la sterlina, che è balzata fino a quota 1,2 euro rivedendo i massimi da giugno 2016.

L’affluenza alle urne è stata del 67,3%, due punti meno rispetto al 2017.

Boris Johnson (Stuart Boulton/Shutterstock)

Rispetto alle elezioni generali del 2015 il consenso per i Tories è cresciuto progressivamente del 6,7% permettendo di raggiungere il 43,6% dei voti che hanno assicurato al partito 365 seggi su 650 alla Camera dei Comuni; si tratta del più importante risultato elettorale conseguito dopo lo storico trionfo di Margaret Thatcher nel 1987.

Il Partito Laburista ha ottenuto la peggiore sconfitta elettorale dal 1935: dopo il picco di consensi raggiunti alle elezioni generali del 2017, la percentuale è scesa al 32.2%.

Molti commentatori hanno letto tali esiti come il frutto delle proposte politiche di Corbyn, il leader laburista, giudicate eccessivamente stataliste ed assistenzialiste. Ma si tratta di commenti che sfuggono dal vero indiscutibile problema: il tema Brexit, al centro del dibattito politico britannico da ormai tre anni, è stato decisivo nel voto.

I numeri parlano molto chiaro e dimostrano che l’andamento dei partiti, al di là dei programmi e dei candidati premier, è indissolubilmente legato ai sentimenti verso l’Unione Europea. John Curtice, professore di politica alla Strathclyde University e ricercatore senior presso la NatCen Social Research, ha analizzato e confrontato per la BBC i dati dei voti espressi negli ultimi anni, osservando che nei seggi in cui nel 2016 il Leave era stato sostenuto ben oltre il 60% i Tories hanno accresciuto i consensi del 6%, mentre dove era prevalso il Remain sono diminuiti del 2,9%.

Il Partito Laburista, invece, ha perso il 10% di consensi nelle aree maggiormente favorevoli alla Brexit ed il 6% nelle zone che nel 2016 si erano espresse a favore del Remain.

 

 

Il colpo più duro ai Laburisti è stato inferto dalle regioni del Nord Est dell’Inghilterra, dalle Midlands e dallo Yorkshire, cuore della ex classe operaia – prevalentemente a favore del Leave – dove Johnson è riuscito ad abbattere lo storico “Red Wall” dopo decenni grazie alla sua campagna elettorale fortemente incentrata sul “Get Brexit Done”.

Il segnale più forte di tale conquista è arrivato da Blyth Valley, un collegio elettorale situato nel Nord Est dell’Inghilterra, roccaforte dei Laburisti dalla sua istituzione nel 1950, che alle recenti elezioni ha dichiarato la vittoria dei Tories con il 42,7%.

I Conservatori hanno conquistato anche Workington, una cittadina dell’Inghilterra del Nord tradizionalmente laburista, al centro dei riflettori durante la campagna elettorale per lo stereotipo creato da Onward, un think-thank di centro destra, del “Workington man”: un elettore bianco del Nord, ex laburista, che ama il rugby ed è a favore della Brexit.

Il quadro è chiaro e dimostra ancora una volta la mutazione genetica dell’elettorato: chi sfugge dal pensiero unico, chi è a disagio, chi ha istanze di cambiamento vota ormai, e non solo in Inghilterra, per i Conservatori. Un paradosso che deve far ripensare le classiche categorie della politica. La rivoluzione ha cambiato colore, per così dire. Una rivoluzione fatta di pensiero libero e di idiosincrasia per i dogmi dell’eurismo, di lotta ai monopoli ed ai lacci nazionali e sovranazionali, di riscoperta della politica vera e legata al potere di decidere. Questo solo per essere chiari rispetto a chi analizza il voto con il “tuttocittà” beandosi del fatto che i propri beniamini hanno in realtà vinto in presunti luoghi più evoluti. C’è stata in realtà una grande lezione democratica a tutti coloro che guardano al futuro attraverso gli angusti spazi del comma di un trattato votato solo alla stabilità e non alla crescita.

Jo Swinson, leader dimissionaria dei Liberal Democratici ( Dominic Dudley/Shutterstock)

Ed a maggior suffragio del fatto che il voto inglese sia stato un voto pro-Brexit vi è il risultato deludente del partito che ha fondato la propria campagna sul Remain: i Liberal Democratici di Jo Swinson, che si è dimessa immediatamente, hanno ottenuto soltanto 11 seggi, uno in meno rispetto alle precedenti elezioni.

Per dovere di cronaca si segnala che non è stato ottenuto alcun seggio dal Brexit Party, ex leader dell’UKIP, ma questo è stato il frutto di una ben precisa strategia pro Brexit. Nigel Farage ha affermato che il Partito Conservatore non avrebbe ottenuto la maggioranza se il suo partito non avesse ritirato 317 candidati dalle circoscrizioni in cui alle ultime elezioni avevano vinto i Tories; si ritiene soddisfatto della propria strategia perché in tal modo “ha ucciso i Liberaldemocratici e ferito il Partito Laburista”.

Il successo dei Conservatori in Inghilterra e in Galles è stato accompagnato da quello del partito indipendentista scozzese (SNP) in Scozia, che ha ottenuto il 45% dei voti, conquistando 48 dei 59 seggi scozzesi, 12 in più dei 35 vinti nel 2017. Si tratta di una vittoria più significativa rispetto quella del 2015, poiché in forte controtendenza col resto del Regno Unito.

Nel 2014 il referendum sull’indipendenza aveva avuto un esito negativo, tuttavia la Brexit ha portato ad un cambiamento delle circostanze e la Scozia ha dovuto affrontare l’esclusione dall’UE seppure il 62% avesse votato per il Remain. Adesso l’obiettivo del SNP è puntare all’indipendenza della Scozia per poi rientrare nuovamente nell’UE come stato membro indipendente.

Nicola Sturgeon, leader dello Scottish National Party (Terry Murden/Shutterstock)

Nicola Sturgeon, leader della SNP, chiede al Governo del Regno Unito un trasferimento dei poteri che – come nel 2014 – consenta di tenere un secondo referendum sull’indipendenza. Tuttavia il Primo Ministro è totalmente contrario a tale richiesta e ha programmato una serie di visite in Scozia per guadagnare consensi promuovendo il suo impegno politico ispirato al “One Nation Conservatism”.

La Sturgeon sostiene che, come dimostrano i risultati “Inghilterra e Scozia viaggiano su sentieri elettorali divergenti” e che “la Scozia non può rimanere imprigionata nel Regno Unito contro la sua volontà”; tuttavia esclude il voto non autorizzato che – come insegna la vicenda catalana – “non conduce all’indipendenza”.

È evidente che il rapporto della Scozia con l’UE è legato ad una serie di contributi, specie rivolti all’agricoltura, che il Leave escluderà. Tuttavia, a ben guardare, i parametri economici della Scozia non le permetterebbero di reggere alle rigide regole europee. È quindi probabile una proposta da parte di Boris Johnson e l’avvio di trattative.

(ratlos/Shutterstock)

Un altro dato che va letto con attenzione è quello che esce dalle urne dell’Irlanda del Nord.

Il DUP ha perso due seggi scontando così il sostegno al Governo Conservatore dopo il discusso accordo sulla Brexit siglato da Johnson che ha rafforzato il legame dell’Irlanda del Nord col mercato doganale dell’Unione europea, lasciandola di fatto “fuori” dal resto del Regno Unito. La risposta degli elettori è stata negativa per il fatto di dover continuare a sottostare alle regole di Bruxelles per permettere al resto del Regno Unito di emanciparsi.

La caduta del DUP ha aperto la strada ad altre formazioni. Per la prima volta nella storia i partiti nazionalisti cattolici, che sostengono la riunificazione con la Repubblica d’Irlanda, hanno ottenuto più seggi degli unionisti protestanti, che desiderano rimanere nel Regno Unito. L’affluenza alle urne è stata del 62,09%. Il Sinn Féin ha registrato una riduzione significativa della sua percentuale di voti rispetto alle elezioni generali del 2017 pari al 6,7%.

Nei seggi elettorali di South Belfast e Foyle il Partito Social Democratico e Laburista (SDLP) ha conquistato la maggioranza dei voti rispettivamente con Claire Hanna e Colum Eastwood.

A North Belfast John Finucane di Sinn Féin ha vinto su Nigel Dodds di DUP, una sconfitta particolarmente significativa considerando che Dodds, grande sostenitore della Brexit, aveva ricoperto quel ruolo dal 2001. Un altro dato da evidenziare nella traiettoria politica dell’Irlanda del Nord è l’accresciuto numero dei consensi per il Partito dell’Alleanza dell’Irlanda del Nord (APNI).

(Victoria M Gardner/Shutterstock)

La data ufficiale della Brexit è attualmente fissata per il 31 gennaio 2020, mentre si è riavviato l’iter per la ratifica parlamentare a Westminister del Withdrawal Agreement Bill, la legge sul recesso del Regno Unito dall’UE, che include l’accordo raggiunto da Johnson con Bruxelles.

Se il Regno Unito dovesse realmente lasciare l’UE il 31 gennaio, vi sarà un periodo di transizione che dovrebbe terminare il 31 dicembre 2020. Durante tale periodo il Regno Unito continuerà a rimanere effettivamente nell’unione doganale e nel mercato unico, ma sarà al di fuori delle istituzioni politiche e non ci saranno membri britannici del Parlamento europeo. La priorità sarà quella di negoziare un accordo commerciale con l’UE.

Vedremo. Per adesso possiamo dire che il “compagno Corbyn”, processato dagli amici nelle pubbliche piazze, non ha sbagliato nulla. È stato travolto, non da solo e non per sua colpa, da un vento di cambiamento e di vera democrazia.

Fabio Ghiberti e Giuliana Cristauro

 

Grafici:

https://www.nytimes.com/interactive/2019/12/13/world/europe/uk-general-election-results.html

https://www.bbc.com/news/election-2019-50767123

https://www.bbc.com/news/election-2019-50774061

https://projects.economist.com/uk-elections/2019/general-election-results

 

Fonti:

https://www.nytimes.com/2019/12/12/world/europe/uk-election-boris-johnson.html

https://www.spiegel.de/international/europe/northern-england-is-ground-zero-of-the-brexit-conflict-a-1299846.html

https://www.mirror.co.uk/news/politics/battle-labour-leadership-begun-after-21093958

https://www.theguardian.com/commentisfree/2019/oct/31/workington-man-swing-voter-north-rugby-league-towns

https://www.bbc.com/news/uk-england-cumbria-50239341

https://www.ukonward.com/media-coverage-for-politics-of-belonging/

https://www.dailymail.co.uk/news/article-7628073/Election-decided-Workington-Man-Older-white-men-Leave-backing-rugby-league-towns.html

https://www.washingtonpost.com/world/europe/boris-johnson-sees-wonderful-adventure-after-brexit-but-scotland-and-northern-ireland-brace-for-a-bumpier-ride/2019/12/14/4246fe5e-1aaf-11ea-977a-15a6710ed6da_story.html

https://www.nytimes.com/2019/11/27/world/europe/uk-general-election-scotland.html

https://www.express.co.uk/news/politics/1217698/Brexit-break-up-could-Scotland-join-EU-Scotland-independence-referendum-SNP-brexit-news

https://www.bbc.com/news/uk-scotland-scotland-politics-50813510

https://www.corriere.it/esteri/19_dicembre_14/johnson-sturgeon-separati-casa-cosa-faranno-tories-recuperare-8982dd62-1e68-11ea-9389-bd538526c9e7.shtml

https://www.bbc.com/news/election-2019-50799613

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https://www.theguardian.com/uk-news/2019/dec/15/northern-ireland-sectarian-parties-punished-rise-non-aligned

https://www.express.co.uk/news/politics/1216616/belfast-north-election-results-2019-DUP-nigel-dodds-northern-ireland-sinn-fein

https://inews.co.uk/news/politics/northern-ireland-general-election-results-2019-full-live-latest-updates-when-constituency-declare-result-1340029

https://www.theguardian.com/politics/2019/dec/13/jo-swinson-lib-dems-on-course-for-grim-night

https://www.ilmessaggero.it/economia/news/johnson_accelera_su_brexit_ue_frena_possibili_proroghe-4934776.html

https://edition.cnn.com/2019/12/12/investing/pound-uk-election/index.html

https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/831199/20190802_Latest_Yellowhammer_Planning_assumptions_CDL.pdf

https://www.consilium.europa.eu/it/policies/eu-uk-after-referendum/

https://www.bbc.com/news/uk-politics-46393399

https://www.bbc.com/news/uk-politics-32810887

https://www.bbc.com/news/uk-politics-47652280

Fabio Ghiberti Giuliana Cristauro

Fabio Ghiberti - Avvocato, membro dell’Osservatorio Corte Costituzionale dell’Unione delle Camere Penali, membro del consiglio direttivo dell’associazione politica La Marianna, membro del consiglio...

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