Si sono concluse al Teatro Regio di Torino le rappresentazioni dell’opera lirica di Georges Bizet “I pescatori di perle”.

L’edizione italiana del melodramma francese – composto nel 1863 quando l’autore aveva l’età di appena 25 anni, cioè 12 anni prima del suo capolavoro “Carmen” – è risultata eccellente non solo per la musica e la trama, ma altresì per l’allestimento artistico, la regia e l’interpretazione dei cantanti.

“I pescatori di perle” è un dramma dal sapore esotico, ambientato nell’isola indiana di Ceylon ove il pescatore Nadir ha un rapporto di fraterna amicizia con Zurga, il capo del villaggio. Il loro legame si spezza allorché la sacerdotessa Leila, votata alla castità (come le antiche vestali romane e le monache attuali) s’innamora di Nadir, facendo ingelosire Zurga, che sull’onda dell’indignazione popolare per il tradimento religioso di Zeila, li fa condannare a morte. All’ultimo, però, la lealtà per l’amico Nadir e la comprensione per i sentimenti di Zeila, lo inducono a far fuggire i due amanti, distraendo la folla con un immane incendio del villaggio.

Dunque una storia d’amore, fra il sacro e il profano, fra l’antico e il moderno, con il coro dei pescatori e l’esibizione di danzatrici, con il realismo delle azioni e la magia delle passioni.

Lo splendido complesso di musica, canto, coro, scenografia, costumi e luci ha ottenuto un notevole successo. Apprezzatissimi la giovane soprano armena Hasmik Torosyan (Leila), il tenore francese Kevin Amiel (Nadir), il baritono Fabio Maria Capitanucci (Zurga) e il direttore d’orchestra lo statunitense Ryan Mc Adams.

Bruno Segre

Bruno Segre

Avvocato e giornalista. Fondatore nel 1949 de L'Incontro

Discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *