Un 25 Aprile speciale. Vissuto con un testimone oculare di quell’evento. Un protagonista di quelle giornate storiche di 74 anni fa: il nostro Fondatore, Bruno Segre.

Abbiamo trascorso con lui alcuni dei passaggi più importanti della tradizionale festa per la rievocazione della giornata della libertà riconquistata.

Le 24 ore insieme sono incominciate con la fiaccolata del 24 sera, con la partenza da piazza Arbarello e la conclusione in piazza Castello.

Tanta gente, al di là delle diverse stime lette sui giornali, tanta gente anche all’esordio di una partecipazione-testimonianza contro uno “spirito del Paese” che preoccupa e che non deve essere sottostimato. L’ultimo episodio milanese ne costituisce una tragica e potente sintesi che impone a tutti attenzione, partecipazione, vigilanza e unanime condanna.

Tante bandiere. Sì, è vero, della sinistra e del sindacato, in massima parte. Noi siamo dell’avviso che sia e debba essere e diventare, una festa di tutti, non di una sola parte politica. Abbiamo potuto constatare con soddisfazione che, al di là dei colori e delle sigle sulle bandiere, la partecipazione dei torinesi è stata ampia (superiore agli ultimi anni), diversificata, inclusiva e non esclusiva, in un clima quindi di auspicio di una prossima e futura partecipazione anche di chi non c’era e che ha idee politiche diverse, ma rispettabili.

Un segnale importante di reazione contro l’apatia, l’indifferenza, che potrebbero rivelarsi fatali per il nostro futuro democratico.

Sul podio, davanti a Palazzo Madama, in una bellissima serata con i colori tipici di un “dopo” temporale, si sono alternate le istituzioni. La più efficace sintesi è stata quella, senza nessuna piaggeria, di Bruno Segre, il nostro Fondatore. In piedi, con un tono accorato, lucido, preciso e senza peli sulla lingua, ha voluto sottolineare l’importanza di questa festa della memoria di un valore non negoziabile come quello della libertà. Senza concessioni alla retorica, in soli 10 minuti di intervento, Segre ha scatenato ripetuti applausi dalle migliaia di cittadini presenti sotto il palco d’onore. Ha chiuso il suo breve, ma potente ricordo di quel 25 Aprile 1945 con il grido, a braccia alzate, “Viva la Resistenza, resisteremo anche questa volta!” che ha scatenato un’autentica ovazione.

Il 25 Aprile lo abbiamo trascorso soprattutto nel quartiere del Polo del ‘900, centro vitale di molte delle pregevoli iniziative organizzate dalle istituzioni e dalle varie associazioni storiche e partigiane.

Il pranzo con Bruno Segre è sempre un’occasione per una carrellata di ricordi, aneddoti, giudizi e previsioni lungo tutto il ‘900 e sull’angosciante attualità dei nostri giorni.

Sovente, i vicini di tavolo, al ristorante, si alzano e vengono educatamente a salutare il “giovane centenario”, tributandogli il giusto riconoscimento.

Abbiamo programmato alcuni suoi prossimi interventi sulla nostra rivista che, nella formula dell’intervista, vi racconteranno, tra le altre cose, i suoi 74 XXV Aprile, il suo ruolo in quell’aprile del 1945 in una brigata partigiana di Giustizia e libertà; la storia dell’Anpi e delle diverse associazioni partigiane che si sono via via allontanate e scisse dall’originaria “casa comune”; le sue preoccupazioni, ma anche le sue speranze per la nostra Italia del futuro.

Abbiamo poi assistito insieme alla proiezione del film “Achtung Banditen” di Carlo Lizzani, del 1951. Una storia della Resistenza genovese, con dei giovanissimi attori come Giuliano Montaldo e Gina Lollobrigida, che enfatizza uno dei momenti chiave della liberazione di Genova, con gli operai di Ponte Decimo che insieme ai partigiani sconfiggono reparti tedeschi e fascisti in uno scontro frontale, tra le mura di una fabbrica.

Bruno Segre, al Polo del ‘900 è praticamente di casa. Tutti lo conoscono, lo salutano, lo fermano per una stretta di mano, un abbraccio, un ricordo, un invito, una dedica su un libro. Segre ha sempre tempo per tutti. Magari in modo rude, ma si concede, sempre senza risparmiarsi e con grandissima generosità, a tutti quelli che lo avvicinano.

La giornata si conclude al Circolo dei Lettori, dove si riascoltano, in una sala piena di gente, le canzoni più famose della Resistenza. Prima fra tutte, quella intitolata “Bella Ciao” che è assurta, in questi ultimi anni, a colonna sonora mondiale della libertà, della democrazia, della reazione contro qualsiasi forma di dittatura. È impressionante e sorprendente vedere un filmato di Rai Storia che è stato proprio montato con tutti gli spezzoni dei concerti, in tutto il mondo, con il “nostro” inno alla “nostra Resistenza”, cantato in 10 lingue diverse.

Abbiamo insomma globalizzato la nostra canzone, simbolo della lotta contro i regimi dittatoriali, anche se non riusciamo, tra di noi italiani, a costruire una memoria comune di quel tragico periodo della nostra storia recente.

La giornata con Bruno Segre ci ha riempito il cuore ed il cervello di emozioni. Anche di commozione. Della certezza e consapevolezza, in ogni caso, che la data del 25 Aprile 1945 deve rimanere per sempre incastonata nella nostra storia patria, diventando il simbolo di una nuova identità condivisa di tutto il Paese. Anche dei vincitori dimenticati o dei vinti esclusi.

Riccardo Rossotto

  • foto: Redazione web – www.comune.torino.it

Riccardo Rossotto

"Per chi non mi conoscesse, sono un "animale italiano", avvocato, ex giornalista, appassionato di storia e soprattutto curioso del mondo". Riccardo Rossotto è il presidente dell'Editrice L'Incontro srl

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