Fake news, bufale, fact checking, post truth (definito termine dell’anno), debucking: riconoscere le false notizie. Questo il titolo di un breve incontro tenuto in occasione dell’ultimo Salone del libro di Torino presso lo stand della Banca d’ Italia da Virginia D’ambrosio della Biblioteca Paolo Baffi.

Il fenomeno delle “fakes” (termine anglosassone per definire le notizie false) è sempre esistito, seppur in contesti diversi da quello digitale. Uno degli esempi storici più antichi è il falso testamento di Costantino secondo il quale vengono donate delle terre a Papa Sisto in segno di ringraziamento per averlo salvato dalla lebbra e poi usato dal Pontefice per giustificarne il potere temporale. Tale falso fu scoperto solo tre secoli dopo. Più recentemente, una giornalista ha dimostrato come una fake news (riguardante una presunta invasione da parte dei turchi) abbia influenzato il voto sulla Brexit in un villaggio inglese.

Le notizie, come risaputo, influiscono sulle nostre opinioni, convinzioni, decisioni e comportamenti in quanto contribuiscono al processo cognitivo della loro formazione. Questo giustifica un recente tema di economia trasversale che ha l’obiettivo di stimolare l’attenzione sulle notizie, essendo il problema attuale, rispetto al passato, la velocità con il quale le informazioni raggiungono le persone e le influenzano. Come spiega il sito Pensiero Critico, la razionalità umana viene ostacolata da distorsioni del giudizio – i bias cognitivi – che portano ad errori quando si devono prendere decisioni in condizioni di incertezza, con la conseguenza che nel contesto sociale il confirmation bias ostacola la valutazione pubblica di opinioni e argomenti, con effetti comportamentali e decisionali distorsivi. E’ pertanto ben comprensibile la preoccupazione per l’influenza delle notizie false: in USA il Governo si sta muovendo per sviluppare un software in grado di intercettare per l’appunto le fake news.

Sono stati elencati ben sette modi di disinformare: oltre all’ipotesi più plateale del contenuto falso della notizia al 100%, è possibile individuare nella notizia un collegamento o un contesto ingannevole (un contenuto reale con informazioni contestuali false), un contenuto manipolato (l’informazione o l’immagine reale viene manipolata per trarre in inganno), una manipolazione della satira (il contenuto satirico è utilizzato per trarre in inganno, pur senza l’intenzione di causare un danno), un contenuto forviante o ingannatore (uso ingannevole dell’informazione ovvero quando il contenuto dell’informazione viene spacciato come proveniente da fonti inesistenti).

Come fare a riconoscere e quindi a difendersi dalle fake news? L’IFLA (International Federation of Library Associations) consiglia di verificare sempre la fonte, l’autore e la data, con approfondimenti sui titoli (soprattutto se esagerati o troppo stravaganti) e sulle fonti di supporto. In ultima analisi, il parere degli esperti (biblioverifica, consultazioni di blog e siti antibufale nonché di biblioteche) è sempre il più importante ai fini della corretta e responsabile valutazione delle news. Correlato al tema delle fake news è il tema della qualità dell’ambiente digitale in cui noi oggi viviamo.

Come è possibile migliorarlo? Il Manifesto della comunicazione non ostile ha elaborato dieci semplici regole:

1) Virtuale è reale: dico o scrivo in rete solo ciò che ho il coraggio di dire di persona

2) Si è ciò che si comunica: le parole che scelgo raccontano la persona che sono e mi rappresentano

3) Le parole danno forma al pensiero: mi prendo tutto il tempo necessario ad esprimere al meglio ciò che penso

4) Prima di parlare bisogna ascoltare: nessuno ha sempre ragione, neanche io

5) Le parole sono un ponte: scelgo le persone per comprendere, farmi capire, avvicinare gli altri

6) Le parole hanno conseguenze: so che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi

7) Condividere è una responsabilità: condivido testi ed immagini solo dopo averli letti, valutati e compresi

8) Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare: non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare

9) Gli insulti non sono argomenti: non accetto insulti e aggressività, neppure a favore della mia tesi

10) Anche il silenzio comunica: quando la scelta migliore è tacere, taccio.

Decalogo di importanti principi di convivenza civile, considerato che le parole possono far evolvere ma anche regredire e che, talvolta, incidono come bisturi. In fondo le parole, soprattutto nel mondo digitale, sono come l’acqua, facili da versare, ma una volta fatto è difficile tornare indietro.

Liliana Perrone

Liliana Perrone

Consulente legale di Intesa Sanpaolo

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