Mi-To: uno slogan, per ora, solo pubblicitario e suggestivo, sul quale vale la pena spendere ancora qualche parola.

L’auspicio-grido di dolore lanciato sulle colonne de La Stampa da Luigi La Spina e, in altra sede, dal notaio Andrea Ganelli, ci stimola a riprendere in mano un vecchio progetto (“Progetto”) nato agli inizi di questo millennio grazie alla visione, passione ed energia di Enrico Salza, Piero Bassetti e Bruno Ermolli. Il nostro Andrea Bairati, che aveva partecipato ai lavori originari del Progetto – rimasto poi, ahinoi, sulla carta – vi ha già sintetizzato quali erano le linee strategiche! Aggiorniamolo per punti sia di principio sia di operatività.

1. Il Progetto fu immaginato all’origine per costruire delle sinergie strategiche tra le due città, anche in coincidenza dell’avvio della costruzione del treno ad alta velocità che avrebbe reso le due metropoli ancora più vicine.

2. Il Progetto non decollò perché non si riuscì a traghettare la condivisione politica di principio in una reale partecipazione istituzionale, passando (salvo il caso della musica) ad una fase operativa di selezione e concretizzazione dei dossier da gestire insieme.

3. L’Unione Europea ragiona ormai in termini di Smart City e di Aree Metropolitane, capaci di uscire da un ruolo subalterno di interlocuzione rispetto alle Regioni e di diventare soggetti propositivi di una nuova metodologia di programmazione e pianificazione delle risorse europee per gli investimenti di carattere strutturale.

4. Un progetto, quindi, di ampio respiro, come Mi-To, condiviso dalle due più grandi Città Metropolitane del Nord Italia, sull’utilizzo delle risorse europee nei campi dell’innovazione sociale, dei trasporti e del turismo integrato, sarebbe sicuramente accolto con interesse e favore da Bruxelles.

5. Tale documento strategico dovrebbe contenere tutta una serie di iniziative, condivise dalle due amministrazioni cittadine, che, dando la dimostrazione di aver archiviato una miope politica “derbistica” offrano al mondo esterno un’immagine moderna, innovativa e virtuosa, di due Città Metropolitane finalmente unite nella valorizzazione dei propri territori, delle proprie tradizioni, dei propri Dna diversi ma complementari. Nessuna reciproca “cannibalizzazione” ma un perimetro di attività mirate a consolidare nel mondo un’immagine virtuosa del Made in Italy, per attrarre investimenti, competenze, professionalità, proprio perché il Progetto è finalmente diventato sistema e non semplicemente un insieme di “campanili”.

6. La drammaticità dei dati di questa nuova ed incombente crisi economica impone di mettere tra le priorità del Progetto anche interventi sulla coesione sociale come, ad esempio, l’housing sociale, le residenze per anziani e studenti, il partenariato pubblico e privato nella gestione di asili, mense, ricoveri. Il pubblico dovrebbe conferire (i) procedure amministrative efficienti e (ii) strumenti urbanistici adeguati ai progetti; il privato (i) risorse finanziarie ed (ii) esecutività operativa. La spending review obbliga una rivisitazione del modello organizzativo di tutto questo settore. Un’analisi congiunta tra le due Città Metropolitane potrebbe originare soluzioni comuni che potrebbero ottimizzare costi, efficienze e sistema a rete, mettendo semplicemente in contatto attori del territorio che, attualmente, non si parlano.

7. Il settore pubblico dovrebbe limitarsi ad un ruolo di “lanciatore” e motivatore dei singoli progetti, con il coordinamento strategico a salvaguardia della mission originaria e della garanzia della trasparenza, rispetto della concorrenza ed efficienza, in termini di tempi di esecuzione della procedura amministrativa. Il settore privato, da parte sua, dovrebbe investire (coinvolgendo fin dall’inizio il sistema bancario-finanziario) nell’esecuzione sia della parte hardware (costruzione-ristrutturazione die manufatti) sia della parte software (gestione delle attività). Il tutto secondo criteri tassativi di legalità, fattibilità tecnico-operativa e sostenibilità economica.

8. Con questa metodologia di approccio, i dossier “lanciabili” sotto l’ombrello del Progetto sarebbero numerosi:

a) Infrastrutture (aeroporti, trasporto urbano ed extraurbano, metropolitana, etc.).

b) Ricerca e innovazione (non “tuttologhi” ma ciascuna Città specializzata, con il proprio know-how storico e industriale, in certe specifiche filiere).

c) Cultura (arte contemporanea, gestione museale, mostre, rassegne, etc.).

d) Turismo (costruzione di prodotti per il mercato internazionale che valorizzino le complementarietà naturali, storiche ed enogastronomiche dei due territori).

e) Fiere (sinergie tra le strutture esistenti per evitare duplicazioni o perdite di opportunità).

f) Cinema (unificazione delle due Film Commission e valorizzazioni delle esperienze piemontesi su un territorio più ampio con la socializzazione del Fondo di Investimento per il Cinema operante a Torino).

g) Musica (continuazione del progetto già in atto).

h) Design.

i) Raccolta tributi.

l) Utilities.

9. Il “punto di caduta” dei precedenti tentativi di avviare il Progetto, al “netto” delle miopie-egoismi esistenti, fu costituito dalla mancanza di un gruppo di lavoro multidisciplinare in grado di gestire la fattibilità-sostenibilità dei singoli dossier, selezionati dalla parte pubblica.

10. Sulla scorta di tale esperienza negativa, si può, oggi, immaginare una governance del Progetto così strutturata:

a) Cabina di regia con i sindaci e/o gli assessori delegati in toto o per singoli dossier.

b) Struttura tecno-professionale di supporto alla Cabina di regia.

c) Apertura di tavoli specifici per ciascun dossier con la partecipazione degli attori pubblici e privati del settore per lo studio della fattibilità-sostenibilità del Progetto, con il coordinamento della struttura di cui sopra.

d) Riunioni periodiche della Cabina di regia per la verifica dello stato avanzamento lavori.

11. Finanziabilità della struttura: nel conto economico previsionale di ogni dossier condiviso, dovrà essere inserita una voce di costo attinente i servizi generali (pro-quota su ogni dossier) e i servizi specifici forniti dalla struttura tecno-professionale al Progetto.

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Certo che “le polemiche tra Torino e Milano non giovano a nessuno, soprattutto a Torino” (Guzzetti) e che “le sfide sono ormai internazionali e non ha senso una competizione territoriale con una città come Milano, a 120 km di distanza” (Anfossi) ma, a nostro avviso, bisogna uscire dalla fase discorsiva e mediatica ed entrare in quella del Fare. Bisogna archiviare le esperienze negative della candidatura olimpica o del Salone del Libro, girare pagina ed entrare in una fase nuova, creativa e progettuale, “sentita” da entrambe le leadership politiche delle due Città Metropolitane.

Abbiamo provato a lanciare alcune idee per accelerare il passaggio dalle parole ai fatti.

Iniziamo dunque a lavorarci sopra.

Riccardo Rossotto

 

Riccardo Rossotto

"Per chi non mi conoscesse, sono un "animale italiano", avvocato, ex giornalista, appassionato di storia e soprattutto curioso del mondo". Riccardo Rossotto è il presidente dell'Editrice L'Incontro srl

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