Ho sempre timore delle certezze, al di là di ciò che si può credere sono proprio queste che ci allontanano da Dio, che ci fanno tornare al peccato di Adamo ed Eva pretendendo di conoscere il pensiero del creatore.

Ma il pensiero di Dio chi lo conosce? Forse, come potrebbe dire Montale, possiamo molto limitatamente immaginare ciò che non è, piuttosto di affermare ciò che è.

Proprio per questo non posso tacere che non è il mio Dio quello che ci lascia soffrire quando ormai abbiamo dato tutto ciò che potevamo in questa vita. Quando con coscienza e consenso comprendiamo che è ora di partire, di lasciare il nostro posto, saggezza forse rara anche nella gerarchia pubblica, privata o ecclesiastica.

Non è il mio Dio quello che mi fa un dono per poi affidare ad altri uomini lo strumento per limitare quello stesso regalo immenso ed unico che è la libertà.

Non voglio e non sono in grado di esprimere pensieri teologici o dogmatici su questo argomento, ne sono pienamente cosciente e convinto, ma non posso tacere il dolore negli occhi di chi cerca in me amore e comprensione anche se significa ammettere di non farcela più.

Il dolore è un mistero ed in quanto tale, come la morte, merita rispetto totale, a 360°. Non può essere a discriminato giudizio di un ipotetica frangia che, per grazia e non per merito, riesce anche a dare significato a queste cose; essa ha ancor più il dovere, proprio perché è gratuito il dono che possiede, di rispettare e comprendere chi, questo significato, non è in grado o non è più in grado di darlo.

In questo rivedo il mio Dio, che ride di gusto come in un dipinto che ho trovato in una chiesa in India. Seduto a fianco del sepolcro, non con un sorriso ebete, ma davvero ridente di ciò che ormai è passato, di ciò che è solo inutile e apparente dolore della carne. Sempre e comunque non si può limitare lo spirito di ogni vivente che ha il dono di potersi librare come nel desiderio di chi ci ha resi liberi di farlo e che ci ama e comprende per ciò che siamo, non per ciò che ci dicono di essere. E’ Lui che ha provato il non senso del dolore piangendo la fatica del dolore dell’amico Lazzaro morto seppure sa che lo risusciterà a breve.

Di cosa dovremmo dunque aver timore?

Ho sempre timore delle certezze, per questo a quelle degli uomini preferisco affidarmi al Mistero di Dio!

Don Andrea Bonsignori

Don Andrea Bonsignori

Rettore della Scuola Cottolengo di Torino

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