Mark Zuckerberg non finisce mai di stupirci.

Di sorprenderci sulla sua capacità, per certi versi anche fastidiosa, di lanciare grandi annunci pubblici sul futuro della sua “creatura” FB, spesso in concomitanza con criticità legali già accertate o in fase di verifica.

Uscito un po’ “pesto” dallo scandalo Cambridge Analytica, il guru di Facebook ha gestito la “botta” (multe e sanzioni in molti stati, accuse di continua e dolosamente premeditata gestione illecita dei nostri dati personali in spregio di tutte le leggi sulla privacy) girando pagina.

Alzando il tiro.

Cambiando la prospettiva.

Un talento, tenendo conto che da anni, come tutti i monopolisti e oligopolisti hanno sempre fatto nella storia dell’umanità, sta promettendo “qualsiasi cosa”, buttando la palla in avanti e sfruttando al massimo l’attuale Far West giuridico e tecnologico del mercato dei Big Data.

Un patrimonio enorme che permette oggi agli Over the Top della rivoluzione digitale, di possedere già, più o meno legittimamente, tutti i nostri dati personali, fondamentali per poter costruire i nostri profili di consumatori con le nostre passioni di acquisto, da vendere ai produttori di bene e servizi.

Dimenticavamo un particolare: ovviamente l’acquisizione dei nostri dati è avvenuta e sta avvenendo gratuitamente, mentre la vendita dei nostri profili sta imbottendo di profitti multimiliardari i bilanci dei nuovi “squali” del capitalismo del Terzo Millennio.

Come ha reagito Zuckerberg?

Semplice…Dottor Watson: ha ammesso i suoi errori, ha espresso la sua volontà di correggerli, ha auspicato, udite, udite, la sua piena e pronta disponibilità ad assoggettarsi ad una nuova normativa che gli stati vorranno o dovranno adottare in materia.

Il nostro Mark comunica ormai da mesi, urbi et orbi, questi suoi slogan, rinviando il più possibile il reddere actionem e sfruttando al massimo la totale assenza di una politica unitaria degli stati nella regolamentazione dell’operatività transnazionale degli Over the Top.

Come abbiamo già potuto imparare da altri esponenti mondiali del capitalismo speculativo, quando sei in una posizione di sostanziale monopolio, non ancora regolamentato, non conviene lo scontro diretto contro i governi o contro i consumatori. Raggiungi molto meglio il tuo scopo principale di mantenere lo status quo, oscillando tra promesse di modifica virtuosa e annunci di studi ed analisi per correggere gli eventuali errori commessi. Usi la tattica della flessibilità, rinviando, per quanto è possibile, il giorno in cui il Far West sarà finalmente caratterizzato dalla presenza di sceriffi in grado di monitorare e sanzionare duramente i fuorilegge.

L’ultima uscita pubblica e roboante di Zuckerberg ci è arrivata da Aspen, in Colorado, dove il Festival Aspen Ideas raduna, ogni anno, tutti gli esponenti dell’industria digitale.

Nel weekend lungo, nella famosa stazione sciistica americana, i guru del settore permettono ai partecipanti di uscire dal “presentismo” della quotidianità e di ragionare sul domani e sulla rivoluzione in atto. Sul mondo che ci aspetta, sugli effetti che questa rivoluzione avrà sulle nostre vite, sul nostro modello di coesione sociale.

Intervistato da Mario Platero su La Stampa, Zuckerberg si è lasciato andare ad alcune straordinarie e visionarie dichiarazioni in ordine alle varie problematiche, anche molto delicate dal punto di vista politico, relative all’impatto che le nuove tecnologie possono avere sui nostri destini.

In materia elettorale, e quindi sulla tanto discussa possibile contaminazione illecita di forze straniere sui risultati elettorali dei nostri paesi, Mark è stato preciso, chiaro ed ottimista: “la cosa più importante è assicurare la trasparenza, giocare d’anticipo su possibili intrusioni elettorali. Per questo motivo abbiamo introdotto sofisticate tecnologie di intelligenza artificiale che leggono e decifrano messaggi pubblicitari. Abbiamo ormai una squadra di 30.000 persone che rivede i contenuti e garantisce la sicurezza dei contenuti”.

Ma non basta, Zuckerberg, e qui sta il suo straordinario talento, a nostro avviso, anticipa, con grande umiltà, il tema che gli sta più a cuore: “studio la cosa da anni e mi sono accorto che entrano in gioco dei valori, delle decisioni che non debbono e non possono essere prese dalle aziende da sole. Qual è, ad esempio, la linea di demarcazione fra libera espressione, dignità umana e decenza, da un parte, e sicurezza dall’altra? Se come società dobbiamo riscrivere le regole da capo, non credo sia giusto che le aziende lo facciano da sole, anche quando si parla di politica, non credo si voglia che siano le aziende a decidere. Certo, anche senza regole, faremo il possibile, ma sarebbe molto meglio se ci fosse un processo democratico che stabilisse le regole, come arbitrare cioè fra questi valori a noi cari”.

Geniale la risposta di Zuckerberg sul nuovo progetto di Libra, la valuta digitale che poggia sulla Blockchain: “non è un nostro progetto, lo abbiamo fatto con un gruppo di 27 aziende che ha aderito tra cui PayPal. Il nostro voto vale uno su 27. L’obiettivo è di raggiungere oltre un miliardo di persone che non hanno accesso al credito, di servire chi non ha il beneficio dei servizi di una economia moderna”.

Con quali regole? O senza regole?

Certamente con le regole – ha risposto pronto e determinato Mark – stiamo parlando di finanza e le regole sono indispensabili.”

Dunque, dopo aver promesso un’autodisciplina efficiente ed efficace, per evitare violazioni sia della normativa sulla privacy, sia sulle Fake news, sia sugli Hate speech, Zuckerberg cambia registro. È compito degli stati fissare i paletti. Servono norme sulla sicurezza elettorale, sul trasferimento dei dati personali, sulla libertà d’espressione e sulla privacy. Non è giusto che siano gli imprenditori a fare una supplenza ai governi e ai parlamenti che hanno lo specifico compito di produrre una normativa sovranazionale condivisa per tutelare adeguatamente tutti i cittadini del villaggio globale.

Come dargli torto?

Solo un dubbio ci assale: non è questo l’ennesimo escamotage del brillante proprietario di Facebook per garantirsi altri anni di Far West in attesa che la politica mondiale riesca a condividere una normativa efficace contro gli eccessi delle Over the Top?

Per carità, è solo un dubbio e il mitico Mark ce lo smentirà con i fatti.

Ne riparliamo fra qualche anno.

Riccardo Rossotto

Riccardo Rossotto

"Per chi non mi conoscesse, sono un "animale italiano", avvocato, ex giornalista, appassionato di storia e soprattutto curioso del mondo". Riccardo Rossotto è il presidente dell'Editrice L'Incontro srl

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