Alle ore 02.30 del giorno 29 settembre 2022 i sismografi della Svezia e della Danimarca oscillarono improvvisamente e contestualmente con quattro scosse di intensità pari a una magnitudine 2.3. Il fenomeno durò pochi secondi per ciascuna scossa e si ripetè con le stesse caratteristiche alle ore 19.04 dello stesso giorno. Il loro epicentro fu localizzato a 70 metri di profondità nel Mar Baltico in acque “off shore” (cioè “al largo” da coste internazionali) tra Svezia e Danimarca, a ovest di Bornholm. La piccola isola danese si trova 160 km a est di Copenaghen e a 37 dalla costa svedese.

Una scossa tellurica rilevata in tutto il nord Europa

Le scosse erano state causate dalla simultanea apertura di quattro ampie falle nelle tubature che trasportano gas metano dalla Russia alla Germania percorrendo tale zona. Le falle avevano determinato la violenta fuoruscita del gas che contenevano sotto pressione. Risalito in superficie, a contatto con l’aria atmosferica, il metano vi formò una gigantesca bolla di circa 500 mq, alta due metri, che rimase sul mare sino alla completa fuoruscita di tutto il gas dalle tubature danneggiate.

Il gas russo scorre nei Nord Stream per la produzione europea

Queste tubature costituivano la parte centrale dei due gasdotti Nord Stream 1 e 2 (stream = corrente, flusso) di proprietà della russa Gazprom gestite dalla  Compagnia russa Nord Stream A.G.. Situati nel mare a una profondità di 60 metri, paralleli fra di loro, sono formati ciascuno da 100.000 segmenti, lunghi ognuno 12 metri, con diametro interno di 1,5 metri e pareti di acciaio spesse 5 centimetri. E sono rivestite con 11 centimetri di materiale anticorrosione (cemento e ferro) il cui peso complessivo è di 25 tonnellate. Nord Stream 1 costruito tra maggio 2010 e ottobre 2011, lungo complessivamente 1222 km, ha inizio a Vyborg nella Carelia orientale, oblast (regione) di Leningrado e ha una capacità di trasporto di 55 miliardi di m3 di gas all’anno. Termina a Greifwald nella Pomerania tedesca e di qui il gas russo viene distribuito a tutta l’Europa dalla tedesca OPAL.

Una manutenzione sospetta

Venne inaugurato l’ 8 /11/ 2011 con una fastosa cerimonia a Lumbin (nei pressi di Greifwald) dalla cancelliera tedesca Angela Merkler, dal Presidente russo Dmitrij Medvedev alla presenza del primo ministro francese François Fillon. Nord Stream 2 costruito dal settembre 2018 al settembre 2021, lungo 1230 km, ha inizio a Ist-Luga nello oblast di Leningrado. Ha una capacità trasporto di 53 miliardi di m3 di gas all’anno e termina parimenti a Greifwald. La sua operatività avrebbe dovuto aver inizio nel 2022 ma non ebbe luogo a causa della situazione determinatasi in Europa con il conflitto tra Russia e Ucraina (luglio 2022). Al momento dell’esplosione nessuno dei due gasdotti era in attività operativa in quanto iI funzionamento del NS 1 era stato interrotto dal mese di agosto 2022 per manutenzione delle sue turbine.

Chi va a riparare le falle create degli scoppi?

Pur nella condizione di cessata immissione di gas nei condotti, in questi ne era presente – al momento della esplosione – una enorme quantità (177 milioni di m3) che fuoruscì sotto pressione dalle falle raggiungendo la superficie del mare. I condotti si svuotarono completamente del gas nei primi giorni di ottobre e questa situazione impose una sollecita riparazione delle falle in quanto l’invasione dell’acqua salina nei condotti ne avrebbe provocato l’irreparabile corrosione con conseguente impossibile ripresa dell’attività di tutto l’impianto.

La lunga caccia ai sabotatori

A fronte del disastro, Russia, Svezia, Danimarca, Germania e l’Ue iniziarono una serie di inchieste tese a individuare le cause delle esplosioni e i relativi mandanti . Esclusa unanimemente a priori la possibilità di esplosioni autogene interne ai condotti, se ne prospettarono azioni dolose dall’esterno. L’ipotesi di attacchi ai condotti praticati sui loro tratti in superficie venne scartata a causa della stretta sorveglianza che vigeva attorno a tali tratti da parte di tutti i Paesi coinvolti. Furono prese in considerazione le azioni dolose che avrebbero potuto aver luogo sui loro tratti sottomarini. L’ipotesi di un attacco portato da un sommergibile in immersione venne esclusa in quanto le limitate profondità dei fondali attorno ai condotti ne avrebbe impedito l’avvicinamento a distanza utile per lanci di siluri.

Tra droni, sommergibili e squadre di sommozzatori

Si prospettò l’azione di droni subacquei muniti di cariche esplosive comandati a distanza. Dallo sgancio di mine o di bombe di profondità da parte di aerei alla posa di ordigni esplosivi portati direttamente sotto le condotte da squadre di sommozzatori. Ipotesi escluse per oggettive difficoltà logistiche nella loro esecuzione. E di assai improbabile realizzazione fu ritenuta anche l’ipotesi fantasiosa della sostituzione — ad opera di un commando a terra – della attrezzatura per lo “higgin” (pulizia interna dei gasdotti in funzione) mediante una bomba a tempo. Poiché sinora non si è giunti alla definizione di una verosimile causa del disastro, ogni ipotesi ne è tuttora possibile. In merito ai mandanti dell’operazione distruttiva, i sospetti sono caduti sulla Russia da parte della Ucraina e dei Paesi occidentali e su questi da parte della Russia.

Il gas naturale liquefatto americano sempre più disponbile

Il portavoce ucraino presso la Comunità europea, Mykailovic Podolyak, e il Premier polacco Mateus Morawiecki prospettarono l’ipotesi che essa fosse stata messa in atto dalla Russia allo scopo di destabilizzare l’economia dell’Europa interrompendo la fornitura del gas russo alle Nazioni europee, essenziale alla loro attività produttiva. Questa misura sarebbe stata la risposta del Cremlino alle sanzioni messe in atto dalla Comunità europea contro la Russia a seguito della sua invasione dell’Ucraina nel luglio 2022. Il portavoce russo Dmitrij Peskov accusò “Paesi stranieri” di aver organizzato un “atto terroristico” contro la Russia allo scopo di danneggiare l’esportazione del G.N.C. (gas naturale complesso) russo in Europa. E al tempo stesso favorirne la sostituzione con maggiori quantità di G.N.L. (gas naturale liquefatto) proveniente dagli U.S.A.

Gli U.S.A. puntano a indebolire l’Europa

L’ipotesi di una tale manovra messa in atto dagli Stati Uniti aveva trovato supporto a seguito della dichiarazione fatta a Washington il 7 febbraio 2022 dal Presidente U.S.A. Joe Biden in occasione di un suo incontro con il Cancelliere tedesco Olaf Scholz che suonava “Se la Russia attraverserà il confine ucraino, non esisterà più un Nord Stream”. La situazione rimane complessivamente assai confusa e non sembra né di facile né di rapida soluzione. A latere possiamo riferire alcune notizie che, in merito, riguardano l’Italia.

… e intanto la gestione ENI di Blue Stream si è bloccata

Nel 2008 la Società russa Gazprom, nel corso del progetto NS 1, contattò per collaborazione alcune aziende italiane, come SNAM Progetti (per studi sulla sua parte ingegneristica), ENI SAIPEM (per la messa in mare delle tubature ) e la PETROLVALVES (per la fornitura di valvole per la regolazione dei flussi di gas nelle tubature) ottenendo l’aiuto richiesto. Dall’inizio del 2022 l’Italia aveva avuto interessi nella gestione del gasdotto internazionale Blue Stream tra Russia e Turchia, tramite un partenariato tra ENI SAIPEM e la russa Gazprom. La sua inaugurazione era avvenuta nel 2005 a Durusu in Turchia alla presenza del Presidente del Consiglio dei ministri italiano Silvio Berlusconi, di quello turco Receip Tagyp Erdogan e di quello russo Vladimir Putin.

Questo gasdotto, lungo 1213 km (di cui 373 si trovano in territorio russo, 444 in Turchia e 396 sono “off shore”) consente il rapporto di gas naturale complesso russo (16 miliardi di metri cubi all’anno) dalla città di Beregovaya (in Siberia) alla città turca di Durusu e di qui alla capitale Ankara. A seguito delle vicende belliche tra Russia e Ucraina, la collaborazione gestionale tra ENI SAIPEM e Gazprom nel Blue Strea è stata interrotta dal luglio di quest’anno.

Gustavo Ottolenghi

L’immagine è tratta dal sito ufficiale nordstream.com

 

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