Tra meno di un mese (l’8-9 di giugno) si svolgeranno le votazioni di cinque referendum, per ora vissuti nella distrazione e indifferenza generali. Soltanto da qualche giorno, dopo ovvie e gridate accuse di disinformazione da parte dei promotori, qualche media ha incominciato a parlarne. La nostra sensazione, auspicabilmente sbagliata, è che molti di noi non sanno nulla dei quesiti; altri non ne capiscono il senso di questi referendum; altri ancora non sanno che il Job Act sia stata in fondo una buona legge, sicuramente migliorabile, che però, a nostro avviso, non va cambiata traumaticamente da una abrogazione di alcuni “pezzi”.
Siamo di fronte quindi alla CGL e +Europa che ribadiscono l’importanza del voto (la CGL per le quattro modifiche del Job Act; +Europa per la riduzione da dieci a cinque anni del tempo necessario per avere la cittadinanza italiana) e agli altri partiti che lasciano alla scienza e coscienza degli elettori la libertà di espressione… Beati loro!
Questa testata, anche in memoria del nostro fondatore Bruno Segre grande sostenitore delle prime battaglie referendarie degli anni ’70, ha deciso di accogliere l’invito di una autorevole associazione privata torinese, Osservatorio 21, che si occupa di Polis nel significato alto del termine e cioè di politica legata al territorio piemontese, per partecipare a un evento organizzato proprio per approfondire il contenuto dei cinque referendum di giugno ma anche per rivisitare l’istituto referendario in questo terzo millennio.
Pochissimi sono stati i referendum che hanno raggiunto il quorum di validità del 50+1% degli aventi diritto, evidenziando una crisi partecipativa degli italiani (più volte sottolineata con preoccupazione da parte del Presidente Mattarella che però si riferiva principalmente all’assenteismo registrato nelle elezioni politiche e non ai referendum, dove la partecipazione è nella sostanza una vera e propria “manifestazione di voto”) a utilizzare questo strumento, immaginato dalla nostra Costituzione proprio a tutela dell’interesse dei cittadini e della loro possibilità di modificare certe leggi già votate dal nostro Parlamento.
Non dobbiamo dimenticarci, come dicevamo sopra, che mentre dal 1974 al 1995 il quorum è stato raggiunto in tutte le nove consultazioni, a eccezione dei referendum su caccia e pesticidi del 1990, delle otto consultazioni effettuate dal 1997 in avanti, solo quella del 2011 sulla gestione pubblica dell’acqua ha raggiunto il quorum di validità. Spesso il mancato raggiungimento del quorum è stato causato, come dicevamo, dal disinteresse dei cittadini o dalla oggettiva complessità dei quesiti, ma anche e forse soprattutto da quella attività di propaganda di qualche partito mirata agli elettori ed elettrici affinché non andassero a votare e piuttosto “andassero al mare”.
Due parole in più meritano i contenuti dei cinque referendum abrogativi sui quali siamo chiamati a esprimerci. Quattro, come dicevamo, riguardano i rapporti di lavoro – due sulla disciplina dei licenziamenti illegittimi – uno sulle norme che riguardano i contratti a termine, uno sulla responsabilità delle aziende committenti e non solo di quelle appaltatrici e subappaltatrici in caso di infortunio – uno, poi, il requisito temporale di permanenza in Italia per accedere alla cittadinanza, riportando il tetto (oggi di dieci anni) a cinque anni com’era prima della Legge Bossi-Fini.
Proprio per parlare di questi temi l’appuntamento è per mercoledì 28 maggio alle ore 17.30 presso la Casa del Pingone (via Basilica 13, Torino – angolo via Porta Palatina) con possibilità di collegamento da remoto con un link che verrà inserito nella locandina. Sono stati invitati a partecipare al panel della riunione il prof. Francesco Rotondi di Milano, un autorevole giuslavorista, e il sottoscritto quale rappresentante della Società Editrice L’Incontro: coordinerà i lavori Paola Bosso, presidente di Osservatorio 21.
Riccardo Rossotto
