Pale riflesse in pozza stagionale - Monte Cavallazza, Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino

Vado verso la Valle di Primiero percorrendo il Passo Broccon anziché la strada che sale da Feltre. In questo modo ho la possibilità di fare una breve deviazione e andare al Lago di Calaita: stupendo colpo d’occhio sulle Pale di San Martino. Penso a una carezza al fianco est della Catena del Lagorai che si sviluppa per decine di chilometri tra est e ovest. Zona incontaminata, con pochi accessi e pochi Rifugi. Non a caso qui è tornato il gipeto. Poi è tornata la lince. Poi è arrivato il lupo. Si è combattuto nella Grande Guerra anche sul Lagorai, so che si vedono insediamenti e trincee specialmente nella zona del Cauriol e di Colbricon. Ma la mia destinazione è Primiero.

Primiero è per me un luogo magico. A Fiera di Primiero avviene la confluenza di due bei torrenti – il Cismon e il Canali – e dal ponte è uno spettacolo con le Pale lassù sullo sfondo che si stagliano biancorosa, meravigliose. Mi sento molto legato a Primiero: ho fatto vacanze bellissime da adolescente, mi è nata la passione per il rally e ho incontrato il primo amore (che non si scorda mai).

I ragazzi della Valle furono arruolati nel 1914, sudditi dell’Impero Austroungarico e spediti – come molti dei trentini e triestini – nelle sterminate pianure prima torride, poi fangose e poi gelate della Galizia, su quel fronte sanguinosissimo e mobile. Gli Italiani arrivarono presto e incontrastati nella Valle. Nonna Maria (così chiamavamo l’anziana mamma di una cara amica di mia madre) raccontava scuotendo la testa che catturarono gli stradini in divisa scambiandoli per militari. Inoltre raccontava lo stupore per la truppa italiana analfabeta mentre in quei territori tutti, fin dai tempi di Maria Teresa, sapevano leggere, scrivere e far di conto. Manuela (energica insegnante di educazione fisica, allenatrice di molti studenti-campioni) e il marito Luca (Guida Alpina) mi hanno accompagnato verso la località Piereni dove da ragazzino andavo spesso per funghi.

Ecco nei boschi sotto le Pale i segni delle trincee, non li avevo mai notati, allora. Neanche i miei genitori. Semplicemente, con ogni probabilità, non ci si faceva caso. Occorre cercare le cose per vederle, “avere l’occhio”. Eccole le trincee, si vedono bene anche se ora inghiottite dal bosco. Eccole che si snodano fino ai margini di un ghiaione. Mi fermo con il naso all’insù, siamo proprio sotto le Pale. A Sud boschi rigogliosi, prati morbidi e baite. Ad Ovest il Monte Bedolè, sopra Fiera di Primiero. Mi ha stretto il cuore vedere la scorsa estate i segni devastanti della Tempesta Vaia (torneremo in argomento).

Sempre a Primiero anni fa ho visto una bellissima mostra sulla Grande Guerra nella Valle. I ragazzi di Primiero, in quanto trentini e quindi italiani sudditi dell’Impero Austroungarico partirono, combatterono, morirono, molti finirono anche prigionieri in Siberia. Sono ritornati a casa molto dopo la fine della guerra facendo praticamente il giro del mondo in nave. Erano partiti guardati con sospetto dagli Austriaci che li temevano filoitaliani. Sono tornati e sono stati, in molti, internati dagli Italiani perché sospettati di essere filoaustriaci. Ma questa è un’altra storia. Un’altra storia di cui poco si è detto e sulla quale pian piano si comincia a tornare.

Claudio Zucchellini

Le precedenti puntate di Storia e storie camminando lungo il fronte, dal Tonale al Carso:

Prima che “Tonale” sia solo un Suv

La “Guera Granda”, si moriva di fame e di crepacuore

Camminando per Trento, tra Cesare Battisti e i ricordi del ‘68

Le memorie della Grande Guerra intorno a Rovereto

Camminando lungo il fronte, dal Tonale al Carso

Storia e storie camminando lungo il fronte, dal Tonale al Carso. Le cinquantadue gallerie sul Pasubio

Claudio Zucchellini

Avvocato, Consigliere della Camera Civile di Monza, attivo in iniziative formative per Avvocati, Università, Scuole e Società Civile.

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