Non tutto il male viene per nuocere.

Mi è venuto in mente questo vecchio adagio consolatorio che, ne sono certo, ci ha salvato in tante occasioni difficili delle nostre vite, a proposito del clima.

Vittima come tanti di voi di un’estate torrida, da record assoluto, ho notato che iniziavo a pormi degli interrogativi preoccupanti su cosa ci stesse capitando.

Infatti questa infuocata estate è stata caratterizzata alternativamente, e qui risiede una delle maggiori sorprese, da giornate con temperature oltre i 35-40° a giornate drammaticamente funestate da nubifragi, trombe d’aria, catastrofi naturali mai viste e imprevedibili, con un drammatico bilancio di morti e feriti.

Tutto questo ci deve aver colpito e fatto riflettere. Ho notato che, davanti allo specchio o nelle conversazioni familiari o amicali, i temi, normalmente omessi e collegati all’ambiente, alla salvaguardia del pianeta, alla priorità da affrontare finalmente con determinazione e consapevolezza, hanno fatto prepotentemente il loro ingresso. Molti di noi hanno cominciato a porsi seriamente il problema del come arginare e gestire una deriva che ci potrebbe distruggere. Come se ci fossimo improvvisamente resi conto della drammaticità della situazione e del pericolo irreversibile di autodistruzione se continuassimo ad essere poco attenti e molto distratti sulle priorità Green.

Agli allarmi lanciati vanamente nel passato da pochi visionari, oggi iniziano ad esistere attenzioni consapevoli sull’importanza della tematica per la sopravvivenza delle prossime generazioni.

Ho provato a recuperare tra le cronache di questo luglio – agosto di condizioni meteo estreme, esempi del nuovo “clima”, delle nuove reazioni che, soprattutto in Europa, stanno diffondendosi nelle nostre comunità.

Qualcosa insomma si muove…

1.    Dobbiamo ringraziare innanzitutto Greta Thunberg se milioni di giovani in tutto il pianeta hanno cominciato a scendere in piazza e manifestare contro questa “distrazione globale” chiedendo azioni concrete per il loro futuro. Sono proprio loro infatti, i giovani, le principali vittime prospettiche di questa nostra egoistica distrazione.

2.    Una serie di quotidiani di vari paesi hanno dato vita ad un progetto denominato Covering Climate Now che punta a sensibilizzare i lettori su questa priorità strategica. Federico Rampini, nei giorni scorsi, ci ha informato della adesione de La Repubblica a questo importante progetto informativo e formativo per le opinioni pubbliche mondiali.

3.    È stato scioccante l’intervento del nostro astronauta Luca Parmitano che “dall’alto” del suo punto di vista ci ha lanciato alcuni segnali sulla drammaticità dell’immagine che il nostro pianeta offre da oltre venti mila metri di altitudine. Nel suo collegamento dallo spazio ha parlato, senza tante metafore, dei deserti che avanzano e dei ghiacciai che si sciolgono. Insomma, ci ha dato l’ennesimo alert di una deriva da mettere al primo posto delle priorità delle politiche internazionali. Mai come negli ultimi duemila anni il clima è cambiato così velocemente su scala globale: bisogna intervenire subito e con uno sforzo su scala internazionale di mobilitazione di pensiero e di risorse finanziarie.

4.    Un segnale importante sulla nuova attenzione al tema “difesa dell’ambiente” ce lo ha fornito, nel suo discorso di investitura, Ursula von der Leyen: “presenterò – ha detto a Strasburgo la Presidente della Commissione Europea – un accordo verde per l’Europa nei primi 100 giorni del mio mandato. Una delle sfide pressanti è mantenere il pianeta sano. È la più grande responsabilità e opportunità del nostro tempo. Voglio che l’Europa diventi il primo continente climaticamente neutrale entro il 2050. Per realizzare questo obiettivo dobbiamo compiere passi coraggiosi insieme.”

Parole forti, determinate, piene di passione e di energia strategica. L’obiettivo ambizioso è quello di ridurre le emissioni di CO2 non solo del 40% entro il 2030, “non è più sufficiente” ha aggiunto la von der Leyen, ma andare oltre puntando a una riduzione delle emissioni del 55%.

5.    A supporto del programma esposto dalla neo Presidente Europea, è intervenuto anche il vice-Presidente della Commissione Valdis Dombrowskis che ha dato appuntamento a tutti i governanti del mondo a Parigi, nel prossimo dicembre, quando si ridiscuterà il contenuto del Protocollo di Kyoto, ormai superato. Per Dombrowskis sarà necessario, per non sprecare il summit di Parigi, che i grandi del mondo si riuniscano fin da subito per condividere una lista di progetti ecosostenibili su cui investire le risorse disponibili. Si parla quindi, auspicabilmente in modo concreto, di un progetto strategico sostenibile con adeguate risorse finanziarie di lungo respiro già previste nel bilancio settennale dell’Unione Europea che destina almeno il 25% della spesa ad iniziative mirate alla salvaguardia del clima.

Segnali forti, come dicevo, che ci fanno sperare davvero in una svolta, anche culturale, di consapevolezza sulla gravità del problema.

Ma non è tutto oro quello che luccica: concludendo, riprendo un altro vecchio adagio per metterci in guardia, tutti, dalle facili illusioni. Perché l’occasione del summit di Parigi non vada sprecata, bisogna anche che nasca una nuova volontà, da parte degli Stati membri dell’Unione Europea, di rispetto e osservanza delle normative a tutela dell’ambiente. La direttiva 2008/99/CE non è stata sufficiente perché tutti gli Stati membri si rendessero garanti del suo rispetto con norme interne adeguate, anche di carattere penale.

Bisogna che Bruxelles rimetta le mani su tale normativa, molto intricata, in modo tale da renderla più efficiente ed efficace contro le numerose e furbesche vie d’uscita per non rispettarla.

Insomma, la zoppicante Europa ha di fronte a se una sfida che potrebbe ridarle il ruolo e il prestigio di leadership mondiale nel campo dell’innovazione, anche culturale, per la salvaguardia del nostro pianeta e per la qualità della vita futura dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Una grande occasione per insegnare ai “nuovi” leader mondiali americani, russi e cinesi, cosa voglia dire sul serio avere una visione lucida e virtuosa di una coesione civile, pacifica e attenta alla salute del nostro pianeta.

Riccardo Rossotto

Riccardo Rossotto

"Per chi non mi conoscesse, sono un "animale italiano", avvocato, ex giornalista, appassionato di storia e soprattutto curioso del mondo". Riccardo Rossotto è il presidente dell'Editrice L'Incontro srl

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