La domanda sembra banale, ma non lo è. Vediamo di metterla giù un po’ più chiara: in Italia abbiamo un problema di accesso alla Giustizia, per cui molti cittadini non riescono a varcare le soglie dei Tribunali, oppure la nostra Giustizia è sovraffollata, tant’è che siamo considerati, in Europa, una sorta di grande lumaca?

È chiaro a tutti che la risposta ai quesiti di cui sopra porta con sé, in nuce, l’idea che abbiamo della Giustizia e quale sia l’obiettivo che intendiamo perseguire per migliorarla.

Da grandi, cioè, vorremmo diventare un Paese “pangiustizialista” o piuttosto trasformare i Tribunali in una sorta di ultima spiaggia, seguendo percorsi alternativi?

Tali domande suonano ancora più forti dopo avere letto i resoconti del lavoro intrapreso dalla c.d Commissione Luiso, istituita dalla Ministra Cartabia per tracciare le linee guida della Giustizia civile nei prossimi anni.

Importante allargamento delle cause di competenza dei Giudici di Pace; accesso ai Tribunali solo per le cause più “ricche”; consegna delle chiavi del processo nelle mani del Giudice, che potrà decidere quali spazi concedere alle difese; potenziamento delle procedure di mediazione e di negoziazione assistita. Queste, in estrema sintesi, sembrano essere le cornici nel cui interno si sta costruendo l’affresco (o crosta??) della Giustizia Civile.

Se così è e se pensiamo che il precedente Governo è caduto (anche) per la presunta (o conclamata) incapacità del precedente titolare del dicastero di programmare l’imminente futuro, potremmo lasciarci con il vecchio ma sempre valido detto “tanto tuonò che piovve”.

Qualcuno, infatti, ricorda come i Giudici di Pace fossero storicamente e tuttora siano gravati da un enorme arretrato, che fatica ad essere smaltito non solo perché il numero dei Giudici onorari è grandemente diminuito (anche perché lo Stato non li paga, o, meglio, li paga assai poco: chi glielo fa fare??), ma anche perché il processo che si consuma avanti i GDP non conosce la telematizzazione: la rivoluzione del processo telematico ha, infatti, riguardato i soli Tribunali e le Corte d’Appello, non i Giudici di Pace e non la Corte di Cassazione, dove evidentemente è ancora forte la nostalgia per la carta.

Non chiedeteci il perché di tutto ciò: la risposta si perde nel vento.

Durante la pandemia, proprio l’impossibilità di svolgere le attività processuali con modalità da remoto, ha di fatto paralizzato gli Uffici del Giudice di Pace: il divieto di accedere agli Uffici (anche architettonicamente inadeguati) ha reso vana la domanda di Giustizia in questo importante settore del Diritto.

Dunque, per tornare alla Commissione Luiso, noi dovremmo dare ossigeno alla Giustizia (o, più onestamente, ai Giudici togati, tapini, sommersi da valanghe di atti…..) intossicando i Giudici di Pace: alle porte dei Togati, il Cittadino busserà soltanto quando la causa varrà la pena di essere trattata davanti a Vossia che, brandendo il martello d’udienza, farà tacere le grida petulanti degli Avvocati decidendo con quali modalità il processo si dovrà consumare. 

Qualcuno potrebbe obbiettare che questo modus operandi rischierebbe di confliggere con la Carta Costituzionale, marcando sempre più lo iato fra i diritti di serie A e i diritti di serie B: non siamo proprio alla Superlega ma quasi…!

Beh, non c’è che dire, possiamo tirare un sospiro di sollievo: poteva andare assai peggio!

Si poteva, ad esempio, sostituire il Giudice con il Leviatano, un “vendicator a furor di popolo”, o decidere di ripristinare la stadera di Ulisse (quale piatto pende di più?), ovvero stabilire d’imperio che i Cittadini dispongano soltanto di quei diritti che lo Stato riconosce loro. Dunque, riteniamoci fortunati!

E poi c’è la spinta deflattiva, lo stimolo a percorrere mediazioni, conciliazioni, negoziazioni a gogo, per tenere fuori dalle Aule di Giustizia quanti più casi possibile: cioè, meglio accontentarsi di poco che prendere niente dopo anni ed anni di processo, direbbe il Catalano dispensatore di proverbi a Casa Arbore.

Ecco, dunque, che torniamo al tema iniziale: quale Paese vogliamo diventare con riguardo al tema della Giustizia civile?

Forse, non siamo ancora così maturi per saperlo o, forse, fingiamo di non esserlo per avere la scusa di non andare in una direzione sola.

Meglio, dunque, navigare a vista, come peraltro si è sempre fatto su questo delicato argomento, cercando di raddrizzare la nave con qualche piccolo colpo per metterla in condizione di affrontare il mare aperto, in vista di un porto che qualcun altro, prima o poi, costruirà, non è vero?

Paolo Berti

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