Il successo ottenuto dal presidente turco Erdogan nel portare alla firma l’accordo per lo sblocco del grano ucraino contiene due notizie. Una buona e una cattiva.

La buona notizia è che, per la prima volta dal giorno dell’invasione dell’Ucraina, Mosca e Kiev hanno chiuso un accordo. Certo si tratta di un accrdo limitato ad uno specifico oggetto e comunque è tutto da verificare nella sua implementazione. Ma comunque un accordo che interrompe un silenzio rotto soltanto dalle armi della guerra.

La cattiva notizia è che il grande protagonista di questo primo, positivo segnale prospettico nelle relazioni diplomatiche tra le due nazioni in guerra, è stato il presidente della Turchia Recep Tayyp Erdogan.

Un abile giocatore che sta facendo valere il suo ruolo

Con abilità, esperienza, pazienza, giocando su più tavoli la sua partita. Erdogan sta facendo valere il suo ruolo strategico dal punto di vista della geopolitica nel Mediterraneo e nello stretto dei Dardanelli. Si è conquistato le prime pagine dei giornali di tutto il mondo e ha ottenuto gratificazioni e ringraziamenti da tutti i maggiori leader delle potenze mondiali.

Insomma il presidente turco sta vivendo un momento magico che, nel breve termine, ci permette di vedere sbloccata la fornitura del grano e quindi allontanata una crisi alimentare che aveva fatto paventare una terribile carestia soprattutto nei paesi in via di sviluppo in Africa. Ma, nel breve-medio termine, ci impone responsabilmente di dover dare una risposta a questa domanda. Quanto ci costerà questa brillante operazione politica e diplomatica portata a termine da Erdogan?

Una firma importante che rimette al centro Istanbul

Il leader turco ha avuto l’intelligenza e la lucidità di non fare tutto da solo ma di condividere il successo della negoziazione con il segretario delle Nazioni Unite, Guterres. Legittimando così ancora di più l’importanza globale dell’intesa raggiunta a casa sua, nella “Sua” Istanbul. Da notare che i rappresentanti di  Russia e Ucraina hanno preteso di non sedersi allo stesso tavolo e di poter firmare due diversi documenti con controparti esterne.

Abbiamo provato ad elencare la lista degli eventi internazionali in cui, negli ultimi anni, il presidente turco è stato protagonista e/o intermediario, scomodo ma efficace, rude ma indispensabile. E in ogni caso, estremamente cinico nel gestire ogni situazione per ricavarne un vantaggio, a livello personale o per il proprio Paese.

Perchè concediamo così tanto spazio e importanza alla Turchia

L’elenco è impressionante e ci dovrebbe far riflettere sul concedergli tanto spazio e tanta fiducia a prescindere dai risultati ottenuti anche se apparentemente positivi. Il primo risultato il leader turco lo ha portato a casa proprio con l’accordo di Istanbul avendo ottenuto prezzi di favore per le prossime forniture di grano sia da Mosca sia da Kiev. Una garanzia che inciderà parecchio sui dissestati conti pubblici di Ankara.

Ma facciamo un passo indietro e ripartiamo dalla crisi siriana per rileggere il ruolo e le scelte operate da Erdogan.

Le scelte di Erdogan

In Siria, mentre richiedeva l’aiuto della Nato e di Bruxelles, armava i terroristi dell’Isis, negoziando con Putin il futuro e i nuovi confini di quel Paese.
Non ha perso occasione di schierarsi neanche negli altri due dossier infuocati della Libia e del Nagorno Karabakh.

Nel primo caso è sceso in campo, mandando i propri militari, a fianco di Tripoli assediata dal generale Haftar e dai mercenari russi della divisione Wagner, garantendosi in tal modo forniture di petrolio certe e a prezzi convenienti.

Nel secondo caso, ha approfittato dello scontro tra Mosca ed Everan per schierarsi con Baku, cedendo il controllo dell’enclave armena in cambio del petrolio e dei milioni di dollari ottenuti per le forniture di missili e troni.

Lo temiamo perchè spregiudicato ed efficiente

Sempre in modo assolutamente spregiudicato ma cinicamente efficiente ha continuato a sviluppare una politica degli armamenti che gli permettesse, da un lato, di vendere all’Ucraina i droni Bayraktar e, dall’altro lato, di acquistare da Mosca il sistema missilistici russi SS 400 e, contemporaneamente, da Washington i nuovi F16 a condizioni economiche vantaggiose. Ma non è finita.

Durante la trattativa per l’entrata di Finlandia e Svezia nella Nato ha minacciato di porre il veto se non gli fosse stata data la garanzia giuridica dell’estradizione dei curdi imprigionati nelle carceri dei due paesi. Lo stesso Mario Draghi, dopo averlo liquidato come un “dittatore“ all’inizio del suo mandato di Presidente del consiglio, ha poi dovuto fare mestamente marcia indietro recandosi nella capitale turca a trattare con lui progetti di cooperazione nella ricerca di gas nel Mediterraneo. Tutto ciò senza contare quanto accaduto nel 2016 quando l’Europa gli versò un lauto assegno da 6 miliardi di euro purché il presidente turco risolvesse il problema dei migranti ai suoi confini.

Dove sia finita una gran parte di quel “tesoro “è meglio non chiederselo!

Insomma, siamo di fronte ad una politica spregiudicata e ricattatoria, caratterizzata da una tecnica di “doppiogiochismo “con accordi stipulati anche con il “diavolo“ pur di portare a casa, il proprio bottino in termini politici ed economici. Mica male, per un Paese con un’inflazione galoppante a due cifre; una libertà di stampa sostanzialmente “cancellata”; una giustizia corrotta, con molti avvocati incarcerati per aver cercato di difendere i loro assistiti; una burocrazia inefficiente e spesso protagonista di episodi di corruzione; un assoluto spregio delle minimali regole di rispetto delle minoranze politiche e di genere.

Sì, certo, la Turchia è apparentemente una democrazia moderna, dove si vota, dove il popolo può esprimere le proprie preferenze. E’ una nazione appartenente alla Nato, anzi è il paese militarmente più potente dell’alleanza atlantica, aldilà ovviamente degli Stati Uniti.

Quanto ci farà pagare il presidente turco questo accordo sul grano?

Quanto gli servirà per assumere un ruolo decisivo nelle future ed auspicate trattative di pace tra la Russia e l’Ucraina? Non vorremmo che la soddisfazione, nel breve periodo, per il suo operato ci costasse una serie di ricatti, nel medio periodo, insostenibili e pericolosi.

Riccardo Rossotto

 

Riccardo Rossotto

"Per chi non mi conoscesse, sono un "animale italiano", avvocato, ex giornalista, appassionato di storia e soprattutto curioso del mondo". Riccardo Rossotto è il presidente dell'Editrice L'Incontro srl

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