Da molti anni è attivo in Svezia il SIPRI, l’Istituto Internazionale per la ricerca sulla pace, i cui uffici hanno sede a Stoccolma. Ogni anno pubblica un ampio Rapporto statistico di quanto si è verificato nel mondo nel settore degli armamenti.

Nell’ultimo Rapporto relativo al 2019 informa che in tale anno la spesa militare globale ha raggiunto il più notevole aumento dell’intero decennio. Come riferisce l’Agenzia romana d’informazione ADISTA (n. 20 del 23 maggio 2020), la spesa militare nel 2019 è stata di 1.917 miliardi di dollari, con un aumento del 3,6 per cento rispetto al 2018, rappresentando la cifra più alta mai spesa dal 1989 e la crescita maggiore in percentuale dal 2010.

Pertanto tale somma significa il 2,2 per cento del Prodotto Interno Lordo (PIL) globale e una spesa media di 249 dollari (circa 230 euro) a persona, consolidando la tendenza al rialzo della spesa mondiale registrata dal 2015, dopo un calo tra il 2001 e il 2014 in corrispondenza della crisi finanziaria.

Hanno speso più di tutti gli USA: 732 miliardi di dollari (38% della spesa globale) con un aumento del 5,3% rispetto al 2018. Segue la Cina: 261 miliardi di dollari e un incremento del 5,1% rispetto al 2018. Quindi l’India: 71 miliardi di dollari (+ 6,8% rispetto al 2018), la Russia: 65,1 miliardi di dollari, l’Arabia Saudita: 61,9 miliardi. Questi cinque Paesi rappresentano, da soli, il 62% della spesa mondiale per armamenti.

Poi figurano Francia e Germania con una spesa di circa 50 miliardi di dollari ciascuna, che risulta aumentata in media del 10% rispetto al 2018. Quindi l’Inghilterra: 48,7 miliardi di dollari, il Giappone, la Corea del Sud, il Brasile. Al XII posto della classifica mondiale si colloca l’Italia con una spesa di 26,8 miliardi di dollari, pari all’1,4% del PIL con un solo punto in più in percentuale rispetto al 2018.

In definitiva, il Rapporto annuale del SIPRI rende noto che nel 2019 sono stati spesi ben 1.917 miliardi di dollari per le armi, come sempre giustificate “a scopo di difesa”. Al confronto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) presenta un bilancio di poco superiore ai 2 miliardi di dollari, ossia lo 0,11% di quanto si spende per gli armamenti.

Non c’è chi non veda l’assurdità di tali spese: migliaia di miliardi di dollari in vista di guerre inesistenti o parziali, soltanto un paio di miliardi per difenderci da un nemico implacabile, il coronavirus, che sta causando in quasi tutti i Paesi migliaia di morti!

In Italia dal 2008 i Governi via via succedutisi hanno ridotto le spese per il Servizio Sanitario Nazionale e aumentato le spese militari.

Il 27 aprile scorso alcune Associazioni pacifiste (“Rete della Pace”, “Rete Disarmo”, “Sbilanciamoci!”) hanno chiesto al Governo Conte di bloccare il progetto di “legge terrestre” (6 miliardi di euro per carri armati, blindo, ecc.) e di fermare gli ulteriori investimenti per l’acquisto negli USA degli aerei cacciabombardieri F. 35. Sinora dei 90 previsti (rispetto ai 131 iniziali) sono 55 quelli acquistati al prezzo di 100 milioni di euro cadauno. Ne rimangono 35 che sarebbe opportuno bloccare.

La maggioranza governativa (Cinquestelle, antibellicista, e PD conformista) è divisa sull’inesistenza di “accordi vincolanti” e di “penali” a proposito dell’acquisto di tali aerei. Viene anche sottolineato che durante la lunga fase dell’epidemia gran parte delle aziende si sono dovute fermare, mentre è stato concesso alle aziende militari di continuare la produzione.

Il giornalista Luca Kocci cita l’iniziativa del senatore Gianluca Ferrara, capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle, che il 28 aprile ha depositato a Palazzo Madama un’interrogazione contenente la proposta di sospendere per un anno il programma di acquisto dei cacciabombardieri F35 e di ridimensionare nel tempo l’intero programma, privilegiando la spesa per i settori della sanità pubblica, della ricerca, dell’ambiente, dell’innovazione tecnologica, delle tutele sociali.

Kocci riporta anche il commento che Giulio Marcon (dell’Associazione “Sbilanciamoci!”) ha formulato sulle spese per le armi: “Possiamo recuperare almeno 10 miliardi di risorse dalla riduzione delle spese militari e dei nuovi sistemi d’arma. Le spese per la difesa non devono superare l’1% del PIL. Si deve bloccare il programma F 35 evitando di spendere altri 12 miliardi nei prossimi anni. Si deve fermare una legge che ci farebbe spendere 6 miliardi di euro in carri armati e mitragliatrici. Oggi le urgenze sono quelle di un Servizio Sanitario Nazionale che funzioni, di un “welfare” che dia diritti a tutti, di una Scuola che non cada a pezzi. Queste sono le vere priorità del Paese”.

Bruno Segre

Bruno Segre

Avvocato e giornalista. Fondatore nel 1949 de L'Incontro

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