Mancano poche ore alla scadenza del termine ultimo fissato per le ore 16 italiane di giovedì 22 settembre per l’esercizio del diritto di voto degli italiani all’estero. Ebbene, viviamo ancora in una situazione di caos e di furibonde polemiche. Le nostre sedi diplomatiche sono letteralmente assediate da proteste e lamentele dei nostri connazionali che lamentano la lesione del loro diritto di voto per non ricevimento del plico elettorale. Oppure ricevimento di un plico intestato ad altri soggetti, non completezza della documentazione contenuta nella busta inviata per le elezioni.

Siamo stati testimoni oculari di una aberrazione

Al di là di una serie di disservizi ingiustificabili (se si fa una legge per coinvolgere e legittimare i nostri connazionali all’estero nella partecipazione attiva alle scelte politiche fondamentali del Paese … poi non li si beffa non attrezzando in modo adeguato la macchina organizzativa!) siamo però stati testimoni oculari di un caso che dimostra come l’attuale procedura prevista dalla legge presti il fianco a possibili illeciti, manomissioni, truffe.

Una procedura a rischio brogli

Il Direttore Generale per “gli Italiani all’estero delle politiche migratorie” della Farnesina, Luigi Maria Vignali, ha voluto rassicurare tutti sulla regolarità del voto all’estero. Al quotidiano il Giornale ha dichiarato che “l’esercizio elettorale prosegue in maniera corretta e ordinata. Quest’anno ci siamo concentrati sulla sicurezza. Certo, ci sono stati degli episodi, alcune segnalazioni alla Procura sono già state inviate, ma lo scambio di schede è vietatissimo e ci sono sanzioni importanti”. Queste rassicurazioni formali non ci hanno impedito però di assistere ad un episodio come testimoni e di venire a conoscenza di una procedura dolosamente predisposta per concretizzare una modalità di “voto di scambio”.

Veniamo al primo caso monegasco

Montecarlo, appartamento di una famiglia composta da quattro membri, i due genitori e i due figli maggiorenni. Sono di nazionalità italiana ma residenti nella città monegasca. Hanno ricevuto regolarmente, come nelle precedenti elezioni d’altronde, le quattro buste (una ciascuno) con il materiale per esercitare il loro diritto di voto quali “Italiani all’estero”. Ognuno ha avuto quindi la possibilità di esprimere la sua volontà di elettore: fin qui apparentemente nessun problema! La burocrazia ha funzionato bene.

Quattro elettori… un’unica firma

Il problema sorge quando i due figli e la moglie, assolutamente disinteressati dalle vicende politiche italiane, hanno pregato il papà-marito di eseguire lui le procedure di voto, non tanto e non solo per il suo voto personale, ma per il voto di tutti e quattro! Diligentemente, il capo famiglia si è messo a tavolino e per ogni busta ha seguito la procedura, esercitando il diritto di voto sia per sé stesso sia per gli altri tre membri della famiglia, ovviamente falsificando tre firme ed esprimendo soprattutto quattro voti che rappresentavano, nella realtà, la volontà di uno solo, lui, improvvisamente e illecitamente diventato titolare di un voto plurimo!

Una furbata o una falsificazione?

Alla mia domanda sul fatto che nessuno controllasse l’autenticità delle singole firme, la risposta è stata “No, non c’è nessun controllo. Le quattro buste con il materiale elettorale viene inviato all’ufficio competente e non ci risulta che avvengano controlli o verifiche su chi abbia, in realtà espresso davvero il suo diritto di elettore”. Per intuibili motivi, rispetteremo la volontà espressa di anonimato dei protagonisti di questa, come chiamarla, furbata? O, forse, più correttamente, falsificazione di una firma altrui con conseguente violazione della norma relativa al voto per gli italiani all’estero?

Chi fa i controlli?

E’ vero, come dice il Direttore Generale Vignali, ci sono delle sanzioni importanti per i “gaglioffi”: ma chi fa i controlli? Il secondo episodio, sorprendente da un lato ed inquietante dall’altro, è relativo invece ad un caso di “voto di scambio”. Qui, non siamo stati testimoni diretti, ma abbiamo ascoltato il racconto della procedura che viene attuata in alcuni collegi del nostro Paese, direttamente da uno dei protagonisti del “misfatto”. Caliamoci nel caso concreto, ricorrendo ad un esempio numerico che ci permetta una più facile comprensione dell’ingegnoso ma illecito meccanismo.

Voto di scambio alla luce del sole

Nel seggio n. X della cittadina Y, arriva dal Ministero lo scatolone con 100 schede registrate per la votazione degli aventi diritto in quel seggio. Uno dei membri del collegio degli scrutatori preleva e nasconde, all’insaputa di tutti, una scheda, prima della verbalizzazione ufficiale che apre l’attività degli scrutatori. Al conteggio effettuato sulle schede ricevute dal Ministero risulta il numero 99 in quanto, come può succedere, a fronte di un formale certificato di invio di 100 schede, in quel seggio ne sono arrivate soltanto 99. Nessun problema, è già successo e l’inconveniente non determina alcun tipo di nullità delle procedure elettorali in quel seggio. Lo scrutatore, “ladro della scheda”, consegna, ovviamente fuori dai locali del seggio, la scheda in bianco al “gestore” del voto di scambio.

Come controllare la… “promessa mantenuta”

Quest’ultimo sarà presente all’ingresso del seggio e, ovviamente senza farsi notare, consegnerà agli elettori coinvolti nel “mercato dei voti” la scheda bianca prima del suo ingresso nei locali dove sono dislocate le cabine. L’elettore, con in tasca la scheda in bianco, riceverà dal Presidente del seggio la sua scheda e, nel segreto della cabina, ne compilerà una delle due, secondo un meccanismo pre-concordato con gli attori del “voto di scambio”, riconsegnandola al Presidente per l’inserimento nell’urna. Ovviamente la modalità di apposizione del proprio segno X sulla scheda dovrà corrispondere alle istruzioni ricevute dai promotori del “voto di scambio”. In modo tale da poter permettere il controllo a posteriori del “mantenimento della promessa di voto”.

Una burocrazia che si presta alle manipolazioni

All’uscita dal seggio, l’elettore consegnerà al “gestore del traffico”, la scheda in bianco in modo tale che lo stesso possa replicare n volte lo stesso processo. La conseguenza? I voti promessi prima dell’apertura del seggio dovranno corrispondere a quelli risultanti dallo scrutinio finale affinché il corrispettivo della cessione del voto di scambio possa essere consegnato. Siamo nel settembre del 2022, proprio nel cuore di una rivoluzione digitale e comportamentale epocale. Eppure, come possiamo constatare nei due esempi citati, ancora nelle mani di una burocrazia che si presta troppo facilmente alle manipolazioni dei più furbi o dei delinquenti.

Riccardo Rossotto

 

Riccardo Rossotto

"Per chi non mi conoscesse, sono un "animale italiano", avvocato, ex giornalista, appassionato di storia e soprattutto curioso del mondo". Riccardo Rossotto è il presidente dell'Editrice L'Incontro srl

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