Anche di fronte alla nuova guerra in Israele e Palestina, l’Europa appare un soggetto politico inesistente. E non si scorgono statisti in grado di far sentire la voce del vecchio continente sul proscenio della politica mondiale. Churchill, De Gaulle, Adenauer, Schumann, De Gasperi sono un ricordo lontano. Un ricordo tuttavia, da prendere ad esempio di coraggio e lungimiranza. Come quello di Winston Leonard Spencer Churchill. L’uomo che già negli anni trenta’ ammoniva, solitario, a prendere sul serio il pericolo nazista.

L’uomo che tenne duro quando tutto sembrava perduto

Il Premier che spinse la Gran Bretagna, al momento della capitolazione francese, a fronteggiare da sola Hitler e la potenza tedesca. Confesso al lettore che ho una particolare ammirazione per lo statista inglese. Certamente fu alfiere dell’Impero britannico e figura discussa per alcuni supposti errori e per alcune dure decisioni prese anche durante la guerra. Ma fu uomo della libertà, visionario e geniale. E impedì, battendosi come un leone, che l’Europa sprofondasse nelle tenebre del nazifascismo.

Nascono The United States of Europe

E’ meno noto che fu anche un pioniere dell’unità europea. Cominciò a parlarne nel 1930 in un articolo intitolato “The United States of Europe” pubblicato sul “Saturday Evening Post”. E in un radiomessaggio del 1943 trasmesso dalla BBC sostenne la necessità della creazione di un “Consiglio d’Europa” per dirimere le controversie fra le nazioni europee. Alla fine della guerra, in alcuni celebri discorsi, esortò l’Europa ad un’unità politica che chiamò nuovamente “Stati Uniti d’Europa”. Lo fece, dapprima, nel famoso discorso della “Cortina di ferro” che tenne a Fulton, negli Stati Uniti, il 5 marzo 1946. In esso affermò, fra l’altro, che era necessaria un’unità in Europa proprio per fronteggiare l’area di influenza sovietica al di là della cortina e i partiti comunisti al di qua di essa.

Nobel per la letteratura

E soprattutto, parlò di unità europea dal podio di marmo viola dell’aula magna dell’Università di Zurigo, dove il 19 settembre del 1946 tenne un altro famoso discorso. Descrisse, con quello stile che gli valse il premio Nobel per la letteratura, le condizioni del continente europeo alla fine della seconda guerra mondiale: «Certo, alcuni dei piccoli Stati si sono ripresi bene, ma in vaste regioni un’immensa tremolante massa di esseri umani, affamati, angosciati, e smarriti, guarda atterrita le rovine di città e case, e scruta il cupo orizzonte nel timore di scorgervi i segni di nuovi pericoli, tirannie o terrori. Tra i vincitori si leva una Babele di voci; tra i vinti solo il tetro silenzio della disperazione». Riferì una realtà che dovrebbe essere rammentata come monito a coloro che non si rendono conto dell’importanza dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica per la salvaguardia dei diritti umani e della pace in Europa.

Assicurare pace, sicurezza e libertà agli Europei

Tracciò poi il programma per assicurare pace, sicurezza e libertà agli Europei. Un accordo fra due nazioni, la Francia e la Germania, avrebbe dovuto guidare la ricostituzione della famiglia dei popoli europei. Un patto che avrebbe coinvolto la Germania nella nuova storia d’Europa accantonando gli odii e le rivalse che invece avevano caratterizzato le decisioni punitive prese alla fine della Prima Guerra mondiale. Lo statista britannico invocò la creazione di una struttura istituzionale al fine di un’unità fra le nazioni europee che chiamò nuovamente “Stati Uniti d’Europa”. Una struttura democratica ove le nazioni più piccole avrebbero contato al pari delle grandi. Una struttura che avrebbe dovuto avere inizio con la creazione di un Consiglio d’Europa, con il quale però, per la sua visione confederale, non intese sottrarre potere ai governi nazionali a favore di un organismo statuale sovranazionale.

“Che l’Europa sorga!”

Churchill concluse l’intervento con queste parole: «Il baluardo che può mettere al riparo la gente comune, di ogni razza e di ogni contrada, dalla guerra e dalla schiavitù deve poggiare su solide fondamenta ed essere posto sotto la vigile e pronta sorveglianza di tutti quegli uomini e quelle donne che darebbero la vita piuttosto che sottomettersi alla tirannia. Francia e Germania devono porsi alla guida di questa urgente impresa. La Gran Bretagna, il Commonwealth britannico, la potente America e, confido, la Russia Sovietica (perché allora sì che andrebbe tutto bene) devono essere gli amici e i sostenitori della nuova Europa, facendosi paladini del suo diritto a vivere e a rifulgere. Perciò io vi dico: che l’Europa sorga!».

Nasce la United Europe Movement

L’anno successivo grazie a Churchill nacque a Londra lo “United Europe Movement” al fine di promuovere l’ideale dell’unione europea. Questo movimento, insieme ai principali altri movimenti europeisti, organizzò all’Aja nel 1948 il Congresso d’Europa presieduto sempre da Churchill, il quale sottolineò ancora la fondamentale importanza della presenza della Germania al fine di prevenirne lo spirito di rivalsa. In questo congresso, nel quale si confrontarono due opposti orientamenti politici sull’assetto europeo, quello federalista e quello unionista e confederale, Churchill ripropose la creazione del Consiglio d’Europa che nascerà il 5 maggio 1949 a Londra come istituzione di natura consultiva e appunto confederale. E ispirò anche la creazione della commissione che preparò la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) ratificata a Roma nel 1950.

Nasce la Cedu e uscì dalla Ceca

Poi, rispetto alla nascita della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), dopo qualche dubbio, condivise la decisione della Gran Bretagna governata dai Laburisti di Attlee di non farne parte. Di fronte al pericolo comunista propose nel 1950 a Strasburgo la creazione di un esercito europeo, ma anche in questo caso ebbe una visione confederale che lo spinse ad essere contrario alla proposta di realizzare la Comunità europea di difesa (CEDA) per le sue caratteristiche sovranazionali. Posizioni da lui ribadite quando nel 1951 tornò a Downing street come Primo Ministro. Ritenne dunque che la Gran Bretagna dovesse rimanere fuori dall’unione europea in ragione di una visione imperiale del suo Paese e di una concezione confederale dell’Europa. Elaborò la cosiddetta dottrina dei tre cerchi all’interno dei quali avrebbe dovuto essere collocata la nazione britannica. Il cerchio più grande dell’Impero e del Commonwealth, poi il cerchio dei popoli di lingua inglese con la stretta alleanza atlantica e infine il cerchio dell’unità europea senza farne parte.

In ogni caso, Churchill fu un gigante

Un pioniere dell’Europa unita. Ispirò il movimento europeista, spinse per la riconciliazione franco tedesca, organizzò il Congresso d’Europa dal quale cominciò un percorso che avrebbe portato al Consiglio d’Europa e poi alla CECA, pose le basi dell’Europa sui diritti umani. Non sappiamo se di fronte al declino economico della Gran Bretagna che la condusse all’adesione alla CEE del 1972 avrebbe cambiato idea sulla posizione della sua amata isola. Ed è difficile immaginare che cosa affermerebbe oggi sullo stato e sul futuro dell’Europa di nuovo senza la Gran Bretagna. Ma la sua storia, scolpita con lungimirante coraggio, induce ad azzardare che dinnanzi all’irrilevanza politica internazionale, all’inefficienza della struttura istituzionale e al grave deficit di democrazia dell’Unione Europea, terrebbe un altro celebre e rivoluzionario discorso. E, forse, direbbe con la sua inimitabile arte oratoria che l’Europa dovrebbe fare un ulteriore passo avanti nell’integrazione politica. Un’integrazione, però, fondata solo sulla libertà e la democrazia.

Lorenzo Bianchi

 

 

 

Lorenzo Bianchi

Avvocato, studioso di Storia e di Diritto Umanitario con particolare interesse per il Diritto Internazionale dei Conflitti Armati.

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