L’Incontro del marzo 2014 prendeva in esame, nell’articolo di fondo, la situazione di estrema gravità che si era verificata in Crimea, dapprima con disordini e poi con la sua separazione dall’Ucraina, sulla base di una volontà popolare incoraggiata da Putin. Fu un atto di forza del tutto sottovalutato e che ora si ripete, con maggior forza e drammaticità, nella guerra tra Russia ed Ucraina. Ce ne vuole parlare?

Con il titolo “La Crimea non fa più parte dell’Ucraina”, L’Incontro dava atto della specie di golpe che si era verificato in Crimea, con centinaia di vittime. Prima di tutto una breve ricostruzione storica. L’Incontro ricordava come l’Ucraina fosse “il Paese più esteso del continente (603 mila Kmq. 28 milioni d’abitanti) travagliato dalla composizione etnica dei suoi abitanti: il 78% si considerano ucraini, il 17% russi, il resto: moldavi, ebrei, ungheresi, polacchi, tatari. Già Repubblica federata nell’Unione Sovietica, l’Ucraina ebbe in regalo nel 1954 dalla Russia la Crimea (abitata dal 67% di russi, dal 26% di ucraini, dal 7% di tatari) condizionata però da un’ampia autonomia”.

Ucraina indipendente dal 1991

Dopo il crollo dell’URSS, l’Ucraina fu uno dei tanti Paesi, che facevano parte del “blocco sovietico”, a proclamarsi indipendente, nel 1991. Da allora in poi si è però creata una situazione di conflitto interno permanente tra i filo-sovietici e gli indipendentisti, per lo più filo-occidentali. Lo scontro è andato avanti per anni, con alterne vicende, sino al 2014, anno in cui Putin “ha inviato le sue truppe a Sinferopoli aderendo alla richiesta degli abitanti della Crimea che si dichiaravano minacciati dagli estremisti filo-occidentali. L’intervento militare russo, contestato da Obama che ha chiesto alle Potenze del G8 (anzi del G7) sanzioni contro la Russia, si è concluso con il successivo referendum popolare, preceduto dal voto del Senato della Crimea che con 78 voti su 81 ha proclamato l’annessione del territorio della Crimea alla Russia. Il referendum popolare del 16 marzo scorso ha visto con 93% dei voti favorevoli (e l’affluenza dell’81% degli elettori) la vittoria dei sostenitori filo-russi”.

USA ed Europa non volevano riconoscere l’occupazione della Crimea

L’Incontro già prevedeva che gli USA e l’Europa, che, evidentemente, non volevano riconoscere l’occupazione della Crimea, avrebbero posto in atto solo delle sanzioni contro la Russia, di scarsa efficacia, in quanto “gli ambienti commerciali ed industriali europei sono assai dubbiosi perché il legame con la Russia è reciproco e gli affari sono affari. Infatti l’Unione Europea importa da Mosca il 25% del gas e il 10% del petrolio, di cui abbisogna (l’interscambio è di 360 miliardi di euro all’anno). Per sostituire tali forniture l’U.E. dovrebbe ricorrere al Qatar o agli USA a costi più elevati. D’altra parte l’U.E. perderebbe commesse e quote di mercato in Russia, ove si richiedono prodotti ad alta tecnologia specialmente tedeschi, italiani e francesi”.

Come si può notare è esattamente la stuazione, ancor più grave e complessa, nella quale ci ritroviamo oggi, dopo l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia.

Alessandro Re

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