Diamo voce al futuro – Atto II. Dopo la serie di webinar che questa primavera hanno portato a interrogarci e a confrontarci sulle problematiche del presente e sulle aspettative per gli anni che verranno, L’Incontro prosegue nella sua iniziativa che interseca tre aree: beni comuni, l’innovazione sociale e le giovani generazioni.

Giovedì 30 settembre nella sala messa a disposizione dalla Casa del Quartiere di via Baltea 3, a Torino siamo tornati ad affrontare i temi dell’attivismo in virtù della storia militante del giornale, dell’innovazione sociale per la necessità di ripensare le forme di welfare, d’integrazione sociale e partecipazione.

Lo abbiamo fatto aprendo un dialogo tra giovani e meno giovani. Tutti impegnati sullo stesso fronte: costruire un futuro migliore per la città, per l’Italia, per l’Europa.

Insieme ad Alessandro Cappai, direttore de L’Incontro, Riccardo Rossotto presidente della Società Editrice L’Incontro, Alessandro Re presidente dell’Associazione Amici dell’Incontro hanno dialogato l’europarlamentare  Brando Benifei e Alda Noka, attivista del Circolo Banfo in Barriera di Milano.
Anass Hanafi Dali e Nicolò Milanesio Arpino hanno moderato il dibattito e portato un resoconto dei quattro incontri precedenti.

Pubblichiamo di seguito una sintesi degli interventi.

«Credo che questa città abbia bisogno di un passo indietro della mia generazione e di un passo avanti di quelle dopo. Siamo alla vigilia di un appuntamento elettorale importante e negli ultimi cinque anni ho l’impressione che si siano perse delle occasioni e oggi non ce lo possiamo più permettere» ha detto Riccardo Rossotto, editore dell’Incontro. «Facciamo parlare quelli che per ragioni anagrafiche e territoriali non hanno mai avuto voce. Vogliamo mettere a disposizione una testata storica e ci sono ancora tante pagine bianche da riempire».

«Siamo stati colpiti in modo positivo dai contenuti e dalle professionalità coinvolte durante i quattro appuntamenti precedenti. Perché non iniziare da qui a ipotizzare un futuro e portare le proposte a chiunque vinca? Il tema della convivenza in una città è fondamentale e i giovani devono prendere in mano questo pallino. Non importa se prima alcune buone idee sono emigrate a Roma o Milano, non bisogna smettere di averne e forse dobbiamo avere un po’ più di autostima, noi torinesi» così Alessandro Re presidente dell’associazione Amici dell’Incontro

Luca Ozzano,  professore associato di Scienze Politiche all’Università di Torino e vicepresidente di Community Organizing Onlus, non ha potuto essere presente fisicamente, ma ha mandato un messaggio insieme alla collega Sara Fenoglio:

«Buonasera a tutte e a tutti. Innanzitutto ci scusiamo per non aver potuto essere presenti a
causa di impegni presi in precedenza. Vi inviamo comunque i nostri saluti e alcune
informazioni sul nostro progetto di community organizing a Torino nord.


La metodologia utilizzata nel nostro progetto è quella del community organizing (CO), che
comprende una serie di pratiche volte all’attivazione della cittadinanza per ricostruire una
capacità d’azione collettiva per rispondere alle sfide poste dai contesti urbani. Il CO come
pratica specifica di organizzazione e di mobilitazione urbana viene codificata negli anni 1940
da Saul Alinsky, attivista e sociologo presso l’Università di Chicago. Alinsky giunse alla
conclusione che il problema delle periferie americane non fosse la mancanza di soluzioni,
ma la mancanza di organizzazione tra la popolazione e di leadership locale, necessarie per
incanalare le risorse e mettere in atto i progetti. Nel 1940, a seguito dell’espansione dei
progetti ad altre aree degli Stati Uniti, venne poi creata la Industrial Areas Foundation (IAF),
che dopo la morte di Alinsky ha continuato a fungere da organizzazione ombrello per
promuovere e sostenere progetti di CO, negli USA e nel mondo.


Nel metodo di CO proposto dalla IAF (partner del nostro progetto a Torino nord), sviluppare
una cultura relazionale attiva nella comunità di riferimento diviene funzionale per la
creazione delle condizioni di un cambiamento politico e sociale attraverso l’azione collettiva,
in una prospettiva politica ma rigorosamente a-partitica.
Il nostro progetto, in particolare, è partito nel 2019 grazie ad un finanziamento della
Fondazione CRT), ed è stato rifinanziato per il 2021 dal Dipartimento di Culture, Politiche e
Società (CPS) dell’Università di Torino. E’ un progetto di ricerca-azione, in linea con la terza
missione dell’università, e con il centro di ricerca applicata Luigi Bobbio del dipartimento
CPS. Il progetto è coordinato dal prof. Luca Ozzano, politologo, e vede il coinvolgimento
come organizer di Sara Fenoglio, borsista unito, e la partecipazione attiva di numerosi
leader del territorio, e di alcune studentesse come tirocinanti.


Questo progetto ha permesso di sviluppare una buona conoscenza del contesto locale
attraverso la costruzione di mappature delle organizzazioni e dei gruppi attivi, e la
conduzione di oltre 200 incontri individuali con leader e abitanti del territorio. Il percorso ha
previsto un coinvolgimento diretto della comunità, qui intesa come abitanti, lavoratori,
residenti, etc di Torino nord, nella riscoperta del tessuto sociale e la realizzazione di
mappature, in momenti di formazione alle pratiche del community organizing e di
consapevolezza del proprio potere potenziale come parte della società civile, nonché
nell’ideazione di progettazioni condivise e collettive per avviare azioni a livello locale. Da
questa pratica di ascolto, costruzione di relazioni e conoscenza del territorio, sono emersi
dei temi di interesse prioritari sui quali si sono avviati percorsi di ricerca e proposte d’azione
collettiva. Tra questi l’educazione e il disagio giovanile, il ruolo delle arti di comunità, la filiera
agroalimentare e il suo impatto a livello locale e, infine, la gestione del rifiuto urbano: temi
sui quali si sono attivati spontaneamente gruppi tematici all’interno del nostro network»
.

Alda Noka del Circolo Banfo, Barriera di Milano ha portato la sua esperienza:

«Nel podcast Berrai Barriera, ormai arrivato alla seconda stagione, parliamo del quartiere e delle cose belle che non vengono percepite o raccontate. Siamo un po’ la piovra giovane e stiamo lavorando con community oraganizer. Il nostro intento è quello di allargarci, adottando la mentalità dei global shapers»

«Abbiamo bisogno di nuovo attivismo per sociale per non arrivare impreparati sui grandi temi, così come è accaduto per la pandemia» dice Brando Benifei, europarlamentare. «Dalle questioni ambientali a quelle finanziarie, giuridiche, di politica estera. Le spinte vengono dai territori e c’è bisogno di impegno politico e sociale ai quali affidare qualunque idea possa smuovere le istituzioni. La democrazia funziona, ma non è solo andare a votare è organizzare la società, la comunità che si vive».

Redazione

La redazione de L'Incontro

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