Siamo ora giunti al terzo tema, tra quelli ai quali Lei e L’INCONTRO avete dedicato ogni energia e passione per oltre 70 anni. Ci riferiamo ai “diritti civili”, cioè a quei diritti che attengono alla personalità dell’individuo, dei quali deve godere qualsiasi cittadino dello Stato. Ce ne vuole parlare?

Bruno Segre: “Sono diritti che si sono affermati, a fatica, con lo sviluppo delle società e che hanno avuto un loro primo riconoscimento in Inghilterra, dapprima grazie alla “Magna Charta”, firmata nel 1215 dal Re Giovanni d’Inghilterra e poi dal “Bill of Rights” firmato nel 1679 da Guglielmo III.

La “Magna Charta” elencava quelli che successivamente vennero considerati alcuni dei fondamentali diritti umani. Tra essi c’era il diritto della Chiesa di essere libera dall’interferenza del Governo, il diritto di tutti i cittadini a possedere ed ereditare la proprietà e di essere protetti da tasse eccessive. Stabiliva il diritto a decidere di non risposarsi da parte di vedove che possedevano delle proprietà e stabiliva i principi del processo imparziale e dell’uguaglianza di fronte alla legge. Conteneva inoltre disposizioni che proibivano la corruzione e il malgoverno da parte di pubblici ufficiali.

Il successivo “Bill of Rights” prevedeva, per sommi capi, quanto segue:

– la libertà di parola e opinione nel Parlamento Britannico;

– il divieto del Re di abolire leggi o imporre tributi senza il consenso del Parlamento;

– libere elezioni per il Parlamento;

– il divieto del Re di mantenere un esercito fisso in tempo di pace senza il consenso del Parlamento;

–  il rifiuto di sottostare ad un eventuale Re cattolico;

– che il Parlamento dovesse essere frequentemente riunito;

– che il Re non potesse perseguitare i suoi sudditi per motivi religiosi.

Sono diritti irrinunciabili ed inviolabili e sono ora stati riconosciuti anche dall’ONU con il ‘Patto internazionale sui diritti civili e politici’ del 16/12/1966, entrato in vigore il 16/3/1976, ratificato da 167 Stati, tra i quali l’Italia. Tra i principali vanno ricordati la libertà di pensiero (che comprende quella di espressione, di stampa e di associazione); la libertà personale, la libertà di riunione e la libertà religiosa. Sono tutti questi diritti che gli Stati totalitari intendono cancellare, non tollerando dissenso di sorta, anche solo con gli scritti o le parole. E, per quanto ci riguarda, furono proprio questi diritti che il Fascismo abolì, dopo la definitiva presa del potere nel 1925″. 

Ci può ricordare, in breve, le principali leggi di questo tipo che vennero poi riconosciute come “le leggi fascistissime”?

Bruno Segre: “Con la legge n. 2029/1925 fu abolita la libertà di organizzazione e tutti i Partiti politici, eccetto il Partito Nazionale Fascista, furono dichiarati fuori legge. Stesso destino per la stampa che venne ridotta al silenzio, con le buone o con le cattive, mediante la legge 2307/1925. Con la legge 2008/1926 non fu più permessa alcuna critica al Governo, allo Stato ed al Duce. Fu addirittura reintrodotta la pena di morte per i reati contro la sicurezza dello Stato e, con la già citata legge n. 2008/1926, venne istituito il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato.

Infine, con il Regio Decreto n. 1848/1926 venne emanato il Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza, che conferiva ai Prefetti amplissimi poteri ed istituiva il confino di polizia, misura amministrativa che consentiva di diffidare, ammonire e inviare in ‘villeggiatura’ tutti quei soggetti che fossero ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico e la sicurezza del regime. Di qui l’importanza della loro tutela che la Costituzione ha solennemente affermato negli articoli da 13 al 28, includendoli nel Titolo primo della Parte prima, dedicato ai ‘Diritti e doveri dei cittadini'”.

La Sua esperienza, la Sua stessa vita, il Suo giornale L’INCONTRO sono sempre stati un esempio ed un faro per la garanzia dei diritti civili, a favore di tutti i cittadini. Ce ne vuole parlare?

Bruno Segre: “Effettivamente in tutta la mia vita professionale, come Avvocato e come Fondatore e Direttore de L’INCONTRO per oltre 70 anni, ho sempre ritenuto che uno dei temi importanti fosse proprio quello dei “diritti civili”. La mia stessa biografia (io e la mia famiglia, come tutti gli ebrei, avevamo perso quasi ogni diritto in seguito alle Leggi Razziali del 1938) mi ha sempre portato a considerare fondamentale l’importanza, per il cittadino, dei diritti di libertà personale e di molti altri diritti che nel corso degli anni sono stati oggetto di trattazione sulle pagine de L’INCONTRO.

Iniziai, quasi casualmente, già nel 1949, ad occuparmi di obiettori di coscienza e del loro rifiuto di prestare servizio militare, che apriva loro, automaticamente, le porte delle carceri. È stata una battaglia sia in Tribunale, a difesa di numerosi obiettori e poi sulle pagine de L’INCONTRO, che ha determinato una progressiva presa di coscienza nel Paese di questo problema, con frange di cittadini che, a mano a mano, hanno compreso le ragioni ideali di coloro che rifiutavano il servizio militare e di come la repressione, da parte dello Stato, non fosse più adeguata ai tempi, né rispettosa dei diritti di libertà.

Significativo di tale mutamento di rotta fu il comportamento della Chiesa cattolica, che, da posizioni di assoluta avversione agli obiettori di coscienza, divenne poi uno dei soggetti che più si batterono per l’abolizione della repressione penale, come già ampiamente riportato su L’INCONTRO nel corso del nostro colloquio del 25/2/2021. Un secondo tema che ha impegnato la mia vita professionale sia come Avvocato, sia come Direttore de L’INCONTRO è stato quello della introduzione, nel nostro Paese, del divorzio. Per anni il sottoscritto e pochi altri hanno condotto una battaglia solitaria per l’affermazione di tale diritto, nel più assoluto contrasto dello Stato e della Chiesa Cattolica.

Poi, negli anni, il numero dei soggetti favorevoli all’introduzione di questa riforma si è ampliato e nonostante tutte le difficoltà ed i contrasti, frapposti fino all’ultimo anche in Parlamento dalle forze più retrive, clerico-fasciste, il divorzio è stato introdotto con la legge n. 898/1970. La battaglia non era comunque finita perché il Comitato per l’abolizione di tale nuova normativa, supportato da ampi settori della Democrazia Cristiana e di altri Partiti di destra, nonché dalla parte più oscurantista della Chiesa Cattolica, propose un ‘referendum popolare’ che si tenne il 12-13 maggio 1974.

Il risultato fu di un chiarissimo NO alla abrogazione di tale normativa, con percentuali di adesione altissime. Anche di questo tema abbiamo già discusso e riportato, per sommi capi, le rispettive posizioni favorevoli e contrarie all’abrogazione di tale norma di civiltà nel nostro colloquio già pubblicato su L’INCONTRO”.

In definitiva L’INCONTRO, se ha cessato di essere diffuso nel formato cartaceo, esiste ancora nella versione “online”, sotto una nuova gestione ed i suoi articoli (molti dei quali scritti da vecchi collaboratori de L’INCONTRO diretto da Bruno Segre) risultano assai interessanti e degni di essere conservati in archivio e diffusi, specie tra i giovani. Che ne pensa?

Bruno Segre: “Sono lieto di vedere la continuazione de L’INCONTRO, sia pure sotto una nuova gestione (che tuttavia ha caratteristiche diverse dalla vecchia edizione), anche in considerazione del fatto che il periodico ora appare tutti i giorni avvalendosi di firme apprezzate dai lettori. Mi auguro che L’INCONTRO continui a perseguire gli ideali di Giustizia e Libertà, di fedeltà ai principi della Costituzione e al regime democratico attuale. La ringrazio per la Sua collaborazione a questi tre articoli che abbiamo dedicato alla Pace, al Socialismo ed ai Diritti Civili“.

Alessandro Re

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