Il peggio è passato. Sul fronte della protezione dei diritti umani, l’Italia ha registrato il suo “minimo storico” nel 2009 e da quell’anno in poi l’indice è tornato a salire, raggiungendo i livelli del 1994. Di cosa si sta parlando? Esiste un indice di protezione dei diritti umani che l’iniziativa editoriale Our World in Data dell’Università di Oxford ha usato per un catalogo del mondo raccontato dai numeri.

Esiste un punteggio che misura la protezione dalla repressione politica e dalle violazione ai “diritti all’integrità fisica” e poi un indice calcola lo scarto anno su anno sulla media mondiale.
La mappa e il grafico evidenziano un primato europeo e canadese e forti difficoltà a Oriente.

“La protezione dei diritti umani è certamente uno degli aspetti più importanti dello sviluppo. Purtroppo riceve molta meno attenzione di altri aspetti, presumibilmente anche perché è molto difficile da misurare. Se uno è interessato a studiare empiricamente la protezione dei diritti umani non è sufficiente contare i paesi che ratificano i trattati sui diritti umani. Invece lo studio quantitativo dei diritti umani mira a capire se alcuni diritti umani siano o meno protetti nella pratica” scrive nella sua introduzione il direttore Our World in Data Max Roser.

Libertà economica e di stampa

Nell’intero capitolo ci sono anche due focus che affrontano singolarmente la libertà di stampa e la libertà economica.

Basandosi sul ranking stilato dal Fraser Institute, Our World in Data, propone una mappa mondiale che descrive la distribuzione mondiale della libertà economica e la sua evoluzione storica nel periodo tra il 1970 e il 2015. Qui il primato spetta al Nord America e all’Oceania, con l’Europa, invece, che si presenta indebolita nell’area mediterranea e poi una forte criticità a Est e gravi crisi in Africa.

E la stessa attenzione viene rivolta alla libertà di stampa con l’indice di libertà di espressione registrato dalla Freedom House tra il 1979 e il 2014.

Conviene anche all’economia

Il livello del PIL pro capite rispetto al punteggio di Schnakenberg e Fariss è direttamente correlato.

“I Paesi più prosperi tendono a proteggere meglio i diritti umani. Alcune economie ricche, come Arabia Saudita, Kuwait, Guinea e altre, sono deviazioni anomale in quanto sono ricchi, ma hanno bassi punteggi di protezione dei diritti umani. Ma escluse queste eccezioni, anche i Paesi con i più bassi punteggi di protezione dei diritti umani sono economie povere” afferma Roser nella sua ricerca.

Alessandro Cappai

Giornalista. Insegna giornalismo digitale al master in giornalismo “Giorgio Bocca” all’Università di Torino. È un orgoglioso iscritto dell’Online News Association. È stato speaker al Festival...

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