Si è appena conclusa la mostra “Canto le armi e l’uomo – 100 anni con Beppe Fenoglio”, tenutasi ad Alba, presso la Fondazione Ferrero, a cura di Luca Bufano. Un tuffo nella qualità artistica e nella storia di uno scrittore unico, in una fase temporale rilevante per il nostro Paese: Resistenza e ricostruzione. Nelle otto sezioni e sale tematiche della mostra, dense di proposte e di immagini, di messaggi e emozioni, di documenti e reperti famigliari, si è potuto ritrovare un Fenoglio completo e più vicino, dialogante nella sua contemporaneità, in base a documenti autografi (manoscritti e dattiloscritti), immagini fotografiche e audiovisive (partigiani delle Langhe, aeroporto anglopartigiano di Vesime, agenti e ufficiali delle missioni inglesi paracadutate, comandante Pierre Piero Ghiacci), opere d’arte (testi teatrali e frammenti immagini di film), manifesti e altri oggetti tra cui libri e cimeli (il cappello militare della marina del comandante Nord, Pietro Balbo, la carabina americana M1-30 di Fenoglio partigiano, il foglio matricolare di Beppe, la macchina da scrivere Olivetti Studio 44).

Una riflessione sulle opere di Fenoglio

Non si è trattato solo di una mostra, ma di una grande e profonda riflessione sulla persona e sulle opere di Fenoglio, con tutti i risvolti letterari ed editoriali, umani e collettivi, storici e di respiro culturale e sociale. Osservando e metabolizzando i pannelli e le documentazioni proposte nella mostra, trova conferma la corretta lettura del pensiero e opera di Fenoglio. Lo scrittore albese scelse sempre e mai assistette agli eventi; con coraggio, si impegnò per riscattare la libertà che il regime fascista aveva fortemente limitato, per riscattare la precarietà della sua terra. Un mix esplicito di letteratura, tensione ideale e impegno civile.

Irremovibile…

Pietro Chiodi, docente prima al liceo classico Giuseppe Govone di Alba e poi docente di Filosofia della Storia all’Università di Torino, fu insegnante e amico di Beppe Fenoglio. Nell’ottobre 1939, ricorda Chiodi appena giunto nel liceo di Alba, l’insegnante di italiano Leonardo Cocito (partigiano, impiccato dai tedeschi nel 1944) invitò gli allievi, su disposizione del ministero della cultura fascista, a comporre un tema elogiativo della marcia su Roma. Chiodi notò in prima fila un giovane annoiato, con un foglio bianco di fronte, braccia conserte. Non scriveva affatto. Chiodi lo sollecitò, ma nulla. Coinvolse anche il prof. Cocito. Irremovibile, foglio bianco. Era Beppe Fenoglio. Dopo la maturità e qualche esame a Lettere di Torino, Fenoglio scelse l’esercito italiano, la scuola ufficiali a Ceva e a Roma, per non farsi coinvolgere dal fascismo.

Oppositore, renitente scelse la Resistenza

Per avversità al fascismo scelse l’esercito regio che gli parve ancora un’isola distintiva. Più tardi, scelse ancora la non adesione ai bandi di reclutamento della RSI. Si oppose, si nascose, fu renitente. Partecipò all’assalto alla caserma dei carabinieri e al carcere di Alba per liberare i genitori che erano stati arrestati come ricatto per reclutare i figli al fascio.  Infine, scelse l’adesione alla Resistenza. Nei primi mesi del ‘44 condivise le prime formazioni partigiane spontanee e garibaldine fra Mombarcaro e Murazzano nell’Alta Langa, poi aderì organicamente alla II Divisione Langhe degli Autonomi con Piero Balbo Poli e Nord e Piero Ghiacci Pierre, concluse con alcuni mesi nel Monferrato quale ufficiale di collegamento con le missioni inglesi paracadutate e le brigate partigiane, fino alla Liberazione. Dal 1939 al 1945, Fenoglio fu antifascista diretto, senza esitazione e senza approdi ideologici di parte, né a destra e né a sinistra. Il suo fu un antifascismo di testimonianza e di credo culturale e sociale, di scelta individuale e di riscatto dell’umanità disprezzata dal regime.

Superare la severa esperienza fascista

Dopo la Liberazione, Fenoglio visse la grande e importante parentesi temporale della scrittura, della narrazione, della produzione letteraria in gran parte edita dopo la sua morte. Anche qui nessun dubbio. Antifascismo sempre, pur nutrendo una iniziale simpatia per la Resistenza partigiana autonoma e monarchica-badogliana. Negli anni, si avvicinò al pensiero e opzione socialista (come socialista era il padre Amilcare) e social-democratica, ma sempre schierato convintamente con la Resistenza e con l’antifascismo. Tutte le sue opere hanno questo imprinting dell’impegno per il superamento della severa esperienza fascista in Italia. Fenoglio letto oggi, capito oggi, risolverebbe molte delle contraddizioni e delle strumentalizzazioni culturali e storiche. (I parte – Continua)

Sergio Favretto

 

Sergio Favretto

Avvocato e Giudice onorario presso il Tribunale di Torino

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