La notizia è di qualche giorno fa ed è stata ripresa da tutti i quotidiani. Il Consiglio di
Amministrazione della Disney ha sostituito l’amministratore delegato Bob Chapek (62 anni) con Robert Iger l’ex presidente ed amministratore delegato della società che aveva lasciato l’azienda alla fine dello scorso anno. Il Consiglio di Amministrazione ha concluso che mentre la Disney sta affrontando un periodo sempre più complesso di trasformazione del settore, Robert Iger si trova in una posizione unica per guidare l’azienda attraverso questo periodo cruciale, ha dichiarato Susan Arnold, Presidente della Disney. Ma qual è l’aspetto curioso in tutto questo ? E’ che Robert Iger ha
71 anni. E’ stato quindi richiamato a rilanciare la società la persona che solo un anno fa aveva lasciato per limiti di età.

Il ritorno di Iger il Ceo che aveva lasciato per limiti di età

Certo i successi di Iger nei 15 anni nei quali ha guidato la Disney sono stati
notevoli. A lui si devono le acquisizioni nella Marvel e nella Pixar e il lancio del servizio in streaming di Disney Plus. Ma il ritorno è certamente un tema che farà, come al solito, discutere. Il più famoso tra i “ritorni” è stato certamente quello di Steve Jobs in Apple nel 1997, quando la società era alle soglie della bancarotta, ma anche il fondatore di Starbucks, Howard Schultz è stato chiamato due volte a guidare la società. In questo caso la situazione è per certi versi molto più complessa, Robert Iger dovrà necessariamente rivedere le strategie del Gruppo Disney ma allo stesso tempo dovrà lavorare per individuare il suo successore. Senza dimenticare che il suo predecessore Bob Chapek era stato indicato come Ceo proprio da lui. Quindi in linea puramente teorica, il più grosso errore manageriale di Iger è stato proprio quello di indicare come successore la persona che ha dovuto sostituire.

Con l’età cresce la resistenza ai cambiamenti

Ma l’aspetto che mi pare più rilevante è quello dell’età di Robert Iger, si tratta certamente
di una persona eccezionale (consiglio la lettura del suo libro “Lezioni di leadership creativa”) ma ha superato i 70 anni. E non è un caso isolato. Tra i Ceo americani che li hanno superati troviamo, Rupert Murdoch, 91 anni, Presidente di News CorpMichael Bloomberg 80 anni, Presidente di Bloomberg, il mitico Warren Buffet 92 anni, Presidente di Bershire Hathaway e l’inglese Martin Sorrell 77 anni, Presidente di WPP. E’ curioso notare che non esistono studi sul rapporto tra età anagrafica dei Ceo e performance aziendali, se non di tipo qualitativo che evidenziano come con l’età cresca la resistenza ai cambiamenti e come sia più difficile modificare le strategie aziendali. Aspetti certamente rilevanti ma che forse risentono delle opinioni di chi ha effettuato lo studio.

Il futuro è degli over 65

La realtà è che la dinamica demografica o per meglio dire l’incremento della longevità della popolazione è e sarà una sfida anche per le aziende. A novembre 2022 la popolazione mondiale ha raggiunto gli 8 miliardi di persone ed entro il 2030 si arriverà a 8,5 miliardi di persone. Il numero degli over 65 da 674 milioni nel 2018 raggiungerà nel 2030 il miliardo, vale a dire un over 65 anni ogni 10 abitanti. Se guardiamo all’Italia la situazione è ancor più significativa. Nel 2020 gli over 65 anni erano circa 14 milioni (23,3% del totale della popolazione) ed è previsto che crescano ininterrottamente fino al
2040, quando si stima che saranno 19,2 milioni (33,6% del totale).

Nel mondo i longevi detengono una quota rilevante della ricchezza

L’incremento della longevità comporterà un cambiamento anche nei comportamenti con un superamento dello schema classico delle tre fasi della vita: studio, lavoro, pensione. Si dovrà continuare ad imparare e questo determinerà anche un cambiamento nelle abitudini di consumo. Non dimentichiamo che i longevi detengono una quota rilevante della ricchezza, ed esprimono una domanda crescente di beni e servizi. Sono in altri termini, un cluster molto interessante per tutte le aziende di produzione di beni
e di servizi. Ed anche dal punto di vista digitale, stanno crescendo significativamente. Forse qualche Ceo in più in età avanzata potrà essere utile per interfacciarsi con loro e magari anche per aiutare le aziende a comprendere come convivere con elevati tassi d’inflazione, cosa del tutto sconosciuta alle nuove generazioni.

Giovanni Maria Paviera

 

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