Mi ricorda De Sica. Christian De Sica.  Tra il rallysta di ieri e l’imprenditore di oggi credo sarebbe stato un bravissimo attore della commedia all’italiana (e vuole essere un complimento), perché Gabriele Noberasco è nato per lo spettacolo, che sia in prova speciale o nella vita di tutti i giorni. Scherzi a parte, ma non tanto, Gabriele Noberasco è stato uno spettacolare pilota (Odeon non a caso il suo soprannome) ed è oggi un imprenditore di successo.

Abituato alle sbandate controllate, alla guida spettacolare, Noberasco andrebbe ascoltato più che letto. Così come andava visto in gara e non si riusciva a raccontarlo. Sorrisi e risate, derapate ed eccessi verbali, piacevoli diversioni in strada e fuori strada, battute, intercalari, borbottii e subordinate, parentesi aperte e mai chiuse se non alla fine come una curva che non finisce mai. Gabriele è un imprenditore rimasto sé stesso, com’era da ragazzo, fortunatamente così diverso dai manager di professione, con la loro scontata e noiosa impostazione da tutti uguali. Ecco a voi Noberasco, il cui nome, non a caso, è anche un brand.

Ps. Le risposte sono state registrate e conservano uno “stile parlato” e non scritto

1-La tua prima auto e la tua prima auto da corsa.

La mia prima auto da corsa è stato è stato il Kadett GTE 1900 Gruppo uno, fatto dai Carenini. La prima gara vera è stata il rally Montecarlo junior, che era quello che si faceva a novembre per preparare chi avrebbe fatto poi il Montecarlo vero. E quindi la mia prima prova speciale è stato il Turini: roba seria! La mia prima macchina in assoluto, un bel 112 Elegant blu.

2-La tua strada del cuore?  e la tua prova speciale del cuore?

Dovessi dire strada del cuore per tutta una serie di motivi, così a freddo potrei dire Rezzo. Il bosco di Rezzo. Sì, perché è fascino, è strada, è contesto, è inverno, è il Sanremo, i rumori quando andavo a vedere le gare… Ci sono passato in prova ad andare su, e andare giù. Rezzo più di tante altre strade ce l’ho più in testa rispetto ad altre bellissime che ho fatto.

E la prova speciale del cuore…perché comunque ho corso gare stupende e io amavo tantissimo la terra e quindi devo dire Tergu in Sardegna, al Costa Smeralda. La prova Osilo Tergu. E ho fatto settimo assoluto in quel rally, ho fatto una bellissima corsa. E comunque Tergu, e se no Santa Luce a Sanremo.

3-La vittoria o la prestazione di cui vai più fiero?

La vittoria, a parte quella con te ai Savonesi che è stata mia prima vittoria, ho vinto in assoluto 3 volte, sempre il Rally dei Monti Savonesi. Poi ho vinto tante altre cose. Dovessi dire che quella di cui vado più fiero, e che porto proprio nella pelle, è aver vinto il gruppo A al Sanremo dell’83 con l’Alfetta GTV e aver fatto decimo assoluto, quella lì è una bella vittoria.

Perché è stata una gara veramente tosta, prova del Mondiale, lotta fino alla fine con Bentivogli, terra, uscite di strada, rientro insomma, è stata una roba abbastanza epica.

4-Rischio o prudenza? Cosa contraddistingue il tuo stile di guida.

Rischio no, ma a prudenza assolutamente zero, questo da sempre quando ero giovane, in tutte le cose che ho fatto, ho guidato sempre con questa grande irruenza che portava a correre con una gestione sempre molto aggressiva, non è che impazzivo di cacciarmi di traverso dove sapevo che c’era un burrone, oppure dove c’era una curva che chiudeva, cercavo di stare dentro dei limiti…

Però è chiaro che in quegli anni… le macchine, le caratteristiche, l’età che avevo, e anche la prestazione che, finché stavo in strada riuscivo a dimostrare, mi ha sempre portato a essere letto come uno che non aveva cervello… e non lo avevo! Devo dire che negli ultimi anni, quando mi è capitato di vedere dei filmati dove sono io quello che guida, mi è capitato un paio di volte di non riconoscere che ero io e dirmi, ma questo qua, ma come “cazzo” andava? E poi dopo i filmati… ah già ero io!

5-E nella vita?

Tendenzialmente sono uno determinato, quindi faccio delle scelte. Ho una caratterialità… nel senso che la determinazione porta certe volte a essere capace di avere un’incisività e quant’altro… anche in questo caso, piu rischio, senza andare a cercare delle scelte che mettono a rischio, ma certamente delle scelte.

Un rischio prudente, nel senso che io se potevo evitare di fare, però se devo prendere decisioni anche sul lavoro, toste e capaci di dare delle svolte, l’ho sempre fatto, con una cognizione di causa molto lucida, senza mai andare allo sbaraglio. Però ero determinato, lo sono sempre stato e sono ancora oggi determinato

6-Sali Gabriele, quella volta che un personaggio importante o un pilota ti ha detto sali …

Allora… non ho mai amato particolarmente salire con nessuno perché mi metteva un po’ d’ansia. Però quella volta con Andrea Zanussi col suo Mercedes 500 automatico a Cortina sulla neve me la ricordo bene. E lì ho capito quanto Andrea fosse un pilota di livello superiore, perché francamente guidare il Mercedes 500 berlina automatico sulla neve in discesa dalle Tofane, con una maestria…tic tac… io il giorno dopo l’ho fatto con la mia 75 e con tutti a bordo, siamo usciti di strada, siamo stati lì sotto 20 metri, poi è arrivato Fulvio Bacchelli, che ha preso solamente la mia signora, la signora di Andrea Zanussi e se n’è andato. E noi come due pirla siamo rimasti nel campo ad aspettare il trattore.

7- Visto che parliamo di macchine, la domanda è … e dietro la curva?

Ma dietro la curva, nella vita diciamo, hai talmente tante situazioni che non ti aspetti, che ovviamente nel pilotare, soprattutto nel mondo dei rally, ti hanno sempre messo nella condizione di riuscire a reagire a un imprevisto dietro la curva con un certo tipo di modalità.

In un rally della Costa Smeralda ad esempio, provando, mi sono trovato dietro la curva una mandria di mucche e siamo riusciti a passare, ma una di queste ha dato una cornata nel parabrezza che mi ha rotto il vetro e mi ha anche piegato il montante… deve avere avuto mal di testa per qualche giorno, ma siamo riusciti a salvarci e non prenderne neanche una, facendo boh, non so come.

Dietro la curva nella vita, anche in questo caso ti metti nella condizione che poi gli imprevisti sono tantissimi perché non puoi francamente riuscire a tenere sotto controllo, tutto quello che può accadere. Diciamo, sai reagire.  Poi ci sono anche gli imprevisti, quelli che ti prendono in contropiede come dietro la curva quando mi è nato il primo figlio, cioè che me lo sono visto uscire dalla culla della sala parto, che mi ha sgranato gli occhi, come per dire: “Ma tu saresti mio padre?”

Eraldo Mussa

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