Nel 1975, Giuseppe Mercurio fondava a Milano una Galleria che reca il suo nome; il carisma lo ha portato ad essere uno dei galleristi più apprezzati dell’ultimo cinquantennio. Potremmo apostrofarlo come un personaggio ‘sui generis’, che sotto un’apparenza di elegante e temperata normalità cela un animo brillante, in grado di interpretare l’arte del Novecento, anticipando l’evoluzione dei tempi e conquistando il mercato.

Da vero conoscitore d’avanguardia è stato uno dei primi ad occuparsi in Italia di Surrealismo lavorando con artisti di fama internazionale, ed avendo un occhio di riguardo per il Futurismo. La sua Galleria milanese è stata un focolaio di idee e di progetti artistici, che ha coinvolto le menti più vivaci a cavallo tra gli anni Settanta ed Ottanta. Innovazione e sperimentazione, in altri termini, sono state le parole chiave. Oltre che con i principali protagonisti dell’arte, Giuseppe Mercurio ha interagito con personaggi quali Jacques Chirac, il due volte presidente francese.

Lei è uno dei protagonisti del mercato dell’arte milanese degli ultimi cinquant’anni. Vuole raccontare com’è nato il suo progetto, il Centro d’Arte Mercurio?

La Galleria è nata da una grande passione per l’arte. Ho iniziato collaborando con artisti del calibro di Sebastian Matta e Wifredo Lam, considerati entrambi membri del Surrealismo e dell’École de Paris. Successivamente ho trattato maestri illustri, quali Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Filippo de Pisis, Enrico Baj, Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, Fortunato Depero, Giacomo Balla e Pippo Oriani, a cui nel 2001 ho dedicato anche una monografia. Dunque, dalla metà degli anni Ottanta, ho avuto una maggiore accortezza per il Primo e Secondo Futurismo.

Qual è il suo rapporto con gli artisti?

Il fil-rouge della Galleria è sempre stato il confronto diretto con loro, che ritengo essere una prerogativa necessaria per svolgere questo mestiere; ne accresce il valore da un punto di vista umano e culturale. Penso che le relazioni tra il gallerista e l’artista debbano nascere da un reciproco apprezzamento. Attualmente il Centro d’Arte collabora direttamente con Mark Kostabi, pittore statunitense.

Sicuramente la definizione di “mercante dell’arte” rende l’idea di un lavoro affascinante. Ogni gallerista porta con sé delle testimonianze e degli aneddoti. Nella sua lunga carriera le è mai accaduto qualcosa di eclatante?

Certamente posso affermare che in una così lunga carriera, come lo è stata la mia, sono capitate alcune cose a dir poco particolari. Ecco un fatto alquanto bizzarro: nel 1988 ho acquistato un dipinto dell’artista Gino Severini, tra i firmatari del Manifesto della pittura futurista. L’opera, intitolata, le “Danzatrici” e datata 1912, è rimasta nella mia collezione sino al 2015, poiché nel medesimo anno mi è stata confiscata, sul confine, dalle autorità francesi. Tutt’oggi ancora non ne sono tornato in possesso! Parlando, invece, di questioni più dilettevoli le potrei citare il giorno in cui, Renato Guttuso, mio amico, mi firmò un suo biglietto da visita per avere libero accesso a Palazzo del Grillo, sua abitazione romana.

Nel suo ultimo libro “Un ballo a Venezia”, pubblicato nel 2023, ha unito l’arte al linguaggio letterario. Le è piaciuto questo connubio, che io oserei definire un po’ rivoluzionario?

Trovo che sia un accostamento eccezionale. È stato un successo editoriale. Il libro racchiude il catalogo ed il commento delle opere di Corrado Fergnani e un racconto inedito dell’estratto del volume “Il mercante d’arte” di Francesco Lazzarini, narrante la vicenda di un giovane scrittore di romanzi e di un affermato mercante d’arte, che s’incontrano in un bistrot. Un mistero tutto da scoprire. Le confesso che il tutto è anche un rimando implicito alla vicenda del quadro di Severini. Altro non mi sento di svelare…

Come immagina il futuro? Ha dei progetti? Può rivelarci qualcosa?

L’arte e la Galleria, come avrà compreso, rappresentano la mia passione vitale. Io non mi fermo mai. L’ultimo progetto riguarda la preparazione del catalogo generale delle opere di Edoardo Franceschini, pittore siciliano. Vorrei precisare che non sono nuovo a questo genere di lavoro. Ho investito, negli anni, nella realizzazione di varie monografie: cito Mimmo Germanà, Pippo Oriani e Salvatore Provino. Per il futuro in divenire to be continued.

Martina De Tiberis

Martina De Tiberis

Laureata in Lettere Moderne e specializzata in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Ferrara con il massimo dei voti. Nel 2021 ha intrapreso il percorso per diventare giornalista pubblicista,...

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