Un appello per la Democrazia rivolto a coloro che ogni a Torino, ma, soprattutto, da Torino, dedicano all’argomento un vero e proprio festival delle idee. La richiesta di intervento in questo tempo speciale è stata promossa da una testata, Gazzetta Torino, diretta da Edmondo Bertaina. Una iniziativa che ha fatto discutere, ragionare e ha suggerito di trovare una via per definire questo tempo di emergenza e non solo.

Direttore Bertaina, qualche settimana fa la sua testata ha lanciato un appello che terminava: “Urge intervenire subito, partecipi dell’attualità. Adesso che il corpo della democrazia è caldo e ancora segnato dalle linee di febbre della pandemia, per curarlo con le parole e i pensieri adeguati”. Era una richiesta di intervento ai promotori di Biennale Democrazia, la rassegna torinese sul diritto e la cittadinanza. Com’è nata questa iniziativa?

Edmondo Bertaina – direttore di Gazzetta Torino

Nasce come richiesta collettiva, rivolta a tutti, va da sé che Biennale Democrazia, rappresenta e ospita molte tra le persone più autorevoli a livello nazionale nel campo del diritto e del suo complesso esercizio.

Per rispondere alla seconda domanda, proprio in virtù delle riconosciute competenze sui temi della democrazia, del suo impianto, della vocazione culturale della città a dibattere le contingenze, è parso strano che nessuno intervenisse, quasi sospetto.

Insieme ad alcuni amici ci siamo trovati a chiederci se, ciò che accadeva durante il confinamento e le regole che lo determinavano, fosse davvero legale o rispondesse a criteri di legittimità. Da questi presupposti si è arrivati a redarre l’appello.

Che riscontro ha avuto?

Inaspettatamente positivo, moltissime persone ci hanno scritto e hanno diffuso il breve testo. Il tema probabilmente covava sotto la cenere. Il web nel bene e nel male intercetta e apre opportunità di confronto, di discussione. Ovviamente per riscontro intendo una cerchia cittadina, contenuta ma interessata e impaziente di sapere di più, meglio. La testata che ha messo in circolo l’appello, GazzettaTorino, non è una corazzata dell’informazione, un grande giornale nazionale. Questo non significa che un piccolo sassolino non possa smuovere le acque.

Ma soprattutto, hanno replicato alla vostra richiesta? Un intervento di Gustavo Zagrebelsky su Repubblica del 29 luglio sembrava andare nell’alveo degli argomenti che avete sollevato nel vostro appello.

Dubito fortissimamente che il nostro piccolo appello sia giunto così in alto. Indubbiamente se un giurista del livello di Zagrebelsky interviene sulla questione significa che la strada che abbiamo intrapreso è corretta. Il silenzio andava rotto.

Ciò che è accaduto nel nostro paese con il Covid ha impattato con forza sia sul tema dell’eccezionalità sia su quello dell’emergenza. Due elementi che sono al centro della riflessione pubblicata su Repubblica. Ma si tratta di un estratto di un libro che Laterza farà uscire più avanti. Quindi parziale, una lettura completa del libro offrirà una visione più estesa del pensiero dell’accademico.

Che cosa pensa che resterà di questa campagna?

Difficile dirlo, gli esiti non sono mai così scontati. Sicuramente, a cose fatte, a pandemia, si spera, superata, non mancheranno le prese di posizione. Dibattiti e convegni sulla nostra democrazia nei momenti di difficoltà saranno all’ordine del giorno.
Peccato che arrivino comunque tardi.
La forza di un pensiero consapevole, che possiede tutti gli strumenti per analizzare gli eventi, diviene determinante se interviene mentre le cose accadono. Il senno del poi è perfetto ma arriva su un piatto freddo, induce all’italico conventio ad excludemdum, dove ci si è già accordati e si è deciso quali sono le idee accettate o accettabili e quelle a cui non è concessa voce.

Alessandro Cappai

Alessandro Cappai

Giornalista. Insegna giornalismo digitale al master in giornalismo “Giorgio Bocca” all’Università di Torino. È un orgoglioso iscritto dell’Online News Association. È stato speaker al Festival...

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