È emerso da una ricerca condotta nelle ultime due settimane d’aprile (per la precisione, dal 20/4 al 2/5) per Il Foglio: nel mondo web il tema dell’antifascismo non interessa a nessuno. Solo l’1,1% delle conversazioni ha riguardato questo argomento, nonostante fossero i giorni del 25 aprile.

Insomma, mentre i media mainstream davano enfasi al dibattito fascismo/antifascismo e dotti commenti sul “caso Scurati” da parte della crème dell intellighenzia italiana si rincorrevano continuamente su giornali e televisioni (soprattutto) generaliste, gli italiani pensavano al calcio: la vittoria dell’Inter nel campionato ha coinvolto il 27% degli utenti della rete.

In altre parole, le stelle dei nerazzurri surclassano come interesse quelle dei partigiani. Gli snob (nell’accezione di “sine nobilitate”) obietteranno che le aspirazioni della plebe si sono sempre fermate a “panem et circenses”, il che già per sè sarebbe, a mio parere, un punto di vista elitario e poco democratico. Se tralasciamo i discorsi ludici, vediamo che (sempre secondo la ricerca Il Foglio-SocialData), il topic lavoro-occupazione si trova al primo posto, con il 14,5% delle conversazioni. Insomma, divertimenti a parte, l’attenzione va sugli aspetti concreti della vita.

In realtà, non è che il teatrino della politica sia poi tanto trascurato: il topic politica-governo raccoglie comunque il 13,8%. Questa confortante percentuale è stata trainata, nelle due settimane oggetto di osservazione, dal toto-nomi dei candidati alle Europee. Curiosità ha destato l’invito del (o della?) Premier Meloni a scrivere sulla scheda solo “Giorgia”, con conseguente ampio dibattito sulla rete.

Insomma, non è che la politica non interessi, sono proprio le discussioni sull’antifascismo che cadono nell’indifferenza. Come sempre, non esprimo la mia opinione, anche se non mi stupisce che a quasi 80 anni dalla fine della guerra, l’attenzione sia un po’ calata, con la stragrande maggioranza dei protagonisti dell’epoca ormai scomparsi, salvo un pugno di ultra 95enni.

Quello che invece sottolineo è lo scollamento sempre più evidente tra i media mainstream e il Paese reale. Ormai, pare proprio che la stampa si sia chiusa in un corto circuito autoreferenziale da cui gli interessi dei lettori sono esclusi. Il crollo della diffusione (al netto dell’arrivo di Internet) ne è logica conclusione. Il che non mi sembra un buon segno per la democrazia.

Milo Goj

Milo Goj, attuale direttore responsabile de L’Incontro, ha diretto nella sua carriera altri giornali prestigiosi, come Espansione, Harvard Business Review (versione italiana), Sport Economy, Il Valore,...

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