Tra i tanti temi che L’Incontro del 2007 ha esaminato, ritengo che sia di particolare interesse quello che il n. 7 del settembre 2007 ha dedicato al “Fenomeno Grillo”. A distanza di anni da allora si potrebbe ironizzare sulla lungimiranza del titolo, in quanto non si può certo dire che Grillo sia stato un fenomeno, quanto, nel senso letterale del termine, una “apparizione”, che, con uguale velocità, è comparso sulla scena politica italiana per poi praticamente scomparire. Che cosa ci può dire in proposito?

È indubitabile che da allora ad oggi la situazione in Italia sia profondamente mutata (forse in peggio), ma non si può negare che, all’epoca, Grillo ed il suo Movimento 5 Stelle venne visto come una novità assoluta nella palude della nostra politica. Il suo proporsi come alternativa a tutti i Partiti (tanto che la nuova forza venne chiamata “Movimento” e non “Partito”), così come le critiche velenose (al limite dell’ingiuria) che Grillo allora dispensava a tutti i politici, fecero “innamorare” gli italiani al punto che in pochi anni i 5 Stelle giunsero ad un risultato elettorale notevolissimo, con oltre il 30% dei voti.

Un Movimento allora senza competenze

La più totale assenza di competenze all’interno del Movimento e la solita “guerra interna” che, come è avvenuto nella storia dei nostri Partiti, si è sempre scatenata non appena si è raggiunto il potere (basti pensare alle feroci divisioni interne della Democrazia Cristiana, che pure aveva negli anni ‘50 e primi anni ‘60 oltre il 40% dei voti) hanno reso oggi il Movimento 5 Stelle un Partito molto meno rilevante nella scena politica nazionale.

Il M5S puntava a delegittimare tutti i partiti

È comunque opportuno ritornare alle origini e vedere insieme che cosa scrisse L’Incontro  nel 2007 su Grillo. Partendo da una proposta di legge del tutto ragionevole – cioè quella di vietare che al Parlamento si potessero candidare condannati con sentenza definitiva – e avvalendosi del consenso popolare su questa iniziativa, Grillo, in realtà, mirava più in alto, cioè ad una totale delegittimazione di tutti gli altri Partiti politici.

Debellare il “tumore della democrazia”…

Questo così diffuso consenso popolare – che ricorda quello ottenuto nell’immediato dopoguerra dal commediografo napoletano Guglielmo Giannini, ideatore dell’”Uomo Qualunque”, divenuto giornale e infine Partito – sta allarmando gli ambienti politici dei due Poli. Infatti Grillo definisce i Partiti “il tumore della democrazia”, tuona contro i costi della politica, contro deputati e senatori (che dovrebbero, in base ad una nuova legge, essere eletti per via diretta e per non più di due legislature), contro la legge Biagi (che “ha creato milioni di schiavi moderni”), contro singoli personaggi”.

Le critiche di Grillo a 360°

Egli infatti non risparmiò critiche anche alquanto sprezzanti a De Michelis, a Mastella, ad Amato, a Prodi, a Veltroni, a Berlusconi, a Bossi ed a tanti altri. L’Incontro di allora giustamente rilevava come “Le feroci critiche di Grillo sono fondate, ma purtroppo si esprimono con uno stile demagogico e qualunquista, condito di un turpiloquio di cui Bossi è stato il rozzo propugnatore. La sua contestazione della Destra e della Sinistra risulta una sfida all’attuale sistema politico, ma anche alla democrazia parlamentare che è il male minore della dittatura. A di là degli sfoghi beceri e volgari, Grillo offre scuramente un’attrattiva, ma non un’alternativa politica. Profeta populista, “disincantatore” (come egli stesso si definisce), quale futuro avrà? Fonderà, contraddicendosi, un nuovo Partito-antipartito? Sulla sua tribuna ambulante nelle piazze italiane si proietta l’ombra dell’”Uomo Qualunque”, immagine dell’ascesa e del crollo di un altro illustre teatrante: Guglielmo Giannini”.

Una lucida osservazione

La lucidità delle osservazioni de L’Incontro avrebbero dimostrato negli anni futuri che quel progetto era piuttosto vacuo e privo di consistenza. Ne sono state l’esempio più chiaro le nomine dei due sindaci “5 Stelle” di Torino e di Roma, che si sono distinte per la politica del “non far quasi nulla”.

Alessandro Re

 

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