L’assegnazione del Premio Nobel per l’economia a Claudia Goldin “per avere fatto progredire la nostra comprensione dell’andamento del mercato del lavoro per le donne”, rappresenta una tappa importante verso la parità di genere. Non tanto perché la 77enne docente della Harvard University è stata la prima donna a conquistare da sola il Nobel per l’economia (precedentemente l’avevano vinto Elinor Ostrom ed Esther Duflo, ma entrambe in “coabitazione” con un uomo), quanto per avere riportato i riflettori sulle disparità e le ingiustizie di genere in ambito lavorativo. Un problema ancora irrisolto anche nel mondo occidentale.

La professoressa Goldin ne ha tracciato la storia, individuandone i punti critici. Interessanti le analisi sull’impatto sulle carriere femminili della sfera personale (matrimonio e famiglia), della diffusione delle scuole miste e persino dell’uso degli anticoncezionali. Tra i parametri dell’emancipazione femminile non manca neanche la scelta del cognome dopo il matrimonio come indicatore sociale. Su questo punto negli Stati Uniti non sono mancate nel recente passato polemiche nei confronti di Hillary Rodham e Michelle La Vaughn Robinson, che, nonostante la loro più volte dichiarata avversione contro ogni forma di maschilismo, continuano a farsi chiamare con il cognome del coniuge, rispettivamente Clinton e Obama.

Personalmente, applaudo all’assegnazione del Premio a Claudia Goldin perché ha riportato ila questione del “gender gap” su binari concreti, su cui scorre lo sviluppo della nostra società. L’ingresso delle donne nel mercato del lavoro e la loro conquista di posizioni importanti ha e ha avuto una rilevanza storica fondamentale in Occidente e potrebbe averla in tutto il pianeta. Ultimamente, invece, si stava prendendo una deriva a mio avviso fatua. Con dibattiti al limite del grottesco sull’opportunità di avere negli uffici e nei luoghi pubblici toiletteunisex”, o sul fatto di indicare Giorgia Meloni come “Il Presidente”, “La Presidente” o “La Presidentessa”.

Milo Goj

Milo Goj

Milo Goj, attuale direttore responsabile de L’Incontro, ha diretto nella sua carriera altri giornali prestigiosi, come Espansione, Harvard Business Review (versione italiana), Sport Economy, Il Valore,...

Discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *