Lo scorso 12 dicembre, nella sezione “Primo Piano”, che apre il giornale, abbiamo pubblicato l’articolo di Corrado Poli “Israeliani ed ebrei”. Il nostro autore ha affrontato un tema spinoso, con argomentazioni approfondite e linguaggio pacato. Nonostante ciò, non si può negare che abbia toccato un nervo scoperto.
Come mia abitudine, non ho preso posizioni personali e ho invitato i lettori a intervenire. Qui di seguito pubblico quanto ci ha scritto P. R. una lettrice di origine ebraica. La ringrazio per il suo intervento (che esprime opinioni strettamente personali) e rinnovo l’invito a intervenire. Ogni opinione è bene accolta, purché sia argomentata in modo civile, senza offese personali.
La lettera di P.R.
“Sicuramente almeno il 50% degli israeliani si considera laico, anche se le tradizioni culturali e religiose sono sempre sentite molto fortemente. Ed è proprio questo che li aveva resi ‘deboli’ ahimè. Dal 7 ottobre tutto è cambiato, il popolo intero si è ricompattato e questo non verrà dimenticato per parecchio tempo. Ora è il momento di restare uniti, Israele potrà essere distrutta soltanto dal suo interno, ma non succederà. Questa è l’unica nota positiva di questi fatti atroci.
Il mio amico M.S. ha visto i video integrali e non credo potrà più dormire la notte per il resto della sua vita. Quando un ebreo, anche laico, viene minacciato, in un istante non esiste più nulla se non quello di difendere la sua gente e la sua terra a qualsiasi costo. Ho molti amici pentiti della loro debolezza e buona fede degli ultimi anni. Ora sono pronti a comprare armi da tenere in casa. Nulla sarà più come prima. Ci sono molti punti oscuri in questa vicenda come per l’11 settembre. Non è credibile che nessuno sapesse”.
Milo Goj
