“La Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Questa frase è stata aggiunta nella nostra Costituzione nel febbraio del 2022, a completamento dell’articolo 9, quello dedicato alla promozione di cultura, arte e ricerca scientifica. L’articolo, in realtà, affermava già originariamente che anche il paesaggio andasse tutelato. Ma si trattava di un paesaggio nell’accezione crociana.

Un concetto prevalentemente estetico che comportava essenzialmente la necessità di non danneggiare le nostre bellezze naturali. La nuova consapevolezza ambientalista e in particolare la sensibilità animalista sono alla base del concetto aggiunto. Per tutela della biodiversità, la maggior parte degli studiosi intende che vanno protette tutte le forme di vita, compresi i microorganismi, presenti in un ecosistema. In parole povere e approssimative, in un determinato ambiente. E, quando l’habitat (insieme ai suoi “abitanti”) è stato distrutto, andrebbe ripristinato. Sabato 22 aprile, in occasione della Giornata della Terra, è stato lanciato un drammatico grido di dolore: delle 8 milioni di specie viventi conosciute, un milione è a rischio di estinzione.

La vicenda di Andrea Papi, il runner 26enne ucciso dall’orsa JJ4, andrebbe inquadrata in questo contesto. Sinora a prevalere sono stati gli aspetti emotivi e ideologici, non di rado conditi di retorica. Gli italiani si sono divisi tra chi vuole vendetta contro l’orsa (e si va dalla richiesta della pena di morte a quella della detenzione) e chi sostiene che l’orsa si è comportata secondo natura, difendendo i propri cuccioli da una presenza improvvisa. Quindi non merita alcuna punizione. Ma, al netto della tempesta di emozioni scatenate dalla terribile morte di un ragazzo, sono altre le posizioni, profonde, che si contrappongono. Da una parte c’è quella tradizionale per cui l’uomo è la misura di tutte le cose. Il creato è a sua disposizione, sia per bisogni primari (mangiare, vestirsi, avere una casa), sia più futili. Con questa logica per millenni l’uomo ha ucciso animali, ha distrutto boschi, ha sfruttato tutte le ricchezze del pianeta.

Dall’altra parte c’è chi rifiuta la logica antropocentrica e specista e sostiene che per evitare la morte del Pianeta, occorra un cambiamento a 180 gradi. È inutile lamentarsi della possibile scomparsa di un milione di specie e per la riduzione progressiva delle foreste e poi tenere sempre al centro l’uomo che è la causa di questa tragedia ambientale. I teorici della biodiversità sostengono che bisogna ripristinare il più possibile gli habitat naturali. Non per questione di buon cuore verso le altre specie, ma per riportare l’equilibrio sulla Terra ed evitarne la distruzione. Così, la bonifica delle paludi, per avere più terra da coltivare e debellare malattie come la malaria, sarebbe stato un errore, perché ha alterato l’ordine naturale, danneggiando non solo le specie, come le zanzare, che in quelle zone ci vivono, ma anche gli uccelli migratori che, hanno perso un punto di riferimento indispensabile per i loro spostamenti. Una corrente di pensiero sostiene che, a partire dalle aree bonificate dal Duce, occorra invertire la rotta e ricreare zone paludose. In questa logica, la storia degli “orsi assassini” cambia prospettiva.

Se per millenni l’arco alpino ha ospitato questi grossi plantigradi, che, sterminati dall’uomo si erano ridotti a poche decine, per non dire poche unità, è ora corretto, in nome dei nuovi principi della biodiversità, porre rimedio, riportando gli orsi. Ma non va seguita la logica della riserva indiana, rinchiudendoli in aree che da cui non possono uscire. Sarebbe una visione sentimentale e, al massimo di testimonianza. Ma, secondo le logiche anti-speciste che si stanno affermando, gli orsi (e le altre specie) vanno lasciati liberi. Altrimenti l’equilibrio naturale non si potrebbe ristabilire.

Quindi, se si rifiuta la visione antropocentrica che vedeva il benessere e la sicurezza umana come estremi valori, gli orsi (per restare all’attualità italiana), vanno lasciati liberi e non devono essere perseguiti. E nemmeno limitati. Se poi si creano potenziali incidenti con gli uomini, questo rientra nel l’equilibrio naturale. Personalmente non prendo posizione. La mia generazione è cresciuta nella convinzione che se un animale fosse pericoloso, andrebbe reso inoffensivo, anche a costo di eliminarlo. Ora (e anche questa è una logica conseguenza dei “Fridays for future” di Greta e di altri movimenti affini, seppur indiretta), questa convinzione è messa in crisi. Se per salvare il pianeta occorre tornare agli ecosistemi distrutti dall’essere umano, allora i problemi causati dagli orsi in Trentino (e ovviamente da altre specie in altre zone), sono un inevitabile danno collaterale.

Milo Goj

Milo Goj, attuale direttore responsabile de L’Incontro, ha diretto nella sua carriera altri giornali prestigiosi, come Espansione, Harvard Business Review (versione italiana), Sport Economy, Il Valore,...

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