L’appello lanciato dalla Società editrice e dalla redazione de L’INCONTRO affinché “i proventi dell’otto per mille dell’IRPEF siano destinati al Servizio Sanitario Nazionale per … fronteggiare la gravissima emergenza da coronavirus che ha investito il nostro Paese” mi trova del tutto d’accordo, ma con una ben diversa impostazione finanziaria.

Sin da quando venne istituito questo contributo volontario dei cittadini a beneficio delle singole confessioni religiose, fra cui lo Stato della Città del Vaticano, i laicisti ed in particolare i Radicali, gli iscritti all’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno” e i membri dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) hanno contestato il meccanismo finanziario attraverso il quale viene percepito il contributo destinato alla Chiesa cattolica. Infatti a questa pervengono non soltanto le somme specificamente ad essa destinate dai singoli contribuenti che hanno scelto la Chiesa (come avviene per gli altri culti religiosi) ma vengono anche ripartite le quote non espresse (cioe quelle che non vengono destinate in quanto il contribuente non firma ne per lo Stato, ne per una delle confessioni religiose ammesse a fruire dei fondi).

Si tratta di una vera e propria truffa per cui la Chiesa nel 2016 con il 37% delle firme si e aggiudicata l’80% dei fondi, pari a 1 miliardo e 18 milioni di euro. Nel 2018 l’incasso si e ridotto a 986.070.000 euro. L’importo viene destinato a spese di culto o pastorali, all’edilizia di culto, alla catechesi, all’educazione cristiana, ai Tribunali ecclesiastici e a non ben specificate “esigenze di rilievo nazionale”.

In definitiva si dovrebbe riformare l’attuale sistema di ripartizione dei fondi, versando alla Chiesa quanto ad essa realmente destinato.

I contributi senza indicazione (il 55% dei cittadini lascia in bianco tutte le caselle della propria dichiarazione dei redditi) dovrebbero essere versati allo Stato ponendo cosi fine ad uno dei tanti iniqui privilegi di cui fruisce in Italia la Chiesa cattolica.

Bruno Segre

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Bruno Segre

Avvocato e giornalista. Fondatore nel 1949 de L'Incontro

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