Tanti sono stati gli argomenti che L’Incontro ha trattato nel 2011. Dall’attentato alle Torri Gemelle a New York alle dimissioni del Governo Berlusconi. E ancora l’aumento demografico del pianeta sino a 7 miliardi di abitanti, la richiesta all’ONU da parte della Palestina di essere riconosciuta come Stato. Ma ce n’era uno di assoluta importanza che merita tutta la nostra attenzione. Mi riferisco all’anniversario dell’Unità d’Italia, al quale L’Incontro aveva dedicato l’intero numero 2 del marzo 2011. Il titolo a tutta pagina era “Da 150 anni L’Italia è unita”.

Al testo erano allegate fotografie dei principali protagonisti (Cavour, Garibaldi, Re Vittorio Emanuele II e Mazzini). E inoltre  il testo integrale dell’inno nazionale, “Inno di Mameli”, dal nome del giovane che lo aveva scritto e che morì a Roma nel 1849, combattendo per la difesa della Repubblica Romana. Ce ne vuole parlare?

In effetti tale ricorrenza meritava di essere ricordata e celebrata in modo degno. Questo sia per la sua importanza, sia per contrastare alcuni soggetti, quali la Lega, che avevano subito dichiarato, a chiare lettere, tutta la loro contrarietà alla celebrazione di tale evento come Festa Nazionale. Nonostante ciò il 22 febbraio 2011 venne pubblicato sulla G.U. il Decreto-legge che istituiva il 17 marzo, anniversario della proclamazione dell’Unità d’Italia, giorno festivo, sia pure limitatamente all’anno in corso. In Consiglio dei Ministri si erano dichiarati contrari i ministri leghisti Bossi e Calderoli, mentre Maroni si era opportunamente assentato! La norma comunque venne approvata e il 17 marzo 2011 venne quindi celebrato in tutta Italia, a ricordo dell’Unità faticosamente raggiunta 150 anni prima.

Che cosa era avvenuto il 17 marzo1861?

L’Incontro di allora scriveva quanto segue. “La legge 4671 del regno di Sardegna, l’ultima dello Stato Sabaudo, pubblicata sulla G.U. del 17 marzo 1861 annunciò che il Senato e la Camera dei Deputati avevano approvato che Vittorio Emanuele II assumesse il titolo di re d’Italia. Ciò significava la proclamazione ufficiale del nuovo regno d’Italia”. L’articolo proseguiva dando atto come l’evento fosse il risultato di un processo lungo e difficile. Giunto dopo guerre sanguinose contro l’Austria (alla quale era stato strappato il Lombardo-Veneto). E inoltre grazie alle annessioni di tutti gli altri Stati (ad eccezione dello Stato Pontificio e di Roma).

Finalmente l’Italia unita!

Non si nascondevano neppure le difficoltà che il nuovo Stato avrebbe dovuto affrontare, ma era, finalmente, il coronamento di un sogno: l’Italia unita!
L’Incontro concludeva nel modo seguente. “Eppure, nonostante ogni sorta di difficoltà (mancanza di risorse, analfabetismo, brigantaggio, ostilità del clero, assenza di legittimazione internazionale, arretratezza di gran parte del territorio, tensioni politiche, debolezze e confusioni culturali) l’Italia era ormai incamminata sulla via del progresso.

Patria e Libertà

Nei cittadini migliori ardeva l’amor di patria che ricordava quando pronunciare le parole “Patria” e “Libertà” era un delitto punibile con l’esilio, con la galera, con la morte. Ricordavano che per tanti secoli l’Italia, celebrata da Dante e da altri poeti, era divisa in sette Stati, governata da tiranni, oppressa dallo straniero, tenuta nell’ignoranza e nel bigottismo dalla Chiesa. Derisa da letterati di altri Paesi, ma pur riscattata dalla dignità nazionale dei martiri che con azioni generose e società segrete si opposero innalzando il vessillo tricolore”.

Alessandro Re

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