In Bielorussia – Paese satellite della Russia – questa mattina alle 4 la popolazione è stata svegliata da centinaia di messaggi sui cellulari: guerra. Da quel momento è iniziati un tam tam di notizie, di foto, di preoccupati commenti … Il presidente-dittatore Lukashenko appare in Tv per rassicurare i cittadini “saremo vicini alla Russia, al loro fianco fornendo le basi e le forze di cui avrà bisogno”. “Vinceremo”.

Nella città di Babruysk, così vicina alla frontiera con l’Ucraina da essere stata devastata dalla nube tossica di Chernobyl, si fa fatica a credere che sia vero. Da settimane i tank russi stazionano nella periferia, le strade sono percorse da mezzi militari ma doveva essere solo un’esercitazione, così avevano detto.

E invece oggi sui portoni dei palazzi sono apparsi avvisi per chiamare i volontari ad unirsi all’esercito. Nei supermercati la merce già scarseggia, le scuole sono state chiuse.

Una guerra evitabile

Sono giorni che in Tv si presenta l’Ucraina come uno stato canaglia il cui governo contrasta la legittima aspirazione del popolo di unirsi alla Russia e sembra stia portando i risultati sperati. Dalla finestra di casa si sente un litigio in strada: un uomo in divisa alza la voce con un civile urlando le ragioni della guerra. “Gli Ucraini sono nazisti e opprimo il popolo russo”.

Però il popolo bielorusso non vuole la guerra, non vuole sentirne le ragioni: fino a ieri in Ucraina vivevano amici, parenti. Come possono oggi essere diventati nemici, chi lo ha deciso?

Ma il popolo non la vuole…

I bielorussi sanno solo che lo stipendio di un autista di Tir che lavora per una società russa, per un viaggio di 45 giorni di viaggio in condizioni estreme, fino a Murmansk dove il termometro ha segnato -18 , doveva essere 800 dollari. Lunedì 21 però è stato pagato in rubli russi e al cambio ha perso 80 dollari mentre i prezzi delle merci sono in aumento.

Dall’altra parte del confine intanto altri cellulari inviano gli stessi messaggi.

Famiglie svegliate dalle esplosioni sono fuggite nelle cantine, alcuni stanno cercando di allontanarsi dalla città ma le strade sono bloccate. “There’s no Nato military in Ukr, only arms but not easy to move around”. Gli obiettivi sono gli aeroporti militari “they are destroying military infrastructure and then the tanks… but I’m afraid its the first stage”.

Una domanda poi a cui è difficile dare una risposta “is it he US involvement that caused it?

Mentre noi, come dice Cecilia Strada, stiamo assistendo al congelamento delle coscienze di fronte al pericolo più grande che sta colpendo l’Europa dalla fine della seconda guerra mondiale.

Il contributo è firmato dell’avvocato Cinzia Gaeta che in Bielorussia ha una mia figlia adottiva e molti amici in Ucraina.

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