I – In un articolo di Paolo Mieli, apparso sul Corriere della Sera del 2 aprile u.s., viene affrontato dall’Autore, con la consueta chiarezza, il delicato tema della “dignità” degli Atenei non già rispetto ai fatti di Gaza (di per sé gravissimi ed inaccettabili), ma rispetto ai “valorosi” contestatori. Questi ultimi, nell’immagine che è stata ampiamente diffusa, con bandiere e uno striscione per il boicottaggio delle Università (!) israeliane, sono tutti a testa alta, mentre i membri del “senato accademico” no.

Dice Mieli: “chi legge al computer, chi un documento cartaceo, chi il telefonino, chi armeggia ad un microfono, chi cerca qualcosa sotto il tavolo. Non uno che abbia avuto la “dignità” di alzare gli occhi e guardare in direzione dell’obiettivo”.

II – Ora, nell’assai lontano 1938 era successa, a parti invertite e con maggior gravità, la stessa cosa. Il regime fascista dichiarando, “in seguito alla conquista dell’Impero”… “l’attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale” (v. Dichiarazione del Gran Consiglio del 6 ottobre 1938), avviava un gravissimo processo di espulsione  degli ebrei, sia come docenti che come studenti, da tutte le scuole del Regno, Università comprese, oltre a tutte le altre limitazioni che poi condussero alla loro “eliminazione”.

E che cosa avvenne allora in tutte le Università Italiane? Nella seduta del 14 ottobre 1938, con notevole celerità, il Consiglio della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino (come è poi avvenuto in tutte le altre Università italiane), prendeva la seguente delibera: “Il Preside comunica che i Professori di razza ebraica, esclusi dall’insegnamento, nella nostra Facoltà sono i Professori Vitta e Ottolenghi; invia loro un saluto, ricordando la collaborazione alla Facoltà”.

Non una parola neppure sulle ragioni di queste norme che violavano il principio stesso di umanità; anzi, inchinandosi proni al volere del Duce, provvedevano ad inviare loro un semplice saluto, ringraziandoli per la collaborazione prestata! Altro che “schiena dritta” rispetto a norme che erano a dir poco vergognose! Non basta.

Il Consiglio di Facoltà, nella stessa seduta, aggiungeva una ulteriore “perla” alla propria delibera: “La Facoltà delibera di proporre che si aggiunga all’elenco delle materie complementari per la laurea in Giurisprudenza, la “Demografia generale e demografia comparata delle razze”.

Una conclusione amara. Chi avrebbe il dovere, allora come ora, di indirizzare i giovani al dialogo, alla tolleranza, alla comprensione reciproca e, quindi, alla pace, sono i primi che imitano Don Abbondio, il quale, di fronte al Cardinal Borromeo ammise che: “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.

Alessandro Re

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