La recente notizia della morte di Gianni Vattimo mi ha richiamato alla mente la revisione da lui operata dell’interpretazione classica del pensiero nietzschiano da parte della sinistra.

D’altro canto, il ricordo autobiografico della mia prova orale di filosofia alla maturità liceale negli anni ’70 – prova nella quale, in un periodo a dir poco ostile, avevo entusiasticamente sostenuto le tesi eretiche dei “riabilitatori” di Nietzsche e di Heidegger – mi ha portato quasi ipnoticamente a un’associazione di pensieri, di natura meramente linguistica e non concettuale, tra la storia della sinistra e il nietzschiano “eterno ritorno dell’uguale”. Il motivo di tale libera associazione di idee nasce dal contesto politico dato dall’elezioni supplettive per il Senato della Repubblica, elezioni che si terranno il 22 ottobre prossimo nella circoscrizione di Monza, a seguito della morte di Silvio Berlusconi.

A Monza Cappato o Galliani?

Dopo “l’autocandidatura” di Marco Cappato di area radicale, ben noto al grande pubblico per le sue battaglie per la difesa dei diritti civili, PD e Movimento 5Stelle hanno deciso di appoggiare Cappato quale candidato comune del centrosinistra contro Adriano Galliani indicato dalla destra governativa. Come sempre accade a sinistra, ne è sorta immediatamente una polemica tra esponenti delle varie parrocchie che protestavano per il delitto di lesa maestà, posto che un candidato di modesta base elettorale si era imposto su partiti che godono nelle urne di numeri dieci volte più ampi.
E pare che i più insofferenti siano i militanti M5s che avrebbero voluto un candidato di bandiera.

Il comunismo e il socialismo massimalista hanno sempre preferito combattere la socialdemocrazia

Nei social e nelle chat tutti ne hanno approfittato per regolare i vecchi conti, e così i comunisti d’antan – quanto meno sedicenti – hanno scatenato il loro odio contro i cristiani del PD e i loro sodali, in un clima più libanese che brianzolo. Si tratta invero delle stesse persone che nel 2022 non avevano votato il candidato sindaco del PD perché cattolico, cercando inutilmente di favorire l’ex missino suo avversario. A tal riguardo, in via generale, deve rammentarsi che la storia della sinistra è stata contrassegnata dalle scissioni, dalle divisioni, dal settarismo e dal conflitto. Peraltro, più nello specifico, è utile ricordare che, nei momenti più drammatici, il comunismo e il socialismo massimalista hanno sempre preferito combattere la socialdemocrazia – definita da Claudio Lolliquel mostro senza testa” – invece che combattere il fascismo, considerato, forse, un male minore.

Mussolini riuscì ad andare al potere grazie alla sinistra massimalista

Al di là del conflitto tra le varie Internazionali, è sufficiente fare riferimento alla storia italiana e rammentare che Mussolini riuscì ad andare al potere grazie alla sinistra massimalista. Quando, dopo la caduta di Facta, forte dell’intesa con Don Sturzo Turati propose un governo che restaurasse la legalità e affrontasse il fascismo, egli fu “linciato” dai comunisti e dal suo stesso partito controllato dai massimalisti. I socialisti riformisti si erano resi conto del pericolo nazionalista e avevano compreso che la priorità, in quel momento, era la difesa della democrazia, ma purtroppo essi vennero definiti volgari traditori perché cooperanti con la borghesia, e la sinistra, di fatto, ritenne – consciamente o inconsciamente, poco importa – che fossero sempre meglio vent’anni di dittatura fascista e una guerra mondiale, rispetto al tradimento delle utopie rivoluzionarie.

A distanza di cento anni non pare sia cambiato molto

Nelle elezioni del 2022 la destra ha conquistato un grande numero di seggi e una vastissima maggioranza parlamentare grazie al fatto che le opposizioni si sono presentate divise, e tra loro in lite, anche nei collegi uninominali dove, se unite, avrebbero vinto.
E qui torniamo a Nietzsche e all’eterno ritorno. Se dovessi discuterne appropriatamente – anche ammettendo che ne abbia la competenza – dovrebbe darsi atto che la relazione tra Nietzsche e la cultura di sinistra è una questione seria, profonda, che vede il recupero del filosofo tedesco in chiave esistenzialistica da personaggi del calibro di Gianni Vattimo e Massimo Cacciari – e prima di loro Gilles Deleuze e Michel Foucalt in Francia – personaggi che hanno, fra l’altro, anche se da prospettive diverse, scorto nel pensiero nietzschiano la denuncia dei limiti dell’ideologia produttiva e utilitaristica del sistema borghese, e la riscoperta della soggettività come fonte di creatività e di ribellione libertaria.

L’eterna ed uguale ripetizione degli stessi errori da parte della sinistra

Anche oggi confermerei – come avevo sostenuto da ragazzino, quasi cinquant’anni fa – che Marx e Nietzsche sono legati dalla comune istanza distruttiva della società ottocentesca, delle sue strutture, della sua morale. Ma ora – con qualche decennio in più all’anagrafe – vedrei pure la difficoltà di slegare talune affermazioni di Nietzsche dalle interpretazioni di sapore eugenetico rielaborate dal regime hitleriano (pur con le riserve concernenti le mistificazioni operate dalla sorella Elisabeth). Per mia fortuna lo spunto per questo articolo non è affatto il richiamo di riflessioni profonde attinenti al contributo di Vattimo al dibattito filosofico novecentesco, ma una ironica e superficiale associazione linguistica tra il noto costrutto di Nietzsche – la cui opera fu oggetto di analisi ermeneutica da parte di Vattimo – e l’eterna ed uguale ripetizione degli stessi errori da parte della sinistra.

Strati di popolazione si stanno impoverendo sotto la soglia di sopravvivenza

Viviamo un momento storico nel quale si sta perdendo ogni umanità, larghi strati di popolazione si stanno impoverendo sotto la soglia di sopravvivenza, il rispetto dei diritti umani è spesso subordinato alle esigenze della propaganda politica, stanno riemergendo i vecchi fantasmi della Nazione e della Razza come valori portanti, si stanno facendo passi indietro rispetto ai diritti civili e alle libertà conquistate negli ultimi decenni, si stanno qualificando le diversità come inferiori e anormali, e si stanno persino mettendo in discussione alcune norme tra i principi fondamentali della Costituzione.

In questo contesto l’urgenza è capire se la priorità per la sinistra è la ricerca di temi condivisi che, nell’emergenza, uniscano le diversità per la difesa di principi comuni – molti dei quali stanno alla base delle specifiche battaglie di Marco Cappato – oppure se debba prevalere la difesa, dura e pura, per ciascuno, del proprio perimetro all’interno del proprio campo, facendo la guerra ai fratelli e ai vicini benché questi ultimi appartengano al proprio schieramento. Dalla lettura dei social e delle varie chat mi sembra di capire che la risposta l’aveva già data Nietzsche nel 1882, quando aveva spiegato che tale storia “dovrai riviverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo” (La Gaia Scienza).

Massimo Chioda

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