Dopo le elezioni di aprile il panorama politico spagnolo è completamente cambiato e c’è stata una rivoluzione del sistema politico abituale.
Infatti i risultati sono stati sorprendenti in quanto nessuno dei partiti è riuscito ad avere una maggioranza sufficiente per poter andare al governo con l’appoggio esterno di qualche piccolo partito, come successo fino ad oggi.
I risultati sono stati i seguenti:
Il Partito Socialista (PSOE) ha avuto il 28,68% dei voti e 123 seggi mentre il suo antagonista, Partito Popular (PP) ha avuto il 16,7 % dei voti e 66 seggi.
Dopo questi due partiti “storici” ci sono Ciudadanos (CS), il nuovo partito nato in Catalogna per far fronte all’indipendentismo e che ha avuto successo a livello nazionale approfittando dei casi di corruzione del PP, ottenendo il 15,86% e 57 seggi.
Podemos (UP), partito populista di estrema sinistra, ha avuto il 14,31% e 42 seggi.
VOX, che sarebbe il corrispondente di UP però di estrema destra, ha avuto il 10,26% e 24 seggi.
ERC, partito indipendentista catalano, ha avuto il 3.89% e ben 15 seggi (questo è il problema del sistema elettorale spagnolo, che premia i partiti regionalisti che si presentano in una determinata Regione e penalizza quelli che si presentano su tutto il territorio nazionale).
Il PNV, partito nazionalista basco, ha avuto l’1.51% e 6 seggi.
Con questi risultati il panorama politico spagnolo si è “italianizzato”, mentre sia i politici che i cittadini non sono abituati ad una situazione con tanta frammentazione.
La settimana scorsa è fallita l’investitura di Pedro Sanchez a Presidente del governo proprio perchè non è stato raggiunto un accordo (prevalentemente di poltrone) con UP per dar vita ad un governo di coalizione, per la prima volta nella storia democratica di Spagna. Il prossimo tentativo dovrebbe essere a settembre e se non verrà raggiunto un accordo ci saranno nuove elezioni, che difficilmente modificheranno sostanzialmente la situazione, a novembre.
I sondaggi a livello nazionale danno in aumento il PSOE e il PP il che, sempre se fossero confermati dal voto, riporterebbe al successo i partiti “storici” penalizzando i nuovi che, anzichè portare delle nuove idee, hanno solo creato instabilità politica.
Pedro Sanchez nel suo discorso di investitura, fallita, ha già anticipato che vorrebbe modificare il sistema elettorale dando un “premio di maggioranza” al partito più votato. Questa era una proposta già anticipata dal PP nella precedente legislatura, che però il PSOE non aveva accettato.
Altro grande problema spagnolo è quello delle Autonomie, tema di attualità anche in Italia. In Spagna ci sono Regioni che hanno un livello di autonomia pari a quello di veri e propri Stati (tipo Cantoni Svizzeri o Stati USA). Non solo hanno un corpo di polizia speciale (Paesi Baschi e Catalogna) ma anche il diritto di riscuotere e gestire il 100% delle imposte per poi versare allo Stato centrale il contributo per i servizi ricevuti (difesa, ambasciate, commerci estero, ecc.) che è il sistema “forale” utilizzato dai Paesi Baschi e dalla Navarra (in questi due territori anche le date di pagamento della tasse non corrispondono a quelli delle altre Regioni).
Sempre Catalogna, Paesi Baschi e Navarra hanno anche la propria lingua, teoricamente co-ufficiale con lo spagnolo (nel caso Catalano tutte le comunicazioni ufficiali della Regione e dei vari Municipi sono abitualmente solo in catalano). In Catalogna si può anche richiedere che un processo sia fatto in catalano o richiedere un traduttore catalano/spagnolo.
Un’altra competenza ceduta dallo Stato centrale alle Regioni è l’educazione che sta creando non pochi problemi in Catalogna (il 60/70% delle lezioni viene impartito in catalano) e, adesso, anche nei Paesi Baschi e Navarra dove si vuole adottare un sistema come quello catalano. Questo si è dimostrato un elemento prevalentemente disgregativo della coesione nazionale.
Comunque nonostante tutti questi “problemi” l’economia spagnola, nel suo insieme, nel 2019 avrà la crescita più alta dei paesi UE.
Paolo Ronco
Responsabile dell’Italian Desk dello Studio Legale Internazionale Bartolome & Briones con uffici a Madrid e Barcellona. Vive in Spagna da 15 anni.