Durante la Giunta militare del generale Videla in Argentina, durata sette anni, dal 1976 al 1983, sparirono circa 30 mila persone su 40 mila vittime totali. Sono i famosi desaparecidos, oppositori del regime, che, nottetempo, venivano prelevati dagli squadroni della morte e fatti sparire senza troppo clamore. Una tecnica per non incorrere nell’errore del Cile di Pinochet, dove i prigionieri politici erano stati reclusi e ammassati negli stadi, sollevando condanne a livello internazionale. E, in effetti, non solo per ben quattro o cinque anni il mondo rimase all’oscuro di quello che stava succedendo nel Paese. Un vuoto che permise loro di organizzare nel 1978 i mondiali di calcio, che l’Argentina, con almeno una partita di qualificazione addomesticata (quella col Perù), vinse tra il tripudio nazionale.

Una triste verità emersa anni dopo

Soltanto a poco a poco si venne a sapere cosa stava veramente accadendo. Del terrore diffuso, delle sparizioni e della mancanza di notizie per i famigliari degli stessi, che non protestavano, non denunciavano, nel timore di aggravare la posizione dei loro cari, facendo subire loro altre angherie. Illusi di vederli tornare presto liberi, mentre, non pochi erano già stati torturati e uccisi, alcuni gettati in mare dagli aerei in volo (i cosiddetti “voli della morte”). I corpi che, per l’altezza dalla quale venivano lanciati, impattavano sulla superficie dell’oceano come contro una lastra di marmo. Non solo, a molti prima di lanciarli, veniva pure squarciato l’intestino, così da diventare subito preda dei pescecani.

Un romanzo costruito con sagacia

In questo quadro storico e criminale si inserisce il romanzo Volver, in spagnolo “tornare”, della scrittrice fiorentina Silena Santoni, qui alla sua terza opera, dopo Una ragazza affidabile del 2018 e Piccola città del 2020, editi tutti sempre da Giunti.
Va dato merito all’autrice di aver costruito il romanzo con grande sagacia narrativa partendo da una storia d’amore. Una storia tra la benestante Martina, figlia di un avvocato, studentessa universitaria, ben presto impegnata nella organizzazione clandestina di opposizione dei Montoneros, e Juan Fernando, un ragazzo di borgata, nulla facente, ottimo ballerino di tango.

A tu per tu con la Ford Falcon l’auto dei squadroni della morte

I due si sono conosciuti in una milonga, cioè una sala adibita al tango, dove Martina, invitata a ballare dal ragazzo che l’aveva adocchiata, ben presto se ne innamora perdutamente. Un amore contestato dai suoi amici, studenti come lei, appartenenti alla sua stessa classe sociale e anch’essi militanti dei Montoneros, movimento rivoluzionario peronista. Il loro timore è che il giovane, sconosciuto ai più, possa trattarsi di un informatore della polizia. Peggio ancora. Che la relazione sia stata architettata proprio allo scopo di indebolire le difese della ingenua Martina, la quale, a letto, nella fiducia del suo amato, finisca col rivelare a Juan Fernando i nomi dei suoi compagni.

Una tensione emotiva ben congeniata

Non è un caso che Martina stessa un paio di volte si trovi a tu per tu con una Ford Falcon verde, la tipica auto con la quale gli squadroni della morte, le forze paramilitari del regime, arrivavano per arrestare i sospettati oppositori. Sia Martina che i suoi amici avvertono sempre più stringersi intorno a loro una cappa di paura, tale da spingere la ragazza e un suo fraterno amico, Alejandro, alla decisione di fuggire in Italia. L’opportunità sarebbe stata data loro dal console italiano a Buenos Aires Filippo Campolmi, ispirato alla vera figura del nostro console d’allora in Argentina Enrico Calamai, che avrebbe fornito ai due passaporti italiani (e non sarebbero stati gli unici). Martina, che tra l’altro, al momento della fuga, ha scoperto di essere incinta di Juan Fernando, e l’amico Alejandro, ce la faranno?

Madres de plaza de Mayo al centro della vicenda

Lasciamo al lettore il gusto dello svelamento. Mentre la tensione sale con il racconto che via via, abilmente, si snoda attraverso altri personaggi reali e di fantasia che si alternano nella storia stessa dell’Argentina, passata dalla dittatura ai processi ai responsabili dei crimini. I componenti stessi della Giunta, gli ufficiali, i sottufficiali, i torturatori. Grande spazio, naturalmente, viene dato alle Madres de plaza de Mayo che tutti i giovedì non hanno mai smesso di manifestare. Con i loro fazzoletti bianchi in testa, davanti alla Casa Rosada, reclamando ancora e ancora, ad anni di distanza, i loro figli spariti. Il finale, a questo punto, può essere considerato scontato. Ma non lo è.

Diego Zandel

Silena Santoni, Volver, Giunti, pag. 364, €. 18,00

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