Presepe è un vocabolo di origine latina e letteralmente significa “greppia, mangiatoia” nel recinto ove fu collocato – secondo il racconto del Vangelo di Luca – il bambino Gesù alla sua nascita non avendo i suoi genitori trovato alloggio nella locanda.

Nei Vangeli apocrifi si parla di una grotta nella quale era collocata la stalla con la presenza del bue e dell’asino, che con il loro alito riscaldavano l’umile culla. Gli angeli avrebbero annunciato la nascita di Gesù ai pastori che accorsero ad adorarlo, mentre una stella cometa guidava i re Magi che dal lontano Oriente portavano doni al neonato.

Il presepe è un’invenzione italiana: nel Natale 1223 a Greceto, nel Lazio, San Francesco d’Assisi, di ritorno dall’Egitto e dalla Palestina, realizzò la prima rappresentazione della nascita di Gesù. L’attivismo di San Francesco trasformò nel tempo il presepe con personaggi in carne ed ossa nelle statue esposte nelle chiese e negli appartamenti borghesi e popolani, diventando una tradizione, per non definirlo una moda festaiola. Infatti il presepio subì un’evoluzione con diversità di forme e di identità, di materiale e di presenze, perdendo via via la sua primitiva ispirazione religiosa, la sua dimensione leggendaria destinata al proselitismo.

Avendo perso nella società secolarizzata tale carattere originario, il presepe risulta sempre meno allettante. Ora la nuova Giunta della Regione Piemonte di centro-destra, nella persona dell’assessore all’Istruzione, Elena Chiorino, ha inviato ai dirigenti delle scuole pubbliche statali un messaggio in cui afferma: “Ritengo che la ricorrenza natalizia e le conseguenti tradizioni come il presepe, l’albero e le recite ispirate al tema della Natività, siano parte fondante della nostra identità culturale e delle nostre tradizioni che la Regione Piemonte intende tutelare e mantenere vive”.

Evidentemente la nuova assessora ignora come la scuola pubblica ospiti oggi una quantità di giovani provenienti da Paesi non cristiani e da Testimoni di Geova (ostili al Natale) ai quali il presepe nulla significa. Nelle scuole la lettera ha suscitato perplessità, giudicandola del tutto inopportuna. Molti dirigenti scolastici si sono chiesti perché l’assessore non si occupa piuttosto del calo demografico e del ridimensionamento delle classi, nonché della sicurezza degli edifici e del loto funzionamento.

Il preside dell’Istituto Nigra, prof. Maurizio Tomeo, ha commentato: “La scuola ha bisogno di ben altro che diventare un campo di battaglia ideologico; sul piano pratico ha bisogno di insegnanti ben pagati, aule, bagni, tariffe delle mense … Invece di dare borse di studio si arriva a discutere se sia lecito oppure no esporre un bambino in una mangiatoia”.

Le Organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil Scuola hanno dichiarato in una nota che sulla scuola serve attenzione non invasione di campo. La scuola è una comunità autonoma e non deve rientrare in una visione regionalizzata verticistica.

Torniamo alla realtà storica, alla nascita a Betlemme di Giudea di un bambino migrante, figlio di una coppia di ebrei palestinesi che, al tempo di re Erode, andavano a farsi censire onde ottenere il permesso di soggiorno. Né più, né meno, senza trasfigurare un modesto episodio di povertà in una sacra vicenda ingigantita dal proselitismo di San Francesco d’Assisi.

Bruno Segre

Bruno Segre

Avvocato e giornalista. Fondatore nel 1949 de L'Incontro

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