Da un sondaggio sull’opinione pubblica a Gaza e West Bank occupato, condotto il 14 novembre 2023 da Arab World Research and Development (AWRAD), si può comprendere come le percezioni della realtà e della guerra in corso siano molto diverse tra occidentali e palestinesi. AWRAD è finanziato da diversi governi arabi, dall’ONU, dalla Banca Mondiale e altri. È una fonte attendibile ed è regolarmente citata da Reuters, Associated Press e le maggiori agenzie e media internazionali. I risultati di questo sondaggio (disponibile online) dicono che il 75% dei palestinesi di Gaza ritiene legittimo l’attacco del 7 ottobre.

  • Il 98,2% dei palestinesi considera il ruolo degli Stati Uniti negativo.
  • Il 96,7% considera il ruolo del Regno Unito negativo
  • Il 92,6% considera il ruolo dell’Unione Europea negativo.
  • L’85,5% crede che questi paesi sostengano Israele a causa dell'”odio verso gli arabi”.
  • L’85,9% respinge la convivenza con Israele.
  • Il 74,7% sostiene la creazione di uno Stato palestinese “dal fiume al mare” come unica risoluzione accettabile del conflitto.
  • Il 76% ritiene che Hamas svolga un ruolo abbastanza o molto positivo.
  • L’84% ritiene che la Jihad Islamica Palestinese (PIJ) svolga un ruolo abbastanza o molto positivo.
  • Il 79,8% ritiene che l’ala terroristica di Fatah, le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, svolga un ruolo abbastanza o molto positivo.
  • L’88,6% ritiene che l’ala armata di Hamas, le Brigate di Al-Kassam, svolgano un ruolo abbastanza o molto positivo.
  • I palestinesi di Gaza sostengono le organizzazioni terroristiche più di quanto sostengano Fatah.
  • L’87,3% dei palestinesi ritiene che l’Autorità Palestinese (PA) svolga un ruolo negativo.
  • Solo l’8,4% ritiene che l’Autorità Palestinese dovrebbe governare la Cisgiordania e Gaza.
  • L’85,8% sostiene che Hamas debba continuare a svolgere un ruolo nel governo palestinese.
  • Il 72,2% sostiene un governo di “unità nazionale” di Fatah e Hamas.
  • Dopo la feroce rappresaglia israeliana in corso, il consenso per Hamas è cresciuto sia nella Gaza assediata che nella Cisgiordania occupata. Il tentativo israeliano di estirpare Hamas con la forza, a costo di un genocidio, è la prova del fallimento nel creare dissenso contro questa organizzazione politica e militare radicata profondamente nel tessuto sociale e culturale palestinese. Il sondaggio dimostra inequivocabilmente come la popolazione continui a sostenere Hamas e non sia scoraggiata dalle bombe, dalla distruzione e dalla carneficina.

I media internazionali: diverse narrazioni

Dopo l’attacco di Israele, l’anti-americanismo e il sentimento anti-occidentale, già diffusi ovunque, si sono accentuati ed estesi a gran parte del pianeta. Guardando le televisioni arabe, turche, russe, persiane e cinesi, ci si rende conto di come la narrazione degli eventi diverga significativamente da quanto riportato dai media occidentali. Senza dubbio anch’essi conducono propaganda, ma propongono un discorso diverso. Oggi i media e i comunicatori non occidentali sono altrettanto professionali e incisivi dei loro omologhi occidentali.

A torto o a ragione, numerosi governi e media non occidentali non considerano Hamas un gruppo terroristico, bensì il legittimo interlocutore di un popolo che lotta contro l’occupazione. Hamas non è incluso nella lista dei gruppi terroristici di diversi Stati, tra cui Turchia, India, Cina, Russia… e scusate se è poco! Non arriveremo a una verità incontrovertibile sui fatti se confrontiamo le due narrazioni opposte. La verità è una cosa seria da scoprire e dichiarare. Ma ci possiamo rendere conto dei sentimenti popolari e di quelli dei gruppi dirigenti che li cavalcano.

Geografia urbana e terrorismo in Europa

Nelle metropoli europee, oltre il 20% della popolazione – costituita da immigrati e dai figli di seconda e terza generazione – condivide il sentimento anti-occidentale di miliardi di persone che sono soggette a diverse forme di propaganda. Queste persone hanno perso la speranza di integrarsi a pieno titolo nella società europea come speravano ed era stato loro promesso. Si rendono contro che non entreranno più a far parte di una classe media che si sta restringendo anche per i ‘bianchi’. Di conseguenza, sono sempre meno recettori passivi della narrazione occidentale.

Oggi hanno a disposizione fonti alternative di informazione: non guardano BBC o CNN, ma TRT, Al-Jazeera, RT, CCTV e cento altre emittenti in lingua araba alcune delle quali molto radicali. Questa popolazione, per la maggior parte, è povera ed emarginata e subisce continue violenze e discriminazioni, tanto che è stato coniato il termine ‘islamofobia’ e atti di razzismo avvengono quotidianamente. La guerra in corso a Gaza sta già provocando alcuni attacchi casuali in Europa. Su milioni di persone, è statisticamente probabile che alcuni estremisti agitati, psicopatici, emarginati ed isolati li compiano senza un piano preciso. Gli attacchi seminano ansia e le fazioni politiche li sfruttano.

Non diversamente da come avviene in Israele peraltro. Se i governi occidentali continuano a fare affidamento solo sulla repressione, presto si risveglieranno anche cellule terroristiche autonome per ora dormienti. Queste cellule si formano facilmente e si nascondono nelle periferie metropolitane – che somigliano a tante Gaza – dove gli immigrati sono concentrati e costituiscono la maggior parte della popolazione. Le rivolte delle banlieue sono già avvenute in Francia, Svezia e Regno Unito.

Non è stato facile sedarle. In breve tempo, le cellule terroriste possono organizzarsi e compiere attacchi che creano panico in modo più efficace. Alla fine, gruppi più importanti potrebbero orchestrare direttamente attacchi significativi o una serie di incursioni, eventualmente con la complicità di Stati esteri e di chi nello stesso Occidente cavalca gli attentati per gestire la politica interna. È già successo. Non c’è dubbio che gli attacchi terroristici di Hamas e altri (al pari delle guerre coloniali e dei tentati genocidi) siano ingiustificabili.

La domanda è: “Come possiamo evitarli?”. Per quanto tempo durerà la nostra presunta superiorità militare, economica e morale? Non dovremmo perseguire una via verso la pace e il rispetto? Se non per motivi etici, almeno per convenienza strategica. Abbiamo paura? Sì, c’è da avere paura e la reazione peggiore è lasciarsi prendere dal panico e reagire ciecamente.

Corrado Poli

Corrado Poli

Corrado Poli, docente di geografia politica e urbana, editorialista e saggista

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1 Commento

  1. Un articolo che vale, sostenuto da un ragionamento forte che in occidente non si vuole intendere, dal corriere a lines tutti stanno predicando di prepararsi alla guerra. In realtà siamo noi occidentali l’ago della bilancia da che parte far pendere il braccio, guerra o pace, condivisione di scelte o oretesa di imporre la supremazia come a Belino 1894? (Data approssimativa!)

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