Nell’autunno del 1945 un modesto gruppo di ebrei tedeschi sopravvissuti ai Campi di concentramento nazisti (KL Konzentrations lager) si riunirono in Lituania con l’intento di vendicarsi dei loro persecutori.

Obiettivo: vendicare i sei milioni di ebrei eliminati nei lager

Il loro progetto consisteva nell’uccisione di un numero di nazisti pari a quello da loro perpetrato contro gli ebrei dal 1933 al 1945 (oltre sei milioni di persone!). Il principio su cui si basava questa azione era il detto biblico “Occhio per occhio” “Una Nazione per una Nazione” (Levitico 24, 19 – 20). Ispiratore di questa iniziativa fu Abba Kovner, combattente durante la Seconda guerra mondiale contro i tedeschi nel ghetto di Vilnius (Lettonia). Coadiuvato dalla moglie Vita Kemper – anch’essa partigiana – era stato animatore della locale clandestina “Fareinigte Partizaner Organizacje”, Organizzazione partigiana unita. Subito dopo la fine della guerra, Kovner si recò a visitare il Campo di sterminio (VL Vernichgtungs lager) nazista di Auschwitz in Polonia e la foresta di Ponary vicino a Vilnius ove i tedeschi avevano ucciso centinaia di migliaia di ebrei. Fortemente impressionato, meditò un progetto di vendetta per questi massacri e a tale scopo riunì, nel mese di ottobre del 1945 alcuni sopravvissuti da Auschwitz in un gruppo cui diede nome di “NAKAM” (“Vendetta” in ebraico).

Eliminazione del maggior numero possibile di tedeschi in Germania

Il nome deriva dalla frase “Dam Yehudi Nakam” (Il sangueebraico sarà vendicato) i cui aderenti presero nome di “Nakamin”. In poco tempo a quel gruppo aderirono altri ebrei che si trovavano in Lituania e che erano scampati dai KL di Lovno (Ucrainaì e Cracovia (Polonia) raggiungendo le cinquanta unità. La vendetta prevista da Kovner doveva concretizzarsi in un piano principale (Piano A) e, qualora questo non si fosse potuto compiere, in un piano secondario (Piano B). Essi prevedevano entrambi l’eliminazione fisica del maggior numero possibile di tedeschi in Germania. La sede del “NAKAM” fu posta a Furth, città del Distretto di Norimberga, distante pochi kilometri da questo capoluogo. Il “Piano A” prevedeva di uccidere mediante avvelenamento dell’acqua potabile delle più grandi città tedesche (Monaco, Norimberga,Francoforte, Amburgo) il maggior numero dei loro abitanti. Come primo di questi obbiettivi furono scelti gli abitanti di Norimberga in quanto città simbolo del nazismo ove era nato, nel 1919, il N.S.D.A.P. (Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei, Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori tedeschi).

A caccia di arsenico per avvelenare l’acqua potabile

Kovner si mise quindi alla ricerca della quantità di veleno (arsenico) necessaria allo scopo. Essa fu infruttuosa in Germania, motivo per cui, nel mese di novembre, si recò con due “nekamin”, nella Palestina mandataria britannica ove sperava di ottenerla. Contemporaneamente a Norimberga Josef Harmatz, ebreo capo del NAKAM locale, riuscì a far assumere presso la Compagnia Idrica Municipale della città il “nekamin” Willek Schwerzreich. Quest’ultimo ottenne la planimetria dell’intero sistema idrico cittadino con l’ubicazione delle valvole delle principali condutture dell’acqua in tutta Norimberga. Versandovi il veleno in adeguata quantità si sarebbe ottenuto in questo modo l’avvelenamento dell’acqua potabile della città e poi, con le stesse procedure, quello dell’acqua delle altre grandi città tedesche, con la morte di tutti gli abitanti. Harmatz a quel punto attendeva soltanto l’arrivo di Kovner dalla Palestina con l’arsenico.

Il Piano A falli per l’arresto di Kovner

Questi aveva frattanto trovato il veleno nella quantità desiderata tramite il capo del Deposito chimico dell’Università di Gerusalemme e di due giovani appartenenti localmente all’”Haganah” (Organizzazione paramilitare sionista) iscritti alla Facoltà di Chimica. Introdotto l’arsenico in alcuni piccoli fusti, ai primi di dicembre Kovner si recò in Egitto con un autocarro e quivi si imbarcò coi fusti su una nave britannica diretta a Tolone in Francia donde sarebbe transitato in Germania e a Norimberga. A bordo Kovner fu denunciato come clandestino da persone rimaste ignote e venne arrestato, ma, prima dell’arresto, riuscì a gettare in mare i piccoli fusti col veleno. Riportato in Egitto, fu rilasciato dopo una detenzione di quattro mesi e rientrò in Germania. Il “Piano A” era fallito.

Il Piano B mirava a eliminare i tedeschi detenuti nei campi di internamento

Il “Piano B” aveva un obbiettivo di minor risonanza in quanto rivolto alla uccisione delle poche migliaia di nazisti che erano detenuti nei Campi di internamento alleati. Il primo Campo scelto fu quello di Langwasser (ex Stalag XIII D tedesco) situato nelle vicinanze di Norimberga, sotto controllo americano, nel quale erano detenuti 12.000 tra alti ufficiali delle SS e della Gestapo (Polizia segreta di Stato) oltre a personalità di spicco del N.S.D.A.P. Il piano venne approntato da un gruppo di nakamin al comando di Yitzak Avidad nei primi mesi del 1946, subito dopo il fallimento del “Piano A”:. L’uccisione di tutti i detenuti nel Campo doveva avvenire mediante avvelenamento della normale razione di pane loro destinata quotidianamente. A questo scopo occorreva innanzitutto introdurre qualche nakamin nel panificio fornitore del pane al Campo. Otto di questi, fra i quali Leipke Distel e Josef Harmaz, riuscirono a farsi assumere come panettieri nel “Konsum- Genossenschaftsbaeckerei di Norimberga, fornitore del pane per il Campo.

Il veleno nel pane destinato ai detenuti non fece effetto

Il loro compito consisteva nell’avvelenare, mentre lo confezionavano, il pane nero di segale destinato ai detenuti, spalmandolo con arsenico ( al personale di custodia veniva fornito pane bianco di farina di frumento, ben distinguibile da quello nero di segale). Distel e Harmaz nel giro di due settimane portarono nel panificio alcune bottiglie nelle quali avevano nascosto l’arsenico e le nascosero sotto le assi dell’impiantito. Il 13 aprile, giorno fissato per l’inizio dell’operazione, sei degli otto nakamin che erano stati adibiti alla confezione del pane vennero destinati ad altre mansioni per cui solo due rimasero per avvelenare tutto il pane di segale destinato ai detenuti. I nekamin, ricuperate le bottiglie con l’arsenico, riuscirono a spalmarlo misto a lievito solo su 3.000 delle 12.000 pagnotte destinate ai detenuti. Giunte regolarmente al Campo, esse vennero normalmente distribuite ai detenuti che le mangiarono.

Soltanto una grande intossicazione ma nessun decesso

Il veleno non fece però alcun effetto su di loro e dell’operazione dei nekamin non si seppe nulla. Anche il “Piano B” era fallito. Soltanto il 26 aprile il “New York Times” americano riportò che su 2.293 tedeschi prigionieri di guerra detenuti in un Campo di prigionia in Germania erano stati riscontrati “segni di intossicazione” e che 207 di essi erano stati ricoverati in ospedale senza che, peraltro, vi fosse intervenuto alcun decesso fra di loro. Questo fallimento venne imputato alla scarsa quantità di veleno che, nella fretta, era stato spalmato sulle pagnotte dai due nekamin e che quindi esso non aveva potuto produrre l’effetto mortale sui detenuti. Altra ipotesi fu che essi, in quel giorno, avessero consumato pane meno del solito, avendolo avvertito di sapore insolito e disgustoso.

Dopo gli insuccessi la ritirata in Palestina

Kovner, nel mese di giugno 1946 lasciò la Germania e, con un piccolo gruppo di nekamin, si recò in Palestina. Dopo aver partecipato a tutte guerre arabo-israeliane si stabilì nel kibbutz di Eni Hanoresh ove morì nel settembre 1987. Passò gli ultimi anni della vita scrivendo libri e poesie, vincendo anche il Premio Israele per la letteratura nel 1970.
Nel 1975 ,12 nekamin al comando di Ben Ya’akov ritornò ad Amburgo con l’intento di realizzare il “Piano A” del “NAKAM” , senza alcun seguito. L’attività del “NAKAM” rimase pressoché sconosciuta al pubblico sino agli anni novanta, allorchè fu narrata da tre autori, uno italiano, Andrea Borghi nel libro “Nakam del 1999, uno americano, Rich Cohen, nel libro “The Avengers” del 2001

Gustavo Ottolenghi

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