Mirafiori. Zona Sud di Torino. L’ex quartiere operaio, l’ex quartiere simbolo. Fabbrica, nuova edilizia residenziale, immigrazione: sono le parole che più si associano al territorio della Circoscrizione 2. Poche e riduttive per un’area che oggi è, invece, oggetto di trasformazioni e investita da nuove spinte innovative e che alimentano la coesione sociale, grazie anche all’attivismo e alla presenza di società cooperative e fondazioni sul territorio.

Per il secondo appuntamento in presenza del ciclo “Diamo voce al futuro” ci siamo ritrovati a Cascina Roccafranca, uno spazio accogliente, polifunzionale, inclusivo in via Edoardo Rubino 45, nel cuore di Mirafiori Nord e Città Giardino. «Perché dopo il “periodo virtuale” abbiamo deciso di fare un altro punto della situazione, avvicinandoci ancora alle realtà che vogliamo raccontare, ma dando voce a loro, permettendo a loro di raccontarsi e a noi di ascoltare, capire, recepire. E L’Incontro non è solo una testata, ma anche una comunità» ha detto il direttore Alessandro Cappai.

In rappresentanza della Società Editrice L’Incontro e del presidente Riccardo Rossotto, Alessandro Re presidente dell’Associazione Amici dell’Incontro ha sottolineato che L’Incontro, seppurecon l’impronta apolitica e apartitica data dal suo fondatore Bruno Segre nel 1949, ha scelto – da sempre di essere una voce rigida, laica, determinata, libera, nel portare avanti senza cedimenti le richieste di cambiamento. «Anche ora, in un’epoca di forte crisi per i giornali, la nostra testata è comunque presente con un mezzo diverso da quello cartaceo e pronta a dare il proprio sostegno a iniziative, esempi virtuosi ed esigenze emerse durante questo ciclo di incontri»

Per dare voce davvero al presente e al futuro di Mirafiori Anass Hanafi Dali ha passato la parola a due esponenti di realtà radicate sul territorio e che stanno operando una piccola rivoluzione nel quartiere cresciuto all’ombra della Fiat: Fabrizio Billero, cofondatore e presidente della Cooperativa Sociale Raggio ed Elena Carli segretaria generale della Fondazione della Comunità di Mirafiori Onlus.

Billero ci ha raccontato come è nata e cosa fa la Cooperativa Sociale Raggio che “gioca in casa” in quanto gestisce gli spazi di ristorazione di Cascina Roccafranca.

«Siamo nati nel 2012 a Mirafiori Nord e siamo attivi nel campo della ristorazione sociale: nei nostri progetti promuoviamo inserimenti lavorativi di ragazze e ragazzi appartenenti a categorie svantaggiate, con particolare attenzione a soggetti con disabilità, ex detenuti, rifugiati politici o persone che arrivano da percorsi di tossicodipendenza e alcolismo. A oggi gestiamo cinque locali e ne abbiamo uno in apertura. L’età media del cda è 33 anni.

Inizialmente eravamo tre soci fondatori proveniente dal mondo parrocchiale e soprattutto dalla zona di Città Giardino, dove siamo nati e cresciuti. Nasciamo con l’esigenza di creare nuovi luoghi di aggregazione che non siano quelli che siamo stati abituati a conoscere durante la nostra adolescenza, quindi i bar con gli alcolici a basso prezzo e le slot sempre accese.

Crediamo fortemente in un progetto che non generi solo impresa, ma anche ricadute positive sul territorio e su chi ci lavora, in un processo decisionale che non sia dall’alto verso il basso. Per questo Raggio è una cooperativa sociale Onlus di tipo B, una forma che per noi è la più congeniale. Vige l’obbligo di avere almeno il 30% di dipendenti appartenenti a categorie svantaggiate, ma noi ci attestiamo sul 35/40% e collaboriamo molto con le Asl territoriali e la Regione Piemonte.

Abbiamo voluto sposare un’idea diversa e sin dall’inizio questo nostro nuovo modello ha creato sinergie. Siamo partiti nel 2013 con un primo progetto; le persone si sono rese subito conto che non eravamo il solito bar-caffetteria, ma che lavoravamo per dare un’etichetta diversa a chi nel quartiere veniva etichettato come quello “strano”, “matto”, “senza prospettive”. E quando si sono ritrovate una persona diversamente abile dietro il bancone a servirli hanno incominciato a guardarla con occhi diversi e a togliere quell’etichetta negativa che le avevano affibbiato in precedenza.

Nel 2016 partecipiamo e vinciamo il bando per Cascina Roccafranca e davanti a noi si spalanca un mondo che è quello della ristorazione. Un mondo dal carattere più esperienziale e soprattutto imprenditoriale.


Vinciamo anche il bando di gestione per Al Cecchi, piola di frontiera all’interno del Cecchi Point in zona Aurora e abbiamo in apertura anche un progetto a Rivalta di Torino che mira a rivitalizzare il contesto.

Il Covid ha frenato la nostra spinta. Siamo rimasti chiusi e siamo riusciti a non licenziare nessuno, a tenere la compagine sociale stretta collaborando anche con due dormitori della Caritas diocesana per portare pasti caldi a oltre 70 persone che hanno trovato riparo lì durante l’emergenza

Quando siamo stati intercettati da un imprenditore che ci ha proposto di lavorare all’Innovation Square Center di Mirafiori è stato uno sposalizio naturale. Eppure era la prima volta che interagivamo con un soggetto privato e puramente imprenditoriale. Parliamo linguaggi diversi, ma questo ci porta ancora oggi a gestire tutti i nostri locali. Perché noi siamo al 50% impresa e al 50% sociale e ogni giorno ci svegliamo con l’intenzione di portare avanti in parallelo questi due aspetti. 

Non vogliamo innalzarci a detentori di verità assoluta. La nostra proposta è molto semplice così come le nostre osterie, proprio per dare un senso alla qualità, alla ricerca della materia prima. E cerchiamo sempre di migliorarci collaborando con i singoli produttori e anche con Slow Food»

Elena Carli segretaria generale della Fondazione della Comunità di Mirafiori Onlus ci porta invece a conoscere meglio la realtà di Mirafiori Sud.

«La nostra è una fondazione di comunità, la prima nata a Torino nel 2008 su iniziativa di un insieme di realtà del terzo settore e da Compagnia di San Paolo. È nata come esperienza innovativa basata su un quartiere perché solito le fondazioni di comunità hanno uno spettro più ampio: agiscono su intere aree metropolitane o provinciali.

Siamo arrivati dopo un decennio di interventi massicci, dopo un piano di riqualificazione che ha investito l’intera area di Mirafiori Sud con piani di recupero urbanistico, sociale, culturale, aggregativo. Il nostro scopo è aprire a una maggiore qualità della vita sul territorio.

La fondazione ha tre anime: individua assi strategici di lavoro in collaborazione con altri soggetti, gestisce la Casa del Quartiere e come fondazione di comunità si occupa della raccolta fondi ed erogazione per la costruzione di attività sociali e aggregative.

Nei nostri interventi ci concentriamo sulle criticità che permangono e che sono sicuramente diverse da quelle degli anni Settanta, Ottanta, Novanta, ma ci sono. Siamo uno dei quartieri “più anziani”, con tasso di disoccupazione elevato, livelli di scolarità bassi e patiamo la distanza dai servizi. C’è il problema degli ampi spazi abbandonati essendo Mirafiori Sud un quartiere che ha vissuto sull’indotto generato dalla Fiat.

Per rendere quest’area più attrattiva per giovani e famiglie con bambini elemento imprescindibile è il lavoro di comunità con funzione di abilitazione e supporto alle spinte innovative che provengono. Una particolarità è che dal 2014 non facciamo più bandi per non mettere in competizione i soggetti tra di loro, ma per farli collaborare.

Lavoriamo molto anche sull’attivazione civica favorendo il protagonismo dei cittadini. Abbiamo la fortuna di operare in un quartiere con un buon livello di coesione sociale e senso di appartenenza.

Tutto questo sempre agendo in ottica di sistema dando sostegno alle fasce più deboli e priorità all’inclusione sociale. Ed è proprio questo l’elemento più importante del nostro agire: perché operiamo nell’area più deprivata di Mirafiori Sud: quella tra il parco Colonnetti e via Artom.

L’approccio attivante richiede forme di reciprocità. Ci sono circa 130 volontari che operano in maniera restituiva, in maniera non passivizzante, ma incentivante.

Fondazione Mirafiori si occupa anche di sostenere visioni nuove rispetto a quelle tradizionali che hanno caratterizzato l’ex quartiere operaio.

Tra qualche mese partirà anche un progetto di crowdfunding per attivare modalità e corsi abilitanti per le persone che vogliono e hanno necessità di entrare nel mondo del lavoro.
Altri progetti sono Mirafiori Social Green per il potenziamento delle aree verdi, Mirafood, nato nel 2018 (in seguito a Terra Madre) è la prima comunità Slow Food urbana. Inoltre Mirafiori è l’unico quartiere di Torino ad avere un dolce proprio: il Tronchetto di Caterina. Un’idea sviluppata insieme all’intera comunità e messa in produzione e vendita da quattro pasticcerie.

La nostra logica, insomma, è quella di agire su due fronti: quello sociale e sul sostegno allo sviluppo economico del territorio»

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