L’invasione russa dell’Ucraina è iniziata nella notte fra il 23 e il 24 febbraio 2022. Il presidente russo Vladimir Putin ha dato l’ordine di attacco, spiegando di aver autorizzato “un’operazione speciale” in Ucraina per “smilitarizzare il Paese” e “proteggere il Donbass”. Poi ha avvertito che ci sarebbero state “conseguenze mai viste se qualcuno avesse interferito”. I passaggi e i motivi che hanno portato a questa decisione sono molteplici e affondano le radici molto indietro nel tempo.

Annessione della Crimea e aiuti ai filorussi

La crisi a cui si è arrivati oggi trova un passaggio molto importante nel 2014. Quando dopo le proteste il presidente filorusso Viktor Yanukovych venne cacciato. Al suo posto fu eletto Petro Poroshenko, molto più vicino all’Occidente e non apprezzato da Mosca. Nello stesso anno Putin annette la Crimea e incoraggia la rivolta dei separatisti filorussi nel Donbass. Ma questa è una cronaca relativamente recente.

Sulle origini di questa crisi e sui motivi che spinge Putin contro l’Occidente e i suoi valori democratici abbiamo rivolto alcune domande all’avvocato Bruno Segre ideatore nel 1949 de “L’incontro”, allora mensile indipendente contro l’intolleranza religiosa e il razzismo.

L’invasione russa all’Ucraina ha origini storiche precise. Tra i numerosi fattori del passato ricordiamo i milioni di ucraini fatti morire scientificamente per fame da Stalin negli anni venti e trenta con una carestia procurata – l’Holodomor. Quasi sono le vere ragioni di questa guerra? Le motivazioni storiche che sostengono Putin e la Russia in questa invasione?

Le vere ragioni di questa assurda guerra, iniziata dal presidente Putin (da 18 anni capo della Federazione Russa) che l’ha denominata “operazione militare speciale”, risiedono nella storica contrapposizione dell’imperialismo USA all’imperialismo Russia. L’aggressione russa all’Ucraina, sopravvenuta alla funesta pandemia e ad una durissima crisi economica, sembra motivata dal timore di Putin che gli USA intendessero estendere la propria egemonia inserendo anche l’Ucraina nella NATO (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord).

Indubbiamente la NATO è lo strumento americano per dominare l’Europa occidentale. Si è installata mediante basi militari (Vicenza, Camp Darby presso Livorno, Aviano, Longarone, Garda, Verona, Taranto, ecc.). Le dimensioni della presenza militare USA nel nostro Paese è documentata dal possesso di oltre 2.000 edifici su una superficie di un milione di mq e dall’affitto di circa 1100 edifici. Il personale americano si aggira sulle 20.000 unità, di cui 16.000 militari e 4.000 civili.

Il peso degli USA sulla NATO e le ripercussioni geopolitiche

Da Aviano vengono pianificate e condotte operazioni di combattimento aereo in Medio Oriente. La Marina USA ha trasferito il suo quartier generale in Europa da Londra a Napoli stabilendo basi aeronavali a Maddalena (per l’appoggio dei sottomarini che attaccarono con missili da crociera obiettivi dell’Iraq) e a Sigonella. Tutte queste basi sono il trampolino di “proiezione di potenza per un’Europa più integrata e sicura” ma in realtà rappresentano una catena di comando del Pentagono, che si protende sempre più ad Est.

Occorrerebbe procedere al loro smantellamento, ma ciò risulta impossibile per i vincoli con gli USA e i loro cospicui finanziamenti, aiuti in armi e materiali vari.
L’insensata e ingiustificata aggressione decisa da Putin con il vergognoso sostegno della Chiesa Cristiana Ortodossa, ha rafforzato l’unità dell’Europa nei valori di libertà, autodeterminazione, solidarietà dei suoi membri, che accolgono in Polonia, Romania, Moldavia, Slovacchia, Italia milioni di profughi offrendo fraterna ospitalità. Purtroppo le sanzioni economiche dell’Occidente danneggiano chi le promuove (provocando l’inflazione, crisi nel lavoro, nei consumi e negli investimenti). E sia chi le subisce. Deplorevole l’assenza pacificatrice dell’ONU.

Dov’era l’Europa quando Putin invase la Cecenia, la Georgia? Quando nel 2014 annesse illegalmente la Crimea e quando un volo passeggeri malese partito da Amsterdam fu abbattuto nei cieli del Donbass facendo 298 vittime civili?

L’Europa prese atto dell’esito del referendum del 2014 sulla destinazione della Crimea che confermò la vittoria della maggioranza russofona. E di conseguenza l’annessione di tale penisola (appendice territoriale dell’Ucraina) alla Russia. Su questo punto ogni vertenza deve considerarsi conclusa.

Putin e il gioco del nazionalismo

Putin ha utilizzato il nazionalismo per tenere insieme la società all’interno della Russia e ha scoperto l’etnonazionalismo dopo l’annessione della Crimea nel 2014. A quale ideologia si ispira il suo modello di potere? Come ha accolto l’opinione pubblica russa il disegno del Cremlino di Putin e come ha reagito agli sviluppi della crisi ucraina?

Le notizie relative alle risposte dell’opinione pubblica russa agli sviluppi del conflitto, indicano un generale consenso all’operato illecito di Putin. E una limitata protesta popolare contro la guerra e i lutti che essa provoca alla popolazione russa. Viceversa in tutti i Paesi dell’Europa si moltiplicano i gesti di solidarietà morale e materiale ai cittadini dell’Ucraina. Una comunità straziata dalle bombe russe negli edifici distrutti e dalle migliaia di morti compresi anziani e bambini.

Quanto pesa il favore di milioni di ucraini verso Putin

In Ucraina il dittatore russo fa perno sul favore della minoranza compatta di cittadini ucraini filo russi per giustificare la pressione militare. Una tattica già applicata in diversi scenari. Perché Ue e Usa non riescono a fare i conti con il favore di cui gode Putin da parte di almeno 5 milioni di cittadini ucraini sugli 8 russofoni presenti in Ucraina?

In Ucraina la maggioranza dei cittadini è russofona, mentre la minoranza parla una lingua affine per pronuncia e scrittura in cirillico. Ciò dipende dal fatto che durante il lungo periodo dell’URSS l’Ucraina faceva parte della Federazione russa. Ora invece si è sviluppato in Ucraina un moto indipendente che si contrappone alla Russia. Putin fa leva sui cittadini filorussi dell’Ucraina ricorrendo però al più nefasto strumento delle armi, anziché alla politica della diplomazia.

Spinte autonomiche inascoltate per anni

UE e USA sembrano non tenere conto della volontà separatista delle popolazioni filo russe. Anche il governo di Kiev non ha tenuto conto delle spinte autonomiste delle popolazioni filo russe del Donbass definendo i loro cittadini armati quali terroristi, senza dare spazio alla trattativa.

Il Governo USA ha indotto nel 2014 tutti i Paesi dell’Europa occidentale aderenti alla NATO a firmare un impegno di incrementare le proprie spese militari sino al 2% del PIL. Non è certamente uno strumento per prevenire la guerra e affermare la pace. In questi giorni la Camera dei Deputati ha approvato un incremento alle spese militari per la difesa stimabile in circa 13 miliardi di euro. Mentre il Governo tedesco ha annunciato la costituzione di un fondo di 100 miliardi. Invece le quote di spesa per progetti collaborativi europei sono in continuo calo. Inoltre le spese militari per la difesa sono gestite su base nazionale. Cioè ogni Paese si regola per proprio conto anziché unificare su base continentale gli investimenti militari per una comune strategia.

Ad esempio sono in corso ben 4 progetti diversi per costruire in altrettanti Paesi aerei da combattimento. Questo esteso riarmo fornisce una tentazione politica a risolvere i contrasti con le armi anziché con pazienti trattative. Indubbiamente incidono nello sviluppo, per lo più segreto, degli eventi bellici gli interessi degli oligarchi russi, i cui depositi sono collocati in buona parte nei Paesi esteri.

Qual è il peso che gli oligarchi ucraini filorussi e russi hanno in questa guerra?

L’unico sblocco sensato difronte all’invasione di uno Stato sovrano, al massacro di civili, alla distruzione di città, all’esodo epocale di profughi, sarebbe un “cessate il fuoco”. Immediato e incondizionato. Ciò non avverrà anche per la semi-neutralità di vari Paesi (Turchia e Israele) nei confronti della Russia, che impedisce una vera e propria mediazione. Forse soltanto la Cina potrebbe ricorrere ad essa, ma non sembra disponibile attualmente.
Difronte ai crimini di guerra che Putin va commettendo è previsto il ricorso alla Corte Penale Internazionale in base ad un Trattato firmato a Roma nel 1998 che ha creato un’Istituzione permanente.

La difficoltà di processare Putin

Essa dovrebbe procedere contro la Russia (ora espulsa dal Consiglio dei diritti umani di Ginevra) in persona del suo capo cioè Putin. Ma la complessità delle procedure e della necessaria cooperazione dei vari Paesi rendono lontano e problematico un giusto processo al sanguinario Putin. Il leader russo invoca per giustificarsi la presenza di ex nazisti impegnati nell’attività militare in Ucraina contro la Russia. Ma dimentica di avere appoggiato Le Pen in Francia, la Lega di Salvini e lo stesso Berlusconi in Italia, Trump negli USA e alcuni Movimenti neofascisti. E’ dunque un comodo alibi per legittimare i peggiori illeciti, alla stregua di quelli commessi regolarmente dall’imperialismo americano nel mondo.

Il sistema ideologico di Putin è un miscuglio di nostalgie sovietiche e zariste, tradizionalismo, paternalismo e autoritarismo. Come ha fatto a diventare un modello anche per i partiti nazional-conservatori europei. Come si spiegano la sua efficacia interna e la sua popolarità internazionale?

Purtroppo, come la Storia insegna con gli esempi di Napoleone, Mussolini, Hitler, “vulgus vult decipi” il volgo vuole essere ingannato sinché l’ultima guerra perduta determina la fine del dittatore. Le Cancellerie internazionali prendono atto delle situazioni contingenti e rendono omaggio ai cinici dittatori ed alla fine ne constatano l misera fine.

Domenico Megali

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