“La scultura rappresenta valori certamente rispettabili, ma non universalmente condivisibili da tutte le cittadine e i cittadini, tali da scoraggiarne l’inserimento nello spazio pubblico”. Questa la motivazione con cui la Commissione del Comune di Milano preposta a decidere sulle opere d’arte da collocare nelle aree pubbliche, ha bocciato “Dal latte materno veniamo”, opera in bronzo di Vera Omodeo.

Gli eredi dell’artista avrebbero voluto donare la scultura (che rappresenta una mamma a seno nudo mentre allatta il suo bambino) per collocarla in piazza Duse. La commissione, inoltre, ha consigliato di donare la statua a “un istituto privato, ad esempio un ospedale o un istituto religioso all’interno del quale sia maggiormente valorizzato il tema della maternità”.

Il caso, che ha creato forti polemiche (persino il sindaco Beppe Sala ha pensato bene di prendere le distanze dalla commissione comunale) rappresenta l’emblema di come, anche in Italia la cultura woke abbia preso una deriva difficilmente comprensibile. Ricordiamo che con woke si intende “stare svegli”, nel senso di stare all’erta nei confronti delle discriminazioni. Significato entrato nei dizionari della lingua inglese nel 2017.

La woke culture, ha però, con il tempo, interpretato la sacrosanta lotta contro ogni forma di razzismo in modo paradossale. Fino al punto di ritenere l’immagine di una mamma che allatta offensiva e divisiva. A colpire è il fatto che, la querelle sulla scultura di Vera Omodeo ha creato forse più discussioni di un altro fatto accaduto, sempre a Milano, negli stessi giorni: la messa in amministrazione giudiziaria della Giorgio Armani Operations spa, la società del gruppo omonimo che si occupa di progettazione e di produzione di abbigliamento e accessori.

L’azienda sarebbe coinvolta in un caso di sfruttamento del lavoro attraverso società terze. Al momento la situazione è nebulosa e non risulta che nessun componente del gruppo di Re Giorgio risulti indagato. Tuttavia il solo accostamento del “padre del Made in Italy” con violazioni della tutela della manodopera, potrebbe avere gravi ripercussioni in termini di reputation.

Se siamo giunti al punto in cui la scultura di una donna che allatta il figlio viene bocciata perché discriminatoria, mentre uno scandalo sul presunto sfruttamento del lavoro fa poco scalpore, forse qualcosa non torna. Sembrerebbe quasi che evitare di urtare la suscettibilità di chi rifiuta la sola idea di donna-mamma conti più che difendere i diritti dei lavoratori.

Nestar Moreno Tosini

Nestar Moreno Tosini

Laureato in Scienze della comunicazione presso l’Università della Svizzera italiana, Nestar Moreno Tosini è un giornalista e sociologo italosvizzero

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