I loro nomi e i loro visi non ci dicono nulla… per ora! Eppure, vale la pena iniziare a conoscerli meglio perché, salvo disgrazie, diventeranno i protagonisti cinesi nel Grande Gioco dei prossimi anni. Sono 6, i pretoriani fedelissimi del Presidente cinese Xi Jinping, tutti eletti (sarebbe più giusto dire nominati!) nell’ultimo Congresso del Partito Comunista cinese tenutosi a Pechino nello scorso mese di ottobre.

Un battesimo del fuoco ad alto rischio

Il loro battesimo del fuoco, in questi mesi, sarà tremendo: le rigorosissime restrizioni anti Covid hanno scatenato nel paese delle proteste inimmaginabili soltanto fino a pochi mesi fa. Il Presidente ha reagito con durezza aumentando censura e repressione ma, nello stesso tempo, ha capito di dover allentare la rigidità delle misure anti Covid. Ha dimostrato insomma di non avere la classica, feroce miopia dei dittatori che, in presenza dei primi disordini, scatenano subito i corpi speciali della polizia nella speranza di spegnere i fuochi rivoluzionari. Xi ha deciso di utilizzare il vecchio strumento del “bastone e della carota” e oggi i suoi 6 magnifici pretoriani devono gestire questa delicata fase del “doppio binario”.

C’è molto malcontento nel paese – ha dichiarato Jean-Pierre Cabestan responsabile dell’Asia Centre di Parigi e autorevole sinologo che vive ad Hong Kong – ma non credo che si arriverà ad una rottura. Non solo per le restrizioni anti Covid ma anche per l’aumento della disoccupazione. Per la prima volta negli ultimi vent’anni i cinesi hanno paura del futuro. Il Partito comunque è unito e a livelli più bassi c’è qualcuno che non condivide molte cose ma che non può protestare”. Torniamo, dunque, ai nostri 6 “eroi”: iniziamo ad imprimere i loro nomi nella nostra memoria e a saperne un po’ di più di ciascuno. Sempre nei limiti informativi concessi dal sistema cinese, molto parco nel fare entrare gli stranieri nelle vite private della sua classe dirigente.

Chi sono i magnifici sei di Xi Jinping?

Quattro dei sei pretoriani sono nuovi e sono da sempre dei fedelissimi del leader supremo. I cinesi sono ossessionati dalla forma e sono dei grandi amanti della coreografia: i 6 neo eletti sono stati rappresentati nelle fotografie ufficiali della seduta del Congresso nell’esatto ordine gerarchico che andranno a ricoprire ai vertici del governo cinese. Iniziamo la carrellata con Li Qiang, 63 anni, destinato ad avere l’incarico di Primo Ministro con la delega all’economia. Negli ultimi anni è stato il capo del Partito Comunista a Shangai, la città cinese più occidentale del paese. Li Qiang ha superato brillantemente … il clamoroso fallimento della gestione delle misure anti Covid. Prima ha dichiarato pubblicamente che Shangai non si sarebbe mai fermata, ma poi dopo l’enorme rialzo del numero dei contagi, ha deciso di riconvertirsi ad un lock down flessibile di soli tre giorni per i diversi quartieri della città.

Sul lock down non ci siamo ancora

Alla fine ha dovuto arrendersi, ammettere che il virus era fuori controllo e che la città doveva sottoporsi ad un severissimo lock down. Venti milioni di persone chiuse in casa con approvvigionamenti scarsi, centri di quarantena pieni e disorganizzati. Tutto l’apparato industriale ed economico chiuso. La ricetta “zero Covid” voluta dal Presidente Xi e somministrata da Li Qiang a Shangai ha avuto dei risultati disastrosi. La sua nomina dimostra che Xi privilegia la fiducia che non il merito dei suoi collaboratori! Sarà eletto Primo Ministro a marzo durante l’Assemblea del Popolo e concentrerà la sua strategia sulla sicurezza interna e sul rilancio del sistema economico, azzoppato dal Covid.

Burocrati, ideologi, pretoriani e segretari

Il numero 3 del regime si chiama Zhao Leji, è un anziano politico cinese di 65 anni che ha passato un pezzo della sua vita a dirigere la Commissione di Disciplina interna. Proprio quell’ente che si è sempre occupato delle purghe dei ranghi della burocrazia o corrotti o dissidenti. Era già membro anch’egli del Politburo del Partito, il numero 4 Wang Huning, 67 anni, l’ideologo e il grande comunicatore del marketing del governo. 66 anni, energico e brillante capo del Partito Comunista a Pechino è il numero 5 dei neo pretoriani, Cai Qi. Ha vinto la sua medaglia gestendo al meglio le olimpiadi invernali di Pechino. Di lì ha spiccato il salto verso il summit del Partito. Il numero 6 è Ding Xuex Iang, capo dello staff personale di Xi, 60 anni, è sempre incollato al Presidente. Si occupa dell’organizzazione della sua segreteria, dei suoi viaggi, dei suoi discorsi pubblici.

Fidatissimi, tutti figli della nomenklatura del Partito

L’ultimo dei magnifici 6 è Li Xi, 66 anni, arriva dalla zona più industriale della Cina, il Guangdong. Ha una grande esperienza nella gestione di siti industriali. Gli è stata affidata la delega dell’anti corruzione, un settore al quale il Presidente Xi dedica una particolare attenzione. Insomma, i 6 uomini d’oro scelti da Xi sono tutti ultra sessantenni, fidatissimi, cresciuti all’interno della nomenklatura del Partito. Sentiremo parlare di loro spesso nei prossimi anni, magari per prendere atto di una loro scomparsa improvvisa dai vertici del governo o di un loro brusco allontanamento come quello a cui abbiamo assistito durante l’ultimo Congresso del Partito. La drammatica sceneggiata dell’allontanamento forzato dall’aula del vecchio ex leader Hu Jintao.

Riccardo Rossotto

Riccardo Rossotto

"Per chi non mi conoscesse, sono un "animale italiano", avvocato, ex giornalista, appassionato di storia e soprattutto curioso del mondo". Riccardo Rossotto è il presidente dell'Editrice L'Incontro srl

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