Di solito la proposta fa arricciare il naso. Non piace. La si considera irrazionale (si vedano le recentissime dichiarazioni del Presidente dell’ANM e del Vice Presidente del CSM, Ermini) quasi offensiva, diminuente per il prestigio della magistratura.

Eppure, quando “pezzi” delle istituzioni mostrano le loro inefficienze o i loro difetti di rappresentanza o, peggio, di aver vergognosamente interpretato il loro ruolo soltanto per maneggi, guerre tra bande, meschini compromessi, qualcuno osa ritirare fuori con convinzione l’ipotesi del sorteggio dei magistrati.

Basta elezioni pilotate dalle correnti, basta voti di scambio più o meno leciti, sia la sorte a decidere i nominativi dei membri del CSM.

Lo scandalo che abbiamo davanti ai nostri occhi è l’ultimo esempio di questa triste fotografia di una istituzione che dovrebbe garantire il controllo, anche disciplinare, di tutte la categoria dei giudici e che invece si occupa d’altro, di traffici sulle nomine. Il massimo organo di vigilanza del terzo potere dello stato sta dando la peggiore immagine di sé stesso.

Per alcuni il CSM è la punta più alta e prestigiosa della piramide del potere giudiziario, per altri (e qui richiamiamo il durissimo giudizio di Falcone già di 31 anni fa, che abbiamo appena pubblicato su L’Incontro) è un verminaio da smontare appena possibile con una sana e virtuosa riforma dell’organo, oggi infestato dai veleni delle varie e contrapposte correnti che compongono e dividono il corpo dei magistrati italiani.

Uno spettacolo ignominioso quello che emerge dal lavoro di altri magistrati, colleghi quindi degli imputati, evidentemente stufi di una certa deriva di potere e, ci auguriamo, anche sorpresi dalla magnitudo del fenomeno e dalle sue derive ormai difficilmente arginabili.

E allora, eccoci qui di nuovo a pensare al sorteggio come la soluzione migliore per sconfiggere i giochi di corridoio, le consorterie clandestine, la contaminazione pericolosa dei rapporti “grigi” tra magistrati e politici. Due poteri autonomi e indipendenti dello stato che non dovrebbero avere relazioni inquinate da interessi partitici o personali.

Più volte si è legiferato sul CSM: la sua legge istitutiva risale al 1958 ed è stata modificata soltanto negli ultimi 10 anni già quattro volte, nel 2009, nel 2010, nel 2014 e nel 2015.

Nessuno degli interventi è riuscito però a modificare e a ridurre il potere delle varie correnti che animano la nostra magistratura.

Di per sé, la nascita di posizioni diverse all’interno dei corpi dello stato non è illegittima, anzi costituzionalmente protetta: “La nostra carta – ha scritto il costituzionalista Michele Ainis – è intessuta di valori elastici e plurali. Da qui la concorrenza fra partiti, sindacati, associazioni. Ma il fatto che l’ordinamento sia aperto al pluralismo non significa che quest’ultimo debba poi abitare anche all’interno della cittadella giudiziaria. Né giustifica la formazione di piccoli partiti giudiziari, ciascuno con i propri capi e sottocapi. Altrimenti l’indipendenza di ogni magistrato diventa servitù”.

L’ipotesi di sorteggiare i 16 giudici togati (gli 8 membri laici li elegge il Parlamento) è stata subito respinta, come dicevamo, dai vertici del CSM e delle associazioni dei magistrati.

Una proposta definita irrazionale che delegittimerebbe la reputazione del nostro potere giudiziario.

Noi condividiamo la tesi esposta dal costituzionalista Michele Ainis, sulle pagine di Repubblica: “Perché definirla una proposta irrazionale? – si è chiesto Ainis – allora è irrazionale pure la Costituzione che ne prescrive l’uso, ad esempio, per aggiungere 16 membri alla Consulta, quando giudica sui reati del Capo dello Stato (art. 135). E la Consulta è il massimo tribunale del paese, mentre Mattarella è il primo magistrato; l’una e l’altro pesano più del CSM. Altri obiettano che la proposta sia di destra, chissà mai perché. Forse erano di destra Aristotele e Platone che legavano la democrazia al sorteggio? Era un fascista Montesquieu, quando osservava che il sorteggio rende concreta l’idea dell’uguaglianza?”.

Non c’è nulla di male o di offensivo nell’immaginare un sorteggio di 16 membri togati: uno strumento che annullerebbe di colpo il rischio di assistere di nuovo ad elezioni farsesche tipo quella dell’ultimo CSM quando, per i 16 posti in palio, erano in corsa 21 candidati, solo 5 in più dei necessari.

Il tema è semmai quello di disciplinare un sorteggio tra i candidati che siano in possesso di certi requisiti, non solo di anzianità, ma anche di merito. Ad esempio la produttività, la capacità cioè di aver smaltito certi volumi di contenzioso oppure la percentuale delle decisioni assunte e poi confermate in sede di appello.

In tal caso, il sorteggio non scatenerebbe il rischio, come sostengono i suoi critici, di avere degli eletti scelti a caso, non adeguati, selezionati in modo non meritocratico e quindi inidonei a rappresentare i colleghi nell’organo supremo di vigilanza e disciplina della categoria.

Con questa proposta sarebbero pre-individuati e condivisi dei criteri di selezione per partecipare al sorteggio (un po’ come succede, dopo la riforma del 2008, per i concorsi universitari dove è disciplinata l’estrazione a sorte dei commissari proprio per debellare la deriva di Concorsopoli) basati sui titoli di merito professionale maturati dal singolo giudice nella sua carriera.

Soprattutto sarebbe, seppur pilotato in senso virtuoso, rispettato il principio-valore dell’uguaglianza dei partecipanti. Tutti i magistrati, in possesso dei titoli richiesti dalla norma, potrebbero, in tale ipotesi, partecipare alle elezioni e quindi al sorteggio.

Osservava ancora Ainis: “Nessun altro potere dello stato incarna una comunità di eguali, come accade per il corpo giudiziario. I magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni (art. 107 della Costituzione) sicché non hanno gerarchie all’interno, a differenza del potere esecutivo”.

Dunque la magistratura è forse la categoria professionale più idonea per utilizzare il sorteggio come opzione di scelta dei propri rappresentanti.

Pari opportunità per tutti; correnti interne messe nell’angolo; rispetto assoluto, anche se disciplinato, del principio di uguaglianza.

Dobbiamo ammettere che eravamo istintivamente contrari al sorteggio, anche e soprattutto quando proposto dal Movimento 5 Stelle per l’elezione dei deputati.

Di fronte però all’emergenza emersa dai liquami del CSM, proprio per legittimare e dare il giusto riconoscimento alla maggioranza dei magistrati italiani che assolvono con professionalità e coraggio il loro compito, ci vuole un rimedio scioccante, quasi “nuovo” e traumatico: il sorteggio!

 Riccardo Rossotto

 

Riccardo Rossotto

"Per chi non mi conoscesse, sono un "animale italiano", avvocato, ex giornalista, appassionato di storia e soprattutto curioso del mondo". Riccardo Rossotto è il presidente dell'Editrice L'Incontro srl

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