L’Incontro del gennaio 1994 titolava “Verso la Seconda Repubblica”.
Perchè?

Per il semplice fatto che la Prima Repubblica poteva considerarsi ormai defunta. Come certificato dallo scioglimento delle Camere, da parte del Presidente della Repubblica, che aveva fissato le elezioni per il 27 e 28 marzo 1994. Ma la nascita della Seconda Repubblica appariva ancora faticosa e piena di insidie. Anche in considerazione del fatto che gli elettori avrebbero avuto difficoltà ad orientarsi al momento del voto.

Era avvenuto un vero e proprio terremoto, come riferiva L’Incontro citato: nel mese di gennaio era infatti “nato il Partito Popolare Italiano (PPI), che, sotto la guida di Martinazzoli, raccoglie l’eredità della Democrazia Cristiana insieme al Centro Cristiano Democratico creato da alcuni scissionisti di destra (Casini, Mastella, D’Onofrio, ecc.). Si è dunque frantumata l’unità politica dei cattolici invocata dal Papa.

La drammatica scissione del Partito Socialista

Anche il Partito Socialista Italiano, dopo 100 anni di vita, si è scisso, lasciando in disparte la massa dei seguaci di Craxi, perseguiti dalle Procure della Repubblica di mezza Italia. Il nuovo Partito si chiama Partito Socialista ed è guidato dal Segretario Del Turco. Tuttavia non è il simbolo della rosa al posto del garofano che può riscattare il discredito in cui sono caduti purtroppo i socialisti.

L’arrivo di Alleanza Nazionale erede del MSI

Nella stessa ottica trasformista il MSI, al termine del suo 17° congresso, ha deciso di bruciare con la fiamma tricolore le camicie nere, di rinunciare al corporativismo mussoliniano e di istituire un blocco denominato “Alleanza Nazionale” cui possano affluire ex liberali, ex-democristiani e indipendenti”. Analoghi travagli ebbero a subire i Repubblicani ed i Liberali, mentre già da tempo il vecchio Partito Comunista Italiano aveva deciso di mutare il nome se non la sostanza nel Partito Democratico della Sinistra.

Umberto e Silvio nemici-amici…

Nel Centro destra moderato, proseguiva l’articolo, “dopo reciproche contumelie si è celebrato il matrimonio d’interesse fra la Lega Nord e il Movimento “Forza Italia” creato di punto in bianco dall’industriale Silvio Berlusconi. Tale alleanza aggiunge alla capacità di agitazione e mobilitazione rivoluzionaria di Bossi la potenza comunicativa del “cavaliere” attraverso la rete di TV e di giornali.

L’identità federalista della Lega ne esce appannata, subendo l’altrui iniziativa, leadership politica e ideologica di Berlusconi, candidato a “premier” di un’Italia contraria allo statalismo, all’assistenzialismo, al dirigismo economico. Si tratta dunque di un’intesa fittizia che cesserà il giorno dopo le elezioni e che forse segnerà l’inizio della fine della Lega non più populista, ma Partito borghese conservatore”.

E quali furono le conclusioni di questo terremoto, alla luce delle elezioni?

L’Incontro del marzo 1994 titolava, in modo diretto, “La destra, purtroppo!”.
Era infatti avvenuto che i cittadini, piuttosto che dare fiducia ai vecchi Partiti, seppur rinnovati almeno nel nome e nelle intenzioni, hanno preferito l’Alleanza di centro-destra, basata sul raggruppamento di Alleanza Nazionale, Lega Nord e Forza Italia, il nuovo Partito fondato e diretto da Silvio Berlusconi.

Forza Italia per gli incerti e i delusi

La scelta di dar più fiducia alla coalizione di Centro-destra si è basata piuttosto su “una emotiva ed istintiva ribellione al passato, ai Partiti che, pur rinnovati, come il Partito Democratico della Sinistra (ex-PCI), il Partito Socialista (ex-PSI), il Partito Popolare (ex-DC) affiancato all’On. Segni nel “Patto per l’Italia”, rappresentavano pur sempre il retaggio di un mondo riciclato. Invece, un imprenditore di grande talento come Berlusconi che in soli due mesi ha edificato un nuovo Partito divenuto di colpo il primo di tutti, distribuendo con il motto “Forza Italia” promesse ed illusioni, ha incantato gli incerti e i delusi, raccogliendo con le sue reti televisive e i suoi giornali una protesta popolare e incanalandola fra altre due forze emergenti, la Lega di Bossi e i neofascisti di Fini.

Un cambiamento nel nome della destra

Insomma la generale volontà di cambiamento si è identificata piuttosto verso destra (anche se Berlusconi si qualifica come centro, insieme a cattolici e radicali) anziché nella tradizionale opposizione di sinistra“. Gli anni successivi avrebbero dimostrato come anche Berlusconi fosse assai più impegnato a curare i propri lucrosi interessi ed a difendersi da gravi accuse, di vario tipo, che affrontare i problemi dell’Italia e del suo posto nell’Europa.

Alessandro Re

 

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