Il Qatargate, pare, abbia dato una scossa ai grigi burocrati di Bruxelles. Se sul piano giudiziario si stanno chiarendo le singole responsabilità della “cricca”, sul piano politico e istituzionale qualcosa si muove o, meglio, sembra muoversi. La Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola ha completato il dossier su un nuovo Codice di comportamento basato su 15 punti per rafforzare le misure anticorruzione all’interno dell’istituzione di Strasburgo. Cosa prevede il documento della Metsola?

Visitatori registrati, maggiori controlli sugli interessi finanziari e…

In sintesi una maggior rigorosità nel controllo degli accessi al Parlamento. In altre parole, tutti i visitatori dovranno essere registrati. Continua ad essere riconosciuto il diritto di assistere o intervenire ai lavori delle varie commissioni europee ma soltanto per i lobbisti o i rappresentanti delle ONG iscritti al Registro della Trasparenza. Viene introdotto un divieto per un periodo di sei mesi successivo alla fine del loro mandato parlamentare per gli ex deputati del Parlamento: non potranno fare attività di lobby né avere un accesso libero ai palazzi del potere di Bruxelles. Saranno vietati gli intergruppi con paesi extra europei a cui finora aderivano deputati di diversa estrazione politica: si vuole evitare una frequentazione e/o contaminazione con i governi non della UE interessati a condizionare i lavori del Parlamento. Tutti i parlamentari e i loro assistenti dovranno dichiarare per iscritto gli incontri intervenuti con rappresentanti di stati esteri o con gruppi di pressione. Saranno aumentati i controlli sugli interessi finanziari sugli eurodeputati che dovranno sottoscrivere idonee dichiarazioni sui loro redditi. Viene istituito un Comitato che vigilerà sul Codice di Condotta e avrà il compito di dirimere eventuali dubbi sulla correttezza dei comportamenti tenuti da deputati e assistenti.

Ma quando entrerà in vigore questo nuovo “Codice Etico”? Il documento dovrà essere approvato dall’adunanza plenaria e quindi dovrà superare il vaglio del confronto politico fra i vari partiti presenti a Strasburgo. Il dibattito non sarà certo in discesa visto che molti esponenti hanno già presentato emendamenti per rafforzare o integrare alcune misure previste nella bozza predisposta dal team di Roberta Metsola. “È stata una delle sfide più grandi che il Parlamento UE ha dovuto affrontare nella sua storia – ha detto in questi giorni la Presidente Metsola – il prossimo anno, quando ci saranno le elezioni, voglio che i cittadini abbiano davanti una istituzione in cui credere, capace di adottare misure efficaci, per quanto difficili, per eliminare qualsiasi abuso. Abbiamo reagito con rapidità e collaborato subito alle indagini. Deve essere chiaro che non si tratta di destra o sinistra, di nord o sud, ma di ragione e torto. Il Parlamento sarà sempre dalla parte della giustizia e della verità”.

Uno svantaggio per gli onesti

Molti osservatori a Bruxelles, storcono il naso. Per carità, dicono, formalmente tutto bene, tutto condivisibile. Qualcuno avrebbe preferito, però, regole ancora più severe oppure un’estensione del Codice anche alle associazioni non governative, coinvolte nel Qatargate, come veicoli giuridici per le transazioni illecite. Resta però un dubbio, un grande “buco nero”, inquietante e che non giova alla credibilità delle nostre istituzioni europee. Le regole introdotte dal nuovo Codice aumenteranno sicuramente la già pervasiva e ingombrante burocrazia parlamentare e renderanno ancora più complesso il lavoro dei deputati e dei funzionari onesti. Purtroppo, e questo va sottolineato, se un politico decide di farsi corrompere vuol dire che ha già scelto di sottrarsi alle normative vigenti, di aggirare i vincoli formali previsti. Stesso ragionamento vale per i corruttori.  Come ha scritto in modo sarcastico Andrea Bonanni “non sarà certo un registro di trasparenza o una dichiarazione sugli interessi finanziari che potrà mettere in difficoltà dei corrotti o dei corruttori che avevano e avranno in casa valigie di banconote!”.

Allora la vera sfida è probabilmente un’altra: come combattere sul serio la corruzione internazionale senza appesantire ulteriormente una burocrazia già complicatissima? E ancora, come ha scritto Federico Fubini, che cosa è la corruzione “percepita”, quella che proprio in questi giorni permette all’istituto denominato Trasparency International di pubblicare l’edizione annuale del Corruption Perceptions Index, la graduatoria cioè della corruzione “percepita” in 180 Paesi del mondo? L’Italia si conferma al 41° posto, “maglia nera” tra i paesi occidentali. State a sentire questa incredibile contraddizione contenuta proprio nella classifica del 2022, anno in cui la Danimarca si è confermata al 1° posto mondiale, come il paese meno corrotto. Proprio a Copenaghen si è verificato un fenomeno che sembra surreale ma che ci aiuta a capire la difficoltà di condividere un significato comune del termine corruzione.

Lo strano caso della banca danese

Ecco cosa è accaduto: la prima banca danese, Danske Bank, ai primi di dicembre ha ricevuto una multa da quasi mezzo miliardo di euro per il riciclaggio di 200 miliardi di denaro sporco, in gran parte relativo a transazioni russe. La sanzione è arrivata dopo quattro anni dallo scandalo proprio nei giorni in cui la banca danese patteggiava la sua posizione versando due miliardi al governo americano per chiudere l’inchiesta. Dunque, il paese meno corrotto nella percezione del report di Trasparency Internazional, è stato proprio di recente il protagonista di una gravissima fattispecie di corruzione internazionale. Trasparency si è vista costretta a informare il pubblico che la sua classifica non tiene conto dei “flussi finanziari illeciti, del riciclaggio o di avvocati, commercialisti o di gestori finanziari che abilitano la corruzione”.

Quindi, Trasparency International ammette di stilare una classifica in cui “il grosso” del fenomeno è fuori, non calcolato! Se pensiamo che il ranking di Trasparency dovrebbe servire agli investitori internazionali per decidere dove allocare le proprie risorse, forse sul significato di Corruzione dobbiamo fermarci un attimo, fare un profondo respiro e, se lo scopo è davvero quello di combattere questo fenomeno, azzerare tutto e riprendere il tema, come si dice, “dal prato verde”. Dovremmo, in tal caso, sviluppare in modo diverso e più vicino alla sua terrificante rilevanza nel mondo in questo terzo millennio, “che cosa sia” e “che cosa rappresenti” la Corruzione internazionale e chi ne siano i protagonisti responsabili. Come abbiamo scritto recentemente su questa testata, la politica invece di combatterla, la Corruzione, la compiace!

Euro

Con lo pseudonimo Euro, si firma uno studioso italiano, apprezzato per la sua competenza nella politica internazionale, oltre che nelle questioni economiche e di diritto riguardanti l'Unione Europea

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