Il tono e il lessico sembrano quelli di uno sbruffone in cerca di notorietà. Di un artista che sta interpretando il ruolo dell’anti-conformista. Del rivoluzionario stufo di un mondo che odia e che vuole cambiare drasticamente.

Non stessimo parlando di un problema serio e a rischio di diventare tragico, il tutto sarebbe grottesco.

Il soggetto è antipatico, supponente, violento e intransigente e sta rivestendo un ruolo non marginale nella campagna elettorale che si sta concludendo in Francia.

Stiamo parlando di Renaud Camus, un uomo vero, in carne ed ossa, di 72 anni, assurto alle cronache letterarie da qualche tempo soprattutto nella sua poco amata Francia con l’opera incentrata sulla Grande Sostituzione (Grand Remplacement). Camus è diventato protagonista della nostra confusa attualità in coincidenza con la strage (49 persone sterminate) nella moschea neozelandese di Christchurch commessa dal terrorista di nazionalità neozelandese Brenton Tarrant neanche un mese fa.

Nel suo farneticante annuncio motivazionale sul perché avesse ammazzato brutalmente tanti innocenti, il giovane neozelandese Tarrant evocò un suo pantheon privato di riferimenti. Dei “cattivi” maestri che lo avevano ispirato nel suo gesto folle. Tra questi appunto comparve il nome di Renaud Camus.

Nella sua opera più conosciuta, l’ex professore di letteratura negli Stati Uniti, ha elaborato la teoria della Grande Sostituzione e cioè la descrizione dello scenario della sostituzione dei popoli europei con altri popoli in particolare quelli arabo-mussulmani.

Rintracciato dalla giornalista Anais Ginori nel suo castello di Plieux in Occitania, Renaud Camus ha fatto emergere tutte le delicate e pericolose sfaccettature del suo carattere e soprattutto della sua visione del mondo in questo III millennio.

Ha immediatamente sorvolato sulla circostanza di essere diventato un punto di riferimento dei terroristi internazionali come Brenton Tarrant “quel manifesto era mortalmente noioso, non l’ho neppure terminato. In ogni caso nei miei testi è scritto che sono profondamente non violento e pacifista” e si è invece concentrato sulla sua visione dell’attualità, partendo da quando è incominciata questa sua seconda vita di visionario dell’Europa in via di estinzione.

Nel 2002 ha deciso di fondare il partito dell’In-noncence, con l’obiettivo di iniziare una lotta contro la Grande Sostituzione.

E’ un candidato alle elezioni europee di questo 2019 e ha già partecipato, anche se a puro titolo simbolico, a due lezioni presidenziali francesi raccogliendo un pugno di voti. Nella sua lista figurano un rappresentante dei Gilet Gialli e un francese di origine algerina di fede cattolica.

Uno dei punti fondamentali del programma elettorale di Camus è il seguente: “non bisogna uscire dall’Europa, ma farne uscire l’Africa che la colonizza profondamente”.

La sua ultima sparata mediatica riguarda la proposta di trasferire in massa all’estero non solo chi non sia in regola, ma anche chi non “segua usi e costumi francesi”.

Come ci ha raccontato la corrispondente da Parigi di Repubblica, Camus si infervora, diventa rabbioso quando parla delle periferie francesi devastate dall’immigrazione soprattutto africana: “Provate ad andare a fare una passeggiata di sera vicino alla stazione di Agen, la cittadina più vicina al mio castello. Guardate come si è ridotta Parigi e immagino che Roma abbia fatto la stessa fine. Ormai il cammino è segnato: si va verso le bidonville globali”.

Non si definisce uno xenofobo “anzi sono contro l’appiattimento dei popoli e delle civiltà, voglio preservare la possibilità di mondi stranieri”.

Dichiara di non avere risorse finanziarie per fare una vera campagna elettorale. Si autopubblica i propri saggi sull’evoluzione della teoria della Grande Sostituzione. Frequenta i social network e vende le sue opere su Amazon.

Pare che si sia autoprodotto anche un video che verrà trasmesso sulla tv pubblica francese in queste ore.

In un mondo normale dovremmo considerarlo semplicemente un bizzarro intellettuale con idee perlomeno sorprendenti e piene di contraddizioni.

Nella caotica realtà odierna, Renaud Camus è diventato il padre di teorie para-razziste che sul web circolano con la velocità della luce.

L’episodio dell’attentatore neozelandese ci dovrebbe mettere in guardia e far capire che, se una volta i “cattivi maestri” potevano essere isolati nella loro comunità o nel loro territorio, oggi con internet diventano dei veri e propri guru mondiali con effetti formativi devastanti sui giovani fragili e senza filtri di lettura che soffrono alienazioni da solitudine.

I casi come Camus, diventano fenomeni che in un divenire estremamente veloce e non arginabile possono acquisire notorietà e responsabilità di innesco dei più terribili attentati fondamentalisti. Dobbiamo trovare dei rimedi per isolarli e ridurne l’effetto psicologico sulle nuove generazioni o sui disperati senza un futuro. Rispettare le opinioni altrui non vuol dire legittimare istigazioni alla violenza psicologica o fisica.

Riccardo Rossotto

Riccardo Rossotto

"Per chi non mi conoscesse, sono un "animale italiano", avvocato, ex giornalista, appassionato di storia e soprattutto curioso del mondo". Riccardo Rossotto è il presidente dell'Editrice L'Incontro srl

Discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *