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Speaker1:
Buongiorno a tutti vedo che qualcuno sta iniziando a connettersi. Aspettiamo ancora qualche minuto chiama.

Speaker2:
Io torno dopo le gare di regionale Londra e Berlino bello nel momento in cui fai quello che dicono le ultime due ritengo non mente e ben ben vengano andate le cose in mezzo al deserto visto il.

Speaker1:
Di certo c’è. Tra. Buongiorno a tutti come come da tradizione accademica ci siamo presi il nostro quarto d’ora accademico per aspettare che tutti potessero connettersi. Aspettiamo che anche la musica se ne vada e ci lasci il nostro spazio. Io sono Nicola milanese e sono felice di essere qui Beatle benvenuto a questa serie di iniziative dell’incontro sulla visione e sulle visioni per la città. Lascio intanto ringrazio tutti ringrazio la testata l’incontro per l’opportunità l’associazione Amici dell’incontro. In particolare nelle figure di Alessandro KT e Riccardo Rossetto che hanno permesso che tutto questo fosse possibile. Ringrazio i miei colleghi ringrazio Martina che è sempre stata dietro le quinte ma c’è stata e ringrazio i miei collaboratori pullman che hanno permesso che questa giornata si realizzasse. Non perdo altro tempo e lascio da subito la parola ad Alessandro Cattaneo direttore del giornale che ci farà una breve introduzione. Grazie. Grazie Nicolò lasciamo appunto il tempo ha aggiunto ma invece di smettere di mettere di cambiare l’inquadratura Buongiorno a tutti sono Alessandra K sono un direttore dell’incontro in questa scaletta faccio un breve editoriale che non si andrà a sovrapporre ovviamente agli interventi dei nostri dei nostri relatori ma sarà un piccolo cappello un piccolo assist. Diciamo innanzitutto anch’io vi do il benvenuto perchè è un debutto un battesimo una prima serata di una serie di profondi approfondimenti che abbiamo organizzato per i nostri sostenitori. Gli amici dell’incontro che sono qui con noi Zum e invece i nostri lettori che ci stanno seguendo attraverso Facebook e il ritardo è anch’esso dovuto un po alla ricerca del pubblico da parte dell’algoritmo e quindi ci scusiamo per questo breve ritardo.

Speaker1:
Queste serate inoltre si inseriscono all’interno di una iniziativa di ricerca sociale che come incontro proprio oggi abbiamo lanciato e l’abbiamo chiamato. L’abbiamo voluta far partire per dare voce agli inascoltati per dare un megafono a coloro che in genere subiscono le decisioni e le cui opinioni sono spesso ignorate. Per questo abbiamo appunto promosso una ricerca sociale che partirà attraverso anche un crowdfunding e di cui della quale parleremo anche nelle prossime nelle prossime i prossimi appuntamenti perché avremo modo di seguire gli sviluppi e di presentarVi in modo molto più puntuale. Ma se avrete voglia di seguirci. Se avete ma se avrete voglia di seguirci ci saranno ci sarà occasione mi dicono che non mi vedranno mai invece. Ok. Allora non dovrebbero esserci problemi di audio gli audio video. Ok. E lo Fanning del quale parleremo andando avanti. Ovviamente siamo qui grazie ai nostri editori e alla società editrice l’incontro che ci ha consentito di realizzare tutto questo attraverso il lavoro della mia collega Martina taglino i promotori di questa iniziativa che sono appunto Nicolò che avete già visto elegantissimo Hassan Aki E Gugliotta Pia che invece sono dietro le quinte. E poi i relatori di questa serata che sono i nostri attesissimo interventi per questo debutto i nostri padrini e madrine Siamo all’indomani. Volevo appunto. Di cosa parliamo oggi parliamo appunto di innovazione sociale. Non voglio entrare nel tema perché appunto non ho voglia ascoltare ogni tanto i giornalisti.

Speaker1:
Capita di ascoltare. E però faccio un breve editoriale quello per la quale per il quale siamo all’indomani di un tempo e forse di donne di un tempo che abbiamo passato chiedendoci se alla fine di questa pandemia saremmo stati migliori o peggiori ne usciremo migliori ne usciremo peggiori cercando di limitare i problemi. E per quanto riguarda le soluzioni però spesso trovandosi in una specie di Lucca come b il mare in quel film nel quale rivive sempre il giorno della marmotta e quindi temi cruciali come il futuro dei giovani il futuro della scuola un nuovo sviluppo economico un rinnovato impegno per ridurre gli impatti sociali e ambientali sono spesso rimasti sospesi cioè siamo sempre tornati un po alla casella del via abbiamo sentito dire che la Provincia aveva qualche vantaggio rispetto alle metropoli in tempo di pandemia che invece le metropoli potevano garantire più servizi e più efficienza rispetto alla provincia. Eravamo tutti in Campania vivremmo tutti nei borghi oppure scopriremo i quartieri. Però a tutti questi spunti che spesso sono stati anche molto interessanti non è stato seguito il vero dibattito poi la next generation mio il piano europeo di ricostruzione di un’Europa di un continente schiacciato dal Comit. Ed è arrivato il tempo di mettere in campo questa progettualità quell’idea di Futuro e tutto quanto in realtà prima si era tanto discusso. Ma appunto sul quale apparentemente non si era arrivati a una decisione. Che cosa è mancato. è mancata l’audacia di intervenire pensando ai cambi di paradigma.

Speaker1:
Sicuramente è mancato un approfondimento dei temi che consentisse soluzioni più innovative anche le cosiddette soluzioni auto box fuori dalla scatola. Ecco abbiamo deciso di promuovere questi incontri dell’incontro per capire meglio invece cosa sta succedendo nelle nostre città. In questo tempo per capire cosa cambia e come cambia il panorama quando entrano in gioco forza di innovazione sociale appunto per capire come alte competenze stanno studiando e interpretando la nostra contemporaneità. Perché vogliamo capire cosa facciamo. Che spazi abitiamo come usiamo il tempo e solo così noi come media possiamo uscire da spesso dalla zona di comfort e leggere meglio le comunità che vogliamo raccontare. Speriamo che i decision i decisori politici potranno partire da questo. Quello che ci racconteremo sembra la voglia di seguirci per riavere un nuovo senso di realtà e per progettare visto che ci troviamo anche alla vigilia di importanti scadenze elettorali amministrative e forse tutti quanti per uscire dai luoghi comuni e pensare a soluzioni in comune. Insomma sarà come un procedere in avanti con rotte più chiare su mappe disegnate meglio. Questo è l’obiettivo di questa serie di incontri. Siamo all’indomani di un tempo forse di un tempo che abbiamo passato dicendoci tornerà tutto come prima. Beh lasciatemelo dire direi che se proprio questo è il traguardo allora è un traguardo davvero troppo piccolo piccolo. Io vi ringrazio. Lascio la parola a Nicolò per fare il suo diciamo l’incrocio dei nostri relatori. E come ho detto all’inizio prometto di ascoltare. Grazie e buon buon dibattito a tutti.

Speaker1:
Grazie Alessandro. Grazie delle parole grazie alla riflessione. Io non ho intenzione di rubare altro tempo voglio solamente provare a Darby perché noi abbiamo deciso di parlare di innovazione sociale perché abbiamo deciso di farlo proprio con l’incontro stiamo ragionando sul tema dell’innovazione sociale sono partito. Che cosa significa innovazione. Cioè l’atto l’opera di innovare di introdurre dei nuovi sistemi dei nuovi ordinamenti dei nuovi metodi e sostanzialmente un senso concreto cioè ogni novità ogni mutamento o ogni trasformazione che modifichi radicalmente occhi un’efficace svecchiamento di un ordinamento politico sociale. Nel nostro caso specifico e sociale in cui vive in mezzo. Perché l’uomo è un animale sociale. Allora noi siamo partiti al tema dell’innovazione sociale perché io vedo oggi più che mai l’imminenza di ripensare i nostri sistemi e l’abbiamo fatto nella sede dell’incontro per quello che l’incontro rappresenta per il portato di valori di libertà di impegno politico. E su questo davvero mi taccio dopo questa breve introduzione vorrei che non fossi io ma Adriano Olivetti a raccontarvi il perché abbiamo scelto l’incontro perché abbiamo scelto di occuparci di innovazione sociale in questa sede. Nelle parole che lui scrisse nel mondo che nasce noi tutti crediamo nel potere illimitato delle forze spirituali e crediamo che la sola soluzione alla presente crisi politica e sociale del mondo occidentale consista nel dare forza alle forze spirituali la possibilità di sviluppare il loro cibo parlando di forze spirituali. Cerco di essere chiaro con me stesso e di riassumere con una semplice formula le quattro forze essenziali dello spirito verità giustizia bellezza e soprattutto amore.

Speaker1:
Non si può parlare di civiltà se uno solo di questi elementi è assente. Io con questo vi ringrazio introduca i nostri relatori e vi spiego appunto perché è importante parlare di innovazione sociale perché è importante costruire delle strategie per la città e per metterla in campo questa innovazione sociale. Noi oggi iniziamo a farlo con Pasquale Landi che ha una carriera molto tecnica studia elettronica si laurea in Informatica e consegue un master in spicchi per lo sviluppo. Fin da giovanissimo però lega la sua passione per queste materie tecniche ad un forte impegno sociale e associazioni mistiche nel panorama. Nel 2010 fonda l’associazione semi con cui sviluppa strumenti e iniziative di portata nazionale quali brand for Change euro piano e aderisce attraverso un segna a Fiat Fit è questa comunità di social innovation Things una comunità di innovatori imprenditori sociali promossa dalla Fondazione maieutica a partire dal 2010. Io ho citato Adriano Olivetti non a caso vedo una forte connessione con Sip poi sarà Pasquale a dirci se effettivamente così perché questa comunità supporta imprenditori sociali che hanno imprese sociali organizzazioni no profit in Italia e all’estero occupandosi provando a stimolare iniziative di innovazione sociale appunto mi piacerebbe Pasquale che insieme ai provassimo a chiacchierare del suo Ti lascerò veramente la parola mi tacciano. Mi piacerebbe trovarsi a parlare di piani di sviluppo della città e strategie per la città. Con questo ti lascio la parola ti ringrazio per essere qui.

Speaker3:
Grazie a voi per l’invito. Mi fa molto piacere grazie Nicolò Alessandro è l’incontro certamente per ospitare l’incontro di oggi. Scusate il gioco di parole e volentieri condivido con voi alcune riflessioni rispetto a Le strategie delle città per l’innovazione sociale. La presentazione è stata esaustiva io non mi dilungo sul parlare di me. Poi se vogliamo fare quattro chiacchiere rispetto ad alcune progettualità ben volentieri ma non rubare neanche troppo tempo ai colleghi che vengono dopo. Quindi se posso condividere lo schermo già adesso sia.

Speaker1:
Hai l’accesso alla condivisione.

Speaker3:
Ok. Quindi dovreste vedere la presentazione. Se quindi come diceva Nicolò io sono presidente fondatore di offrirmi all’associazione di promozione sociale. Quindi ci occupiamo evidentemente di progettazione e innovazione sociale ed entriamo in sit diventiamo in realtà si. Torino l’anno scorso in tempo di pandemia quindi per darci una svolta perché entriamo in sit perché i team di innovazione sociale promuovono sia a livello universitario ma soprattutto a livello cittadino quelli che sono le collaborazioni e cooperazione tra coloro che vogliano fare impresa sociale in questo termine amplissimo. Evidentemente come associazione possiamo come gruppi informali e offrono una serie di strumenti che oltre a mettere in rete promuovono uno sviluppo sostenibile sia per le realtà che vi entrano sia per le città in cui queste risiedono. Chiaramente il nostro percorso Consip è appena cominciato ma io qui presento e parlo per sintesi Torino e quindi alcune delle riflessioni che abbiamo fatto e portiamo avanti insieme. Sono quelle che vado a presentare. In realtà questo mi fa piacere che ascoltate ascolto rete. In realtà ascolterò anch’io perché più che dare risposte ci saranno una serie di domande a cui forse spero qualcuno riuscirà a dare delle risposte o quantomeno insieme a fare dei ragionamenti per arrivare a dei risultati migliori di quelli che sono stati fino ad oggi. Città persone in nome e cose città dal dal gioco e sicuramente tutti ricorderete l’infanzia perché perché le città sono questa bella Melato misto è vario io per formazione sicuramente metto al centro in questo triangolo che vedete evidenziato dove le persone e l’ambiente urbano quindi sia quello naturale sia quello trasformato antropica mente e la tecnologia.

Speaker3:
Nonostante questo forse a corredo di questi tre elementi ci sono poi tutti vissuti e gli sviluppi delle società urbane che quindi vanno a comprendere la storia la cultura e il sistema del cibo e i rapporti con le altre città e il clima. Perché poi ovviamente la questione climatica è diventata fondamentale ma lo sappiamo è sempre stata in realtà quindi lo sviluppo delle città e poi stato a seguito naturalmente quello che era la dislocazione geografica e quindi il clima in cui si viveva. L’altro aspetto che avete anticipato già struggente di è gente di campagna neanche ci siamo messi d’accordo perché in realtà la presentazione non ve l’ho mandata fino a pochi minuti fa è proprio quello di distinguere tra si sta in città si sta in campagna dove è meglio dove è peggio a seconda ovviamente dei periodi storici è ben dubbio che quello che abbiamo attraversato. Secondo me stiamo ancora attraversando è un periodo storico nel senso che poi verrà ricordato dai posteri come una novità assoluta almeno un anno si spera solo un anno un anno e mezzo ma probabilmente sarà di più un cambiamento ci sarà un bosco un periodo che parleremo sicuramente di bosco. Questa gente partiamo da quelli che sono i tre attori principali ovvero pubblico privato e terzo settore o privato sociale con la distinzione tra i due dove nel privato per me sono principalmente le aziende mentre il terzo settore quello l’agglomerato misto che coinvolge le cooperative le associazioni gruppi e così via.

Speaker3:
Il pubblico invece è chiaramente il settore pubblico quindi le istituzioni dove includiamo anche la governance. E invece i politici che abbiamo citato e che torneranno spesso nell’incontro di oggi immagino anche nei prossimi perché sono poi la stampella che a mio dire dovrebbe promuovere e mantenere nel tempo quelle che sono le innovazioni sociali l’innovazione sociale brevissimo avevano già anticipato prima Nicolo rispetto alla definizione e quindi l’innovazione che è buona per la società e che ne accresce la sua capacità di azione. Secondo una delle innumerevoli definizioni. Quando parliamo di strategie per l’innovazione sociale invece abbiamo domande che a partire proprio dalla sua definizione mmm ma soprattutto quali strategie e quale innovazione. Come ci portiamo all’innovazione che definizione diamo. In che settore inseriamo questo termine va a cambiare radicalmente la sua accezione sebbene si cerchi di arrivare a una definizione condivisa. Proverò a dare uno spaccato delle opzioni rispetto a questo. Assolutamente non esaustive come dicevo prima con una serie di domande che rimarranno aperte. Brevemente sui pilastri dell’innovazione quindi l’innovazione sociale. Mmm la novità la creazione di qualcosa di nuovo. Anche qui sono stato anticipato il prodotto il sistema la struttura il metodo. Ma che prima non esisteva e che ha nell’implementazione una sua realizzazione.

Speaker3:
Quindi non basta l’ideazione ma ci dev’essere una messa in pratica messa in pratica che se parliamo di innovazione sociale deve comprendere ampi spettri. Se non tutta la comunità a cui si riferisce l’efficacia perché deve risolvere meglio il problema o la questione che vorrebbe affrontare rispetto a quelli che sono gli strumenti già esistenti. La soddisfazione questa viene da sempre. Altrimenti se non si è soddisfatti non viene più utilizzata. A perderci è stato un tentativo non in innovazione sociale di cui parliamo è poi quello su cui io resterai maggiormente parlando di sociale. Quindi con questa ulteriore accezione rispetto all’innovazione sono il coinvolgimento degli attori alcuni dei quali li abbiamo visti prima. Quindi nel nostro triangolo delle genti che coinvolge e la collaborazione tra loro rispetto a queste le ultime due a me fanno venire sempre in mente la questione delle reti dove per reti io non io in realtà ma la definizione che mi piace di più è quella di un sistema aperto connesso modulabile e flessibile che ovviamente interagisce. Queste sono alcune delle caratteristiche delle reti facendo attenzione. A che rimangano queste caratteristiche quindi di apertura di rimodulare abilità e flessibilità dove gli attori possono coinvolgere anche a geometrie variabili e quindi collaborano non per forza a tutti non per forza sempre nella stessa dimensione. L’esempio standard quando parliamo di reti ma quando parliamo di innovazione sociale è Milano dove abbiamo una dimensione di rete molto forte a livello cittadino ed hinterland.

Speaker3:
In realtà. Di nuovo questo veramente a geometria variabile su diversi livelli e estensioni. Diversa cooperazione la vedremo tra un attimo rispetto alla questione così da come ha impattato su l’accesso al cibo. E sicuramente questo lo sappiamo tutti l’alta capacità di attrarre investimento com’è da sempre Milano riconosciuta la capitale economica d’Italia. Su questo non c’è alcun dubbio. Bassa resistenza al cambiamento. Per chi l’ha vissuta un po per chi ci lavora insomma in qualche modo sa bene che c’è una grande dimestichezza nella nella città nel sistema proprio economico e sociale. Ad interagire e a cambiare molto velocemente quindi le geometrie e le reti di cui parlavamo prima si modella a seconda della necessità. Quale che sia più o meno facilmente poi questo è chiaro. Per contro che cosa abbiamo del cluster in opposizione alle reti quindi dei sistemi che rimangono chiusi che si creano in un certo dato momento magari collaborando anche tra diversi attori ma che poi si irrigidisce escono quindi non hanno più quella capacità di innovarsi di aprirsi e di rispondere evidentemente a cambiamenti a modifiche dell’ambiente esterno competizione che evidentemente contrasta rispetto al termine cooperazione e non stiamo parlando di collaborazione quindi non per forza. L’unione di tutte le forze sempre e comunque la cooperazione è proprio qui il raggiungimento insieme di uno scopo che poi può cambiare e quindi può cambiare. La rete che va a comprare al contrario la competizione dove ci massa creiamo per le poche risorse che ci sono senza pensare che potrebbero essere usate per migliorare la condizione generale di tutti una bassa capacità di attrarre investimento e un’alta resistenza al cambiamento.

Speaker3:
Quindi dove ci sono delle elite dei gruppi dei sistemi di forze di potere eccessivo però insomma potremmo dirla così che sono restii al cambiamento perché vivono in una condizione di privilegio di priorità e quindi il cambiamento potrebbe portare loro più svantaggi che vantaggi. Questo poi non si sa ovviamente finché non si opera il cambiamento. La città che ho descritto nella parte destra dello schermo potrebbe essere Torino così potrebbe essere dove Torino rimane la mia città natale dove sono cresciuto e dove tuttora risiedo e quindi non è esattamente la descrizione che darei. Se qualcuno mi chiedesse se mi trovo bene ci vivo con piacere. Assolutamente sì ma è chiarissimo che un paragone o almeno per me in un paragone con Milano rispetto a questi fattori che poi determinano la capacità di innovazione sociale Torino è perdente su diversi fronti. Purtroppo credo che poi Massimo dovrà fare un’analisi molto più approfondita quindi rafforzando anche questa idea o confutare. Io sarei molto contento questo è l’esperienza di lavoro e di confronto con altre città. Torniamo alla questione. Città città 2020. Cosa succede nel 2020. Evidentemente il corridore della pandemia a cui tutti siamo tuttora soggetti questo impatta mmm mmm negativamente positivamente questa è una discussione decisamente aperta rispetto a quello che diventeremo dopo che saremo in grado di sfruttare però sicuramente impatta su questo ambiente.

Speaker3:
E soprattutto se vogliamo fare una riflessione positiva in termini di innovazione sociale impatta su le persone sulle genti sulle relazioni e quindi su questo triangolo qui che all’arrivo del Combined deve resistere e deve cambiare forma come lo fa. Accorgendosi che non bastano questi tre pilastri che è necessario è importante e urgente in alcuni casi coinvolgere degli altri settori degli altri segmenti. Quindi prende prima forma romboidale. Coinvolgendo quella che è la società civile e quindi in questo caso la popolazione tutta la comunità cittadina ma anche le comunità di quartiere abbiamo visto e vedremo a brevissimo un esempio di come in alcune città la vicinanza il quartiere il condominio siamo state veramente ancore di salvezza. Non ancora sufficiente a mio parere dove manca quello che è la comunità scientifica quindi l’apporto fondamentale rispetto a come sicuramente della ricerca scientifica e dei vaccini ma non solo. Questo è evidente per chi si occupa poi di innovazione sociali data dei dati e verità. L’importanza della lettura dell’analisi e dell’utilizzo in maniera sensata e intelligente è di quelli che sono i dati quindi la comunità scientifica qui intesa come soggetto ampio di studio all’università ai laboratori di produzione e sviluppo. Non a caso ma rispettiamo la lancia a favore di Torino. O forse sì questa è la forma della cittadella della cittadella torinese quella che protesse la città dall’invasione dei tentativi di invasione del 600 700 da parte dei francesi chissà se non è questa la forma giusta quando vogliamo parlare poi di resistenza a questo caso o adattamento a delle sfide enormi e delle sfide globali.

Speaker3:
Il doping è una di quelle ed è quella più pressante però come dicevo prima la crisi climatica non è assolutamente da meno e anzi non dovremmo sottovalutarlo né metterla da parte per l’urgenza di rispondere a Cobain in tv. Post covered. O meglio che cosa potremmo aver imparato che cosa vorremmo imparare. Sicuramente c’è stata la questione di muoverci on line tutt’ora l’incontro di oggi è. Online quindi non ne siamo usciti. Forse non ne vogliamo uscire. Che cosa potremmo imparare dalle questioni di innovazione sociale rivolgendosi a una comunità che online c’era già ma da 20 anni quantomeno globalmente un pochino di più se pensiamo ai primi giochi online. E quindi la comunità dei gamer dei giocatori di coloro che si ritrovano per giocare sono effettivamente una comunità di lancio questo estratto di un video di un talk molto interessante che richiama quali potrebbero essere effettivamente le opportunità che la community dei gamer ci può offrire. Vi metto solo i sottotitoli in italiano magari non in portoghese che non accordo per tutte. è alto circa. Quale. E se volete sapere il perché dovrete andare a vedere il talk in una delle più classiche tecniche di fiction. Quindi vi faccio vedere un pezzo e poi vi invito a cercare il numero posso anche inviare evidentemente ma sapere perché il fatto di giocare online e creare una comunità che poi possa rispondere a delle sfide reali concrete e urgenti sia assolutamente importante fondamentale.

Speaker3:
Una delle esperienze che citava prima Nicolò e la mia introduzione è quella di asked for change che nasce come start up innovativa ad alto impatto sociale nella creazione di giochi educativi diciamo così di edutainment quindi di intrattenimento trattenimento educativo e nel 2020 ci vede passare dalla realizzazione di installazioni fisiche quindi in presenza all’online raggiungere centinaia di persone migliaia. Adesso a maggio con un evento che faremo proprio confidando sulla collaborazione e sulla coesione di persone che magari non si conoscono nemmeno ma si ritrovano. Perché la sfida è comune e quindi mettono al servizio della società. Il proprio tempo le proprie competenze. Questo è uno degli aspetti interessanti che vorrei che ci portasse nel bosco. Ce ne sono altri due. Soprattutto chi è del terzo settore quindi chi sviluppa progetti sociali e di innovazione. Vorrei rassicurare c’è vita oltre il progetto c’è vita oltre al bando c’è vita al di là del finanziamento per la sopravvivenza annuale semestrale biennale quando ci si è fortunati. Quello che ho notato che ci sono una serie di prospettive che probabilmente ha stimolato maggiormente di andare oltre questa programmazione ha tempi ristretti limitati. Quindi uno degli esempi l’ultimo in ordine temporale che è uscito è uno dei più grandi finanziatori insomma innovazione sociale in Italia la Compagnia di San Paolo con la fondazione e i suoi strumenti vari che promuove mmm l’altro ieri un bando che fa richiama Next Generation EU e quindi il programma di rilancio e resilienza con Next Generation.

Speaker3:
Rispetto alla sostenibilità all’innovazione e allo sviluppo organizzativo questo non è un bando per progetti non è Michael per progetti questo è una colpa per organizzazioni che siano abbastanza strutturate per portare avanti nei prossimi anni una serie di programmi quindi non più e non solo progetti ma programmi di sviluppo che portino effettivamente a quella che è il tema di oggi l’innovazione sociale. Perché. Perché non bastano sei mesi non basta un anno ci va del tempo ragionevole per mettere insieme tutti quegli attori che abbiamo visto prima per fare delle ricerche per testare e per realizzare un metodo uno strumento un sistema che poi rimanga nel tempo che raggiunga più persone. Altrimenti non stiamo parlando di innovazione sociale. L’altro grandissimo segnale con un punto interrogativo sulla sua implementazione ma comunque molto interessante la borsa dell’impatto sociale un progetto di Torino Social Impact anche qui per fortuna in collaborazione con una serie di istituzioni numerose anche a Milano tra l’altro quindi di nuovo la collaborazione di questo sistema tra città che funziona speriamo possa funzionare sempre di più in futuro nella creazione della Borsa dove vengono la Borsa proprio la borsa quella finanziaria economica ma dove vengono quotate quelle imprese ad alto impatto sociale e quindi non che realizzino come obiettivo primo profitto economico ma un profitto o un guadagno.

Speaker3:
Meglio a livello di comunità un segnale assolutamente molto importante secondo me quindi un’altra delle prospettive secondo cui una direttrice diciamo così si dovrebbe a mio parere lavorare nei prossimi anni è di nuovo richiamo a quella stampella dei decisori politici che una volta visto e organizzato il sistema dovrebbero poi dare le possibilità di svilupparlo serenamente. L’ultima è l’ultima delle tre di oggi insomma la misurazione dell’impatto sociale quindi di come si misura. Che cos’è. Perché la grande difficoltà è poi capire. Ma veramente ce l’abbiamo questo impatto perché mentre parliamo di entrate uscite e numeri è molto facile quando andiamo a parlare di innovazione già innovazione è difficile da misurare. Innovazione sociale che quindi ha un impatto sociale ancora più difficile ecco qui le metriche ti fanno confuse. Diversi attori mmm prendono di volta in volta delle decisioni e dei parametri a seconda anche di quello che è ovviamente la convenienza. Però questo è un aspetto assolutamente fondamentale se sono veri i due punti di prima. Soprattutto il secondo il terzo deve essere una conseguenza matura. Due esempi per chiudere per capire un po anche rispetto alle città delle questioni effettivamente reali e concrete in emergenza alimentare. L’Italia si ritrova nel 2020 in emergenza alimentare non tanto per la scarsità delle risorse quelle esistono ma per l’accesso di migliaia di persone solo a Torino sono state stimate in 20 mila famiglie ma globalmente sono di più non hanno accesso ai beni di prima necessità i beni alimentari di prima necessità causa emergenza come perdita dei posti di lavoro impossibilità di raggiungere i luoghi di distribuzione risorse economiche evidentemente.

Speaker3:
Milano risponde con un sistema nuovo ereditato sicuramente da Expo 2015 Milano ha oggi in realtà mimose fino all’altro ieri era l’unica città con una Food Policy quindi come un sistema del cibo cittadino che comprende anche l’hinterland. Da pochissimo neanche una settimana a Roma è la seconda città ad avere firmato una policy quindi con i decisori politici. MILANO Forte di questa sua esperienza mette in campo una serie di risorse che vanno dal Comune dalla città che organizza il sistema e coinvolge gli attori la comunità il terzo settore le imprese private è fondamentale anche questo e mette veramente il sistema è capillare. Immediata la risposta è fortissima. TORINO Per contro ha comunque un’ottima risposta basandosi però sulle sue strutture interne quelle esistenti che ricordano un po di più i cluster e quindi le case del quartiere che sono una rete ma sono una rete chiusa. I circoli Arci che sono anche loro una rete e sono una rete su iscrizioni insomma anche qui non esattamente flessibile e aperta. E poi fu il Pride che è un altro dei progetti che abbiamo ideato e portato avanti dove invece questa vorrebbe allargare anche a livello italiano la coesione e la collaborazione se non è possibile la cooperazione tra attori che si occupano appunto del sistema alimentare.

Speaker3:
PALERMO Dal lato opposto dà una risposta fortissima ma bottom up quindi la popolazione e vedete le foto sono significative da questo punto di vista. Si mette proprio in gioco la risposta è dai cittadini dai quartieri ci sono condomini e condomini che mettono dei cartelli in giro ma tantissimi tantissimi veramente una risposta forte per supportare i vicini in anonimato che avessero bisogno di cibo. Così poi le associazioni eccetera eccetera. Il Comune in questo senso la città ha poche meno risorse e quindi avalla sicuramente le iniziative ma poi non riesce a mettere a sistema non riesce a mettersi alla guida di un sistema che risponda in un certo modo e che permanga poi in prospettiva. Questo sull’emergenza alimentare che nei fatti di oggi. L’altra invece più legata all’impatto e quindi anche alle imprese alle start up agli investimenti Impact Abe questa rete di soggetti che in diverse città del mondo fanno da incubatore rispetto a incubatore aggregatore acceleratore di una serie di idee imprenditoriali con un impatto alto impatto sociale anche su. In Italia ce ne sono diversi. Quello che succede nel 2020 è che Milano. Prende con sé in banda B Firenze di Torino e quindi li accorpa ingloba in qualche modo MMM qui è più una domanda in realtà perché una missione di poco tempo fa.

Speaker3:
Quale sarà l’impatto. Questo non so se è una mossa positiva oppure se di nuovo ha in qualche modo sudditanza rispetto a un grande accentratore. Una città che comunque ha fa dell’innovazione il suo marchio di fabbrica rispetto ad altre che invece subiscono un po oppure e invece andiamo nella direzione della collaborazione della cooperazione e quindi questo sarà migliorativo per tutti e tre i luoghi. Chiudo con un punto sull’educazione allaccio poi un assist a Vanessa rispetto ai lavori in prospettiva più dopo sull’educazione perché il figlio maschio educatore. Quindi ci tengo che questo non sia dimenticato anche quando parliamo di impatto sociale di. Nasce poi tutto da quanto siamo bravi oggi a creare le condizioni affinché i ragazzi e le ragazze possano poi studiare sperimentare e innovare. Magari fra vent’anni creare quel nuovo vaccino che dovesse servire o il nuovo sistema che sconfigge poi la fame nel mondo. Rispetto a questo la provocazione della frase classica che lavoro vuoi fare da grande invece per me si trasforma in che sfida voi affrontare da grande. Quindi non parliamo più di un lavoro orientato all’ottenimento al raggiungimento di una anche soddisfazione se vogliamo ma in primo luogo di sostentamento economico e poi riconoscimento sociale eccetera nella piramide di Marlow. Ma quali sfide. Mmm ci stiamo preparando Domani in termini di comunità e chiaramente di città dove la popolazione delle città oggi è concentrata massimamente con questo vi ringrazio e rilancio la palla a alla regia.

Speaker1:
Grazie grazie a Pasquale io sono super sintetico. Grazie per la bella relazione abbiamo provato a definire il recinto concettuale dell’innovazione sociale e basterebbe subito la parola a Vanessa che lavora per onesta e ricercatrice in ambito di educazione e inclusione. Lavora sia specializzata nel campo della cooperazione internazionale socio pedagogia Vanessa ti chiederei di raccontarci un po di Microsoft e delle professioni del vostro progetto ben presto del blocco del gap digitale delle skills digitali e in particolare del metodo di valutazione yacht.

Speaker4:
Grazie a tutti a tutti e buona sera ho trovato molto interessante l’intervento di Pasquale spero che mi possiate sentire sano.

Speaker1:
Ecco.

Speaker4:
Praticamente come Nesta Italia Siamo una fondazione dedicata all’innovazione sociale che in qualche modo lavora proprio per importare in un qualche modo in Italia tutta una expertise che già si è sviluppata da circa 20 anni nel Regno Unito. Di investimento sulle competenze digitali è un investimento proprio sull’educazione tecnologia e di tecnologia applicata anche al mondo del privato sociale. Il mondo della filantropia. Noi in pratica ci stiamo occupando questo. Scusate devo. Potete immaginare perché ho un attimo con un fuori regia. Noi come. Come come. Come Fondazione dedicata all’innovazione sociale ci stiamo occupando in questo momento proprio di investire. Prudente tagli che possono in qualche modo rafforzare proprio i profili curricula

Speaker1:
Degli studenti a livello. Benessere trasmettiamo poco.

Speaker4:
Vi sentite poco. Scusate un attimo

Speaker1:
Sentiamo questo blog.

Speaker4:
La connessione è un po precaria dove sono quindi in qualche modo stiamo cercando proprio di investire su quelle che sono le competenze digitali anche applicato e comunque al mondo del lavoro al futuro del mondo del lavoro noi sappiamo che al momento l’Italia è una delle nazioni europee con il maggior tasso di disoccupazione uniti i giovani tra i 20 e i 34 anni che non studiano né lavorano sono il 28. Scusate devo proprio cambiare stanza vi chiedo. Sono in una fase serale che per me è un po delicata. Quindi avendo anche una casa piccola devo spostarmi. Dicevano in questo momento abbiamo analizzato attraverso una ricerca quelle che sono innanzitutto dei bisogni delle istanze sociali ovvero quelle di occuparci di coloro che sono in qualche modo i giovani che in questo momento non lavorano e che rappresentano quasi tre o più via italiana di persone che in questo momento sono escluse dal mondo del lavoro e in qualche modo stiamo cercando di capire e di colmare questo gap anche in collaborazione con soggetti del mondo delle tecnologie per provare insieme loro a colmare questo tipo di divario tra offerta e domanda del lavoro. Ci siamo resi conto attraverso uno studio molto interessante che ha analizzato questo tipo di bisogno di stanza e abbiamo in qualche modo attraverso proprio l’algoritmo di machine learning osservato che a fronte di 2 milioni di offerte di lavoro presenti oggi nel sistema proprio italiano quindi vacanze annunci di lavoro oltre 400 mila sono attualmente dedicate alle occupazioni legate al digitale. Questo fattore chiaro come vi potete rendere conto offre un’opportunità al mercato delle competenze digitali che è estremamente interessante e che in qualche modo l’Italia e anche il nostro sistema d’istruzione.

Speaker4:
Il mondo dell’educazione deve trovare nei prossimi anni con urgenza a colmare proprio perché effettivamente soprattutto di queste 400.000 professioni di cui oggi sarà rapidamente visto accennando abbiamo tutta una serie di ruoli dallo sviluppatore dal disegnatore tecnico dal grafico dal consulente ai siti sono tutte professionalità che in questo momento il mercato non sta trovando risposta e quindi un investimento nel provare a colmare quel divario all’interno dei curricula scolastici è una delle mission che in questo momento come Nestlé Italia ci stiamo occupando a livello proprio di contesti scolastici. Concludo stasera raccontandoci un po un’esperienza che è quella di progetti con i quali stiamo collaborando proprio perché l’intento è quello di andare ad intervenire nei curricula scolastici densi di correlati e densi di povertà educativa e proprio perché riteniamo fondamentale in questo momento investire proprio in quei contesti più fragili più vulnerabili dove appunto si presentano o si manifestano sia povertà materiali che educative perché è assolutamente urgente in questo momento storico investire immediatamente in quel tipo di curricula quindi proprio percorsi di studio e parlo anche proprio di programmi già dalla scuola primaria che possono comprendere le competenze digitali. Quando parlo di competenze digitali spesso vengo fraintesa rispetto a utilizzare bene il computer o utilizzare i social network o essere molto esposti anche ai device. Insomma tutto quello che è legato comunque al mondo del digitale. In realtà stiamo parlando di competenze digitali che spaziano sia dalle competenze socio emotive che poi sono funzionali alle competenze digitali.

Speaker4:
Quindi tutto quello che il mondo delle skills è un elemento chiave all’interno dei curricula scolastici. Stiamo cercando di riprogrammare insieme agli istituti comprensivi e quindi sicuramente mettere al primo posto le competenze socio emotive le social Emotion and skills per poter affrontare le competenze digitali. Innanzitutto. Poi chiaro rafforzare quelle che sono proprio le competenze e le 15 competenze chiave digitali che vengono riconosciute quindi da lui. L’uso dei database dal coding e quindi dalla programmazione dall’uso ovviamente di Microsoft Office saper utilizzare alcuni programmi di tecnologia dell’automazione Insomma piccoli innesti di conoscenza di approfondimento di quelli che sono tutte le competenze digitali applicate allo scenario delle STEM che sono le discipline di Scienza e Tecnologia di matematica e di ingegneria. Un’attenzione particolare concludo al gender gap NO A. Sono anche dei miti da superare rispetto alle alle donne alle ragazze al fatto che spesso tutto quello che il mondo del digital viene un po in qualche modo definito come prerogativa più dei degli uomini e anche questa scuola è spesso un criterio di selezione e di orientamento che vogliamo assolutamente superare. Proprio per consentire anche al mondo delle ragazze in questo caso dei minori di poter accedere fin da subito di essere esposte fin da subito fin dalla scuola primaria questo tipo di competenze sempre accompagnate chiaramente alle socie National Skills perché questo ci tengo sempre a dirlo proprio perché crediamo in una tecnologia e un’innovazione digitale che sia comunque centrata sull’essere umano noi Man’s Internet come come viene definito. Quindi centrata sulla sulla persona il suo e il suo essere e il suo esistere sono ottimista sono ottimista rispetto anche provando a guardare la nostra città Torino no.

Speaker4:
Da questa ricerca che abbiamo svolto superando l’area di Milano Torino è la terza città dove le opportunità di lavoro nel mondo digital emergono sono sono sul mercato sono on line sono accessibili quindi non ci dobbiamo spaventare in qualche modo di poter cogliere l’opportunità come città di investire ancora di più nella trasformazione digitale nelle competenze dell’accessibilità al mondo del digitale e delle competenze STEM. Proprio perché effettivamente Torino una città che a mio avviso è secondo i nostri studi potrà avere sicuramente un potrà dare un risvolto anche a livello di mercato del lavoro importante. Nell’arco temporale 20 30 2030 al quale noi stiamo già guardando no quando parlo di tutte queste informazioni quindi io ho sicuramente una prospettiva di lavoro che vuole investire in questa trasformazione in questo in questa nuova era che comunque complice anche in qualche modo in fatto immergere improvvisamente però sulla quale dobbiamo investire fin dalla da dentro i curricula scolastici. E da subito da ieri insomma quindi mi ritrovavo molto in quello che era un’analisi di Pasquale di quello che poi veramente sono le opportunità di impatto sociale di innovazione ma che dobbiamo in qualche modo già da subito curare affinché i giovani i disoccupati in it. Tutti queste categorie comunque fragili ai quali noi chiaramente cerchiamo di viaggi con i quali cerchiamo di interagire il più possibile possono avere delle risposte concrete concrete. Grazie poi rimango agganciata alle prossime interventi.

Speaker1:
Grazie a Vanessa grazie. Siamo entrati nel nello specifico mostriamo abbiamo capito qual è il campo all’interno del quale ci dobbiamo muovere per avere degli attori che siano competenti per poter sviluppare l’innovazione sociale. Io vorrei che Massimo il nostro terzo relatore di un esperto nel settore delle ricerche di mercato di pianificazione aziendale di analisi dei dati sociologo insomma e membro di reporting un gruppo spontaneo di torinesi che ha sentito un forte senso di responsabilità e ha deciso di analizzare il punto di vista antropologico sociologico delle reti la situazione della città. Insomma ecco vorrei che Massimo ci provasse a dare uno spaccato di quella che è la situazione specifica di Torino in questo momento raccontandoci un po quella che è stata la loro ricerca e raccontandoci di come loro hanno trovato hanno analizzato la temperatura della cultura della città dell’antropologia economico negli aspetti soft del declino ma anche del rilancio della città per poi concludere che siamo Vanessa e provare a tracciare qualche prospettiva di sviluppo insieme.

Speaker5:
Grazie mille imprese il dato bene non aggiungo altro. Chiedo soltanto quanto tempo a disposizione perché mi sembrava di aver capito non riesco a chiudere intorno alle 7 quindi non ho ma

Speaker1:
Siamo un po fuori una decina di minuti all’incirca così poi ci sono due prospettive insieme. Ci salutiamo

Speaker5:
Ok. Sono tentato di fare la mia presentazione non usando il documento che avevo preparato perché troppo lungo. Forse vi sintetizzò un po che cosa. Che cosa volevo dirvi allora noi non abbiamo lavorato sulla cultura della città nel senso che l’ipotesi di partenza è stato diamo il punto di partenza è stato diamo una mano alla città a capire una cosa che fino a che è stata studiata poco. No ci sono rapporti annuali importanti che vengono vengono realizzati come quello del 2008 che racconta da molto tempo il declino di Torino magari non chiamandolo così ma nessuno per quel che io ne sappia. Insomma aveva studiato prima cosa c’è nella testa delle persone. Quindi noi abbiamo preso i torinesi come riferimento tutti i torinesi e li abbiamo messi a confronto con gli abitanti di altre undici città di cui alcune italiane le principali e alcune europee d’Italia ma non troppo diversa Lione Copenaghen Manchester Glasgow. MONACO DI BAVIERA quindi paesi diversi culture diverse li abbiamo messi a confronto su che cosa su quella parte della cultura che in qualche modo secondo le teorie accreditate dei sociologi sono quella parte che è propedeutica allo sviluppo economico quindi le cose che più influenzano lo sviluppo. Quindi non siamo partiti dal sociale per sociale ma perché cosa fa muovere economicamente un territorio e lo rende dinamico oppure no. Quindi è una prospettiva limitrofa quella di cui stiamo parlando però vedo ogni persona che è piuttosto rilevante anche per il sociale. Allora in questo confronto viene fuori un’immagine di Torino che non è un’immagine diciamo troppo rassicurante somiglia più al quadro che ha fatto all’inizio Pasquale il quale mettendo a confronto Torino con Milano trovava delle differenze non delle opposizioni.

Speaker5:
Quindi praticamente su tutti i temi ci sono degli scarti. Questo quadro è in buona misura vero nel senso che Milano è diversa. Però vi assicuro non è così diversa perché le città italiane sono molti fatti in comune dal punto di vista culturale. Molti elementi che sono anche di ostacolo allo sviluppo delle città europee sono tutte piuttosto distanti e in una certa misura hanno molti fatti in comune. Quindi il primo tema è Torino è indietro ma è indietro in maniera non troppo diversa dalle altre città italiane. Ci sono degli elementi che però per toni non sono più diritti. Non c’è dubbio e su questi vale la pena ragionare perché sono probabilmente decisivi per la ripresa della città dal punto di vista del rilancio di Torino. Next Generation EU. O si riesce ad attivare qualcosa di nuovo dal punto di vista culturale oppure semplicemente una pioggia di milioni per far partire dei progetti non otterrà risultati. è già successo è successo con le Olimpiadi è arrivato una immensa quantità di denaro. Se consideriamo il periodo che comprende le amministrazioni Castellani e Chiamparino perlomeno la prima amministrazione Chiamparino Torino ha ricevuto qualcosa come 10 miliardi di euro dallo Stato. Non erano insomma esattamente l’ordinaria amministrazione. Bene questo ha rallentato la curva del declino della città per alcuni anni e poi ha ripreso a cadere progressivamente come ben sappiamo oggi la situazione di Torino da noi raccontata attraverso i dati di questa ricerca e le opinioni dei cittadini sul declino che la prima parte della ricerca dicono una cosa abbastanza chiara no che Torino non sta andando affatto nella direzione degli obiettivi Onu 2030.

Speaker5:
O meglio ci sta andando per la parte ambientale da parte della sostenibilità su questo i cittadini ritengono che la città sia migliore. Città diventata più verde insomma l’aria è un po più pulita. Ci sono i parchi ci sono le piste ciclabili e la sensazione che si sia andati nella direzione giusta anche se si è ancora lontani mentre dal punto di vista dello sviluppo economico e del lavoro tema numero uno e povertà e inclusione tema numero 2 invece la città è andata in direzione opposta e quindi non si tratta soltanto di farla progredire si tratta di non farla andare indietro. Quindi bisogna partire da quando bisogna partire dal fatto che l’inclusione sociale è il risultato di un problema. No il problema può essere affrontato in termini terapia a valle oppure si può provare a lavorare sullo sviluppo economico e quindi non soltanto sul dare un’opportunità agli ultimi di integrarsi attraverso le culture digitali ma dare un’opportunità a quelli che non sono ultimi e che dovrebbero creare occasioni di lavoro alle imprese che si sviluppano e diventano trainanti dell’economia cittadina al posto della declinante industria turistica. Il tema fondamentale è questo. Quindi trovare il modo di dare una cultura nuova di cui la città ha bisogno per riprendere a crescere dal lato del lavoro perché quello è probabilmente la prima e più importante leva per contenere i problemi e i problemi sociali della città per tornare al tema della mostra due anni fa abbiamo considerato quattro grandi fattori di diciamo che stanno alla base dello sviluppo economico che sono il capitale sociale vale a dire il sistema delle relazioni che la società.

Speaker5:
Tanto più sono intense numerose e ampi network che hanno le persone ampi e ben diciamo esterni al proprio ambito più squisitamente produttivo la famiglia gli amici più allargato il nostro network attraverso la vita economica attraverso l’appartenenza ad associazioni attraverso il mescolarsi con ambienti diversi dal proprio. Più questo si verificherà più c’è probabilità che una società anche economicamente sia sana si sviluppi le città inglesi hanno molte meno relazioni strette inglesi o la Danimarca ma all’interno del nucleo primario famiglia gli amici del liceo insomma i vicini di casa ma ne hanno molto più sbilanciate diciamo nei week end sono i legami deboli. No questa è la premessa perché si creano connessioni perché conosco persone che fanno diciamo lavori con cui ci si può connettere nuove logiche di filiera economica fra le imprese eccetera eccetera. Questo non lo fanno né i cittadini e neanche non fanno bene le imprese che vivono in Black mondi produttivi che sono delle monadi che sono poco connesse. I torinesi preferiscono rimanere piuttosto in ombra appartati guadagnarsi il loro pezzettino se hanno un’impresa invece che collegarci e cercare di farne una più grande. Mentre i milanesi sono molto più avrete sicuramente una differenza fra Torino e Milano capitale sociale più povero. Il sistema dei valori delle città italiane è in linea con quello delle città tra di loro ma lontano da quello delle città europee.

Speaker5:
Quindi tra di loro non ci sono grandi differenze. Non è che un torinese e un milanese vedono in maniera molto diversa diciamo la contemporaneità. Di sicuro i vettori con cui si analizzano i valori sono sostanzialmente due macro vettori uno è innovazione conservazione perché essere aperti al nuovo o invece preferire conservare quello che c’è nel passato anche di buono il passato è una chiusura un po in se stessi invece l’apertura agli altri. Questi due vettori sono una super sintesi della comprensione dei valori. Bene le città italiane sono più conservative e meno aperte agli altri in termini di sistema di valori dei cittadini rispetto alle città europee con delle differenze. Ce ne sono di più sociali Copenhagen per esempio sono più aperte agli altri come sistema di relazioni. Ce ne sono altre più aperte al nuovo in termini per esempio di tecnologia diritti per esempio le città inglesi sono così. Allora la differenza qui c’è. Cioè con. Non c’è tanto con le altre città italiane un altro punto invece in cui c’è una forte differenza tra Torino e per esempio Milano ma sicuramente anche le altre città europee. è la motivazione psicologica della città gravemente ferita cioè Torino non crede più a se stessa. TORINO penso di non valere quindi un elemento fondamentale per far ripartire la città e creare le premesse è che ci sia questo cambiamento. Qui c’è un tema di classi dirigenti enorme. Il tema delle classi dirigenti a Torino è spaventoso. Per darvi un’idea se la città è diciamo così più conservativa e meno aperta agli altri intendo come nell’accezione più ampia di quanto non siano altre città.

Speaker5:
Altre città come Milano come Bologna hanno una classe dirigente molto più innovativa e avanzata rispetto alla media della popolazione. Qui la classe dirigente che guida la città verso il futuro. A Torino no. TORINO La classe dirigente è più conservatrice che la media della città la media dei cittadini. Questo è un fatto sorprendente quando abbiamo trovato sono rimasti abbastanza sgomenti per cui se ti rivolge al mondo delle imprese no soprattutto magari di quelle piccole non Compagnia di San Paolo o Intesa San Paolo trovi in una posizione sostanzialmente uno sguardo rivolto al passato. Ci sono questi grandi fatti di cui tenere conto e su cui incidere per poter cambiare il gioco e l’innovazione. Io penso sia fondamentale da integrare quella ovviamente sociale vedendola come il versante diciamo preventivo di ciò per cui sociale può essere letto come per certi versi come il tentativo di porre rimedio no e intervenire sul capitale sociale stimolando la fiducia reciproca fra gli attori e la creazione di legami allargati in modo che il mondo del lavoro oggi li trovi da qualche parte anche in imprese nuove insomma la forza che invece si è aperta in queste separazioni. Questo mondo di diciamo di chiusura che in qualche modo abbiamo prodotto che discende dal fatto forse che come dire il tramonto di un’epoca industriale ha creato dei modelli alternativi il modello vecchio era gerarchico c’era in cima una una grande azienda al cui vertice c’era un unico attore.

Speaker5:
Tutto questo discende a tutta l’economia della città quindi a una economia verticale no. Pensate ai rapporti di fornitura della Fiat in quello che era il cosiddetto indotto. Ecco quella cosa lì esprime rapporti verticale e orizzontale all’impresa parlavano orizzontalmente con altre imprese tra di loro che non facessero lo stesso mestiere. Oggi la logica è l’ibridazione. No le città nord europee hanno una interpretazione di ibridazione come forma mentale su tutto modelli interdisciplinari detta confrontarsi con il diverso centro eccetera. Questo è un filone fondamentale del cambiamento anche del mondo delle imprese cioè la questione dei valori dove a Torino in questo Torino assomiglia per certi versi soprattutto sugli su alcuni aspetti più al Sud del Paese che non al nord del paese figuriamoci l’Europa. Per esempio trasparenza e meritocrazia. A Torino il lavoro si trova per attraverso relazioni personali in una misura che è molto superiore a tutte le altre città italiane con l’eccezione di Napoli. Non è una situazione completamente diversa da quella del Nord Europa dove uno si deve cercare un lavoro si rivolge ai siti delle imprese vanno sempre al centro sul capitale umano insomma l’incontro dei saperi sapere specialistici che si confrontano poco tra di loro quindi è difficile far parlare gli ingegneri con un design è una cosa del tutto naturale. In altre città infine la fiducia delle imprese e l’enorme ricambio generazionale allora il ritardo dell’Italia sull’Europa è di Torino in particolare si può leggere come uno la diciamo la debolezza numerica della popolazione giovanile. Non tutti lo sanno ma. Da noi i Millennials pesano poco più della metà di quanto non sia nelle città del nord Europa.

Speaker5:
I Millennials sono culturalmente quindi la generazione delle persone che hanno parlato di me sono culturalmente e protettore dell’innovazione non solo per la tecnologia ma come sistema di valori formali in tale somma tanti aspetti che sono palesi a quelli che hanno la mia età. Quindi si preparano ad essere fattore di trasformazione ma sono numericamente molto poco numerosi e quindi le idee nuove non prendono piede anche solo numericamente. Io faccio il consulente d’impresa è normale che mi si dica da parte del manager senior di grandi organizzazioni no i clienti millennials le loro idee sono belle. Certo dovremmo star dietro le loro richieste ma sono pochi e non hanno soldi. Quindi lasciamoli stare. Questo discorso è impressionante anche quando è del tutto evidente che le istanze che vengono dal pubblico più giovane sono quelle che saranno domani. Di tutti però prevale l’oggi e i giovani vengono tenuti fuori dai giochi. Questo vale come clienti figuriamoci se non vale come appartenenza diciamo alle élite. Quindi entrare nella stanza dei bottoni. I giovani entrano tutti figli difficilmente anche perché spesso la cultura giovanile di altre parti del Paese. Stasera parliamo di inclusione sociale non di imprese e quindi c’è meno interesse per il mondo delle imprese. Questo per certi versi è un grosso problema. Quindi tante direzioni su cui lavorare per Torino limitrofe a quelle dell’innovazione sociale. Ma i principi in una buona misura sono gli stessi. Quindi credo che si possa legare due temi e vederli come un’unica prospettiva. Cito.

Speaker1:
Grazie Massimo grazie di questo bellissimo intervento per quanto complicato insomma da dire però Grazie ma io per concludere con una nota positiva chiederò chiederei però a te e a Vanessa quali sono secondo voi delle prospettive che possiamo disegnare in tema di innovazione sociale per la Torino del futuro cioè degli affreschi delle linee guida sulle quali possiamo provare a immaginare la città come.

Speaker4:
Ma colgo subito la domanda perché è quello che insieme credo anche proprio come società civile l’impegno e il nostro impegno nei prossimi anni no. Quindi parlavo prima di competenze digitali di Social Channel skills System. Ebbene Torino potrebbe essere il nostro laboratorio no come è stato già in Inghilterra. Io porto l’esempio sempre del Galles dove questi insegnanti si sono auto organizzati hanno modificato il curriculum scolastico e hanno inserito proprio un freno con una cornice di competenze digitali che hanno applicato a scuola e che andavano anche a rispondere a dei bisogni sia di didattici degli insegnanti che delle famiglie per la gestione del tempo libero dei figli. Insomma si sono auto organizzati hanno provato a implementare un curriculum digitale un curriculum per la scuola con le competenze digitali ovviamente mantenendo chiaramente tutte le discipline no. Quindi in auto sperimentazione a mio avviso potrebbe essere opportuno davvero investire in questo tipo di curricula proprio per affrontare le professioni del futuro che sono anche quelle del presente come dicevo proprio perché ci sono queste 500 mila professioni che in questo momento non trovano corrispondenza con l’offerta del mercato del lavoro quindi con le competenze in possesso da chi esce e si posiziona sul mercato del lavoro. Quindi sicuramente un tema dei curricula scolastici ma anche di una strategia digitale della città o del quartiere o del contesto scolastico Istituto comprensivo è una strategia digitale che innesti in digitale e non solo in termini di hardware e di tecnologia di infrastruttura tecnologica perché meno male per davvero con un dispositivo come un cellulare si possono fare veramente tante cose noi vogliamo andare oltre quel tipo di uso e consumo. Quando parliamo di digitale ma vogliamo davvero consentire di apprendere delle competenze che serviranno nel mercato del lavoro come so come sta raccontando no. Quindi io credo che davvero una città come Torino che che è stato polo dell’innovazione già da sempre già quando citare Olivetti ovviamente possa comunque continuare in questa direzione e a mio avviso potrebbe essere davvero quella vincente se parliamo di inclusione sociale legata chiaramente all’inclusione lavorativa come scenario come prospettiva queste per me sono un po due pilastri chiaramente uno culturale uno anche di applicazioni dentro i curricula scolastici

Speaker1:
Quindi insomma un discorso di professioni e di professionalità massimo 6 della stessa idea.

Speaker5:
Assolutamente sì perché la tecnologia non è estranea alla città non ci sono molto ingegneri e tecnici. Non è una città umanistica. Il problema dicevamo nel mondo del digitale però non è una cultura tra virgolette diciamo sociale in cui il digitale abbia un ruolo non nel senso di collaborazione ma in senso di cooperazione. Come dicevo all’inizio la scuola contrapposto a Milano. Quindi tutto ciò che aiutasse dal punto di vista tecnologico la creazione di queste modalità di sviluppo del capitale sociale in cui le imprese crescono nella loro capacità di collegarsi tra di loro di collegarsi all’esterno tutto ciò che ne con le bolle da questo mondo delle monadi in qualche maniera ci è stato raccontato come una caratteristica della città questo sarebbe un lavoro importante non solo la mia piccolissima esperienza di imprenditore torinese. Tenete presente qualche dato puramente così come esempio io ho fondato questa società qui a Torino dopo aver lavorato a Milano dal 2004 a oggi ho lavorato con clienti torinesi credo una volta molto benché abbia bruciato 15 mm non sempre se da fuori proprio lavoravo a Milano. Quindi una mia pioniera si è sviluppata lì la connessione con la città è tutt’altro che scontato ma mai scontata però il fatto che andando in giro tutto ciò mi risulta possibile. In più sono solo brani del lavoro che abbiamo fatto. Credo che l’avevo unica e mi sono sempre chiesto perché significa verifica perché accadesse questo. C’era stata raccontata da altri no esempio un grande avvocato cittadino che si occupa di cose di diritto internazionale come a Torino non avesse mai trovato nessuna sponda da nessuna parte mentre l’avessero non avessero fatto diventare professore del suo ramo all’Università di Genova.

Speaker5:
A Milano gli hanno offerto delle partnership a cui ha aderito per cui il suo studio si è unito ad altri studi milanesi a Torino. No perché la società torinese non funziona così. Ecco tutto ciò che dal punto di vista della forza dei Millennials quindi la vostra forza è una visione completamente diversa. Non c’è stato tempo di vederla l’analisi sul valore ma spiega questo quindi ciò che per voi è in qualche maniera più scontato. Siete nati con una cultura nuova che questo elemento non lo fa proprio o lo allontana. Poi per di più avete le skills tecnologiche. Ecco questo è fondamentale per cambiare la città. Però bisogna riuscire a trovare il modo dove prendere per farsi fare posto. Perché la classe dirigente attuale non vuole far si chiude. Nei prossimi giorni ma anche nei giorni passati presenterò la ricerca che di questa azione mi ha accennato in situazioni pubbliche. L’organizzazione è alto e mi aspetto perplessità e resistenza perché questa è una rivoluzione culturale che deve essere compiuta altrimenti la città è destinata a un declino irreversibile. Il 66 per cento dei Millennials sottolinea se avessi l’occasione se ne andrebbe. Questo dato a Copenhagen il 30 per cento. Quindi io ho due figli che stanno in Inghilterra e la terza piccola sta per andare a fare solo il liceo in Olanda a fare il su Erasmus. A volte i figli che non sono uguali. Questo è l’esito della cultura torinese nella sua più genuina struttura.

Speaker1:
Insomma dopo queste prospettive altalenanti io mi scuso per siamo andati molto lunghi e questa volta probabilmente era l’entusiasmo del debutto. Mi scuso per i tempi lascerei la parola a Riccardo per le conclusioni Riccardo Rossetto presidente della Società Editrice l’incontro e ringrazio tutti i relatori per aver partecipato a certe. Dichiaro che io sono lo dichiaro subito un tifoso di Torino ed ho avuto la fortuna di partecipare ai lavori. Ho apprezzato un metodo e un merito che in questa città non avevo mai visto. Per cui tra l’altro prego massimo di tornare ai nostri webinar perché noi dobbiamo partire questi confronti per fare questi confronti dalle tue fotografie. Non abbiamo bisogno di una narrazione retorica del tutto va bene madama la marchesa mentre mentre purtroppo. Abbiamo una fotografia di una classe dirigente che sta governando questa città che tendenzialmente poi cerca una retorica e una narrazione del bebè. è un momento transitorio poi ne usciremo perché abbiamo delle grandi tradizioni. Noi non ne usciamo più. Noi siamo in un declino che viene letto cinicamente come du MASSIMO HAI FATTO col il tuo gruppo di lavoro e mette poi mano a Pasquale a Vanessa con quello spirito che oggi ci hanno trasferito la città. E cioè io vorrei avere dei 35 anni a Palazzo civico che chiamino uno come Massimo e gli dica Non mi fai una fotografia cinica.

Speaker1:
Io non voglio assaporare la gente dicendo che le cose vanno bene perché non vanno bene. Raccontami cinicamente come la città. Poi io Pasquale e io Vanessa ci penso a metterci tutto il valore aggiunto. Complicato perché sembra un discorso no complicato per coniugare amministrazione realtà produttive classi professionali in una visione però che sia di crescita con una attenzione e una sensibilità sociale. Allora sì che torniamo allo spirito della Torino dei santi sociali della Torino del dopoguerra della Torino che ha dato a tutta Italia sempre degli esempi di laboratorio di innovazione. Noi invece ci siamo addormentati a causa di che cosa di tappi della mia generazione. Io sono un tappo. Io devo lasciare spazio alle generazioni che vengono dopo di me. Tu parlavi di un caso di un avvocato che la mia comunità la mia comunità è fatta di tappi. Noi dobbiamo lasciare spazio ai giovani che sbagliano ma se hanno senso di responsabilità gli organizzatori di oggi lo dimostrano perché sono ragazzi di quella generazione. Sbagliando impareranno ma almeno danno una spinta emozionale una spinta energetica e anche una spinta per favore di fare sistema che secondo me non non ha. Non ha alternative. Quindi siccome non credo che i ringraziamenti siano la parola giusta per fare queste cose perchè dovremmo ringraziarti continuamente autonoma per fare questi confronti.

Speaker1:
Infatti non ringrazio ma per metodo non per maleducazione dico che però dobbiamo farne di più e dobbiamo dare i microfoni a gente che non parla mai. Dobbiamo dare i microfoni alle nuove generazioni ma poi dobbiamo dare e qui responsabilizza i Pasquale e Vanessa che uso come Bike Park. Al fatto che si prendano la responsabilità di venire a governarci possibilmente contando su competenze non sul velleitarismo per cui chiamando gente come massimo e quindi non sto facendo dei complimenti a Massimo sto dicendo l’utilità però di un lettore cinico di una realtà e dopodiché decideremo. Va bene. L’ho trovato non lungo ma l’ho trovato interessante. Quindi Nicolò. Te la chiusura o D’Alessandro ko grazie. No io Io vi ringrazio e vi ringrazio per la partecipazione. Metterei di ringraziare perché sei al 1250 esimo ringraziamento dopo un suo di contenuto ringraziamento. Bene allora ci vediamo giovedì prossimo insomma il titolo con che titolo il giovedì prossimo giovedì prossimo stiamo con le realtà con le realtà giovanili giovani della città e il progetto Next Generation come le realtà giovani hanno risposto alla sfida del club rispetto all’innovazione sociale. Massimo sarà presentato per sempre

Speaker5:
Ma bene ci

Speaker1:
Accorgeremo giovedì prossimo insieme a tante realtà di Torino più e meno giovani realtà di Torino e realtà internazionali che hanno sede a Torino come queste hanno risposto alla sfida del cloud e quali sono le loro proposte per la Torino del futuro Torino nel 2030. Ciao Vanessa Ciao Pasquale. Uscite di qui come classe dirigente che deve prendere in mano il governo della città.

Speaker3:
Un’altra immagine. A guidare la città c’era il 96

Speaker1:
Ma l’anagrafe non basta da solo. Bisogna avere un po di merito e la competenza è un valore. Perché sennò diventa velleitarismo se questo confrontiamo. Perché mettere nelle mani di una trentacinquenne un boing se non ha il patentino ci faccia male tutti perché l’aereo casca. L’obiettivo di questi webinar poi aprire il dibattito da ripartire bene. Sono molto soddisfatto. Ma sebbene la serata buona serata di giovedì eravamo tutti.

Speaker3:
Ciao a tutti Buonasera serata.

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È stato il primo appuntamento dei webinar de L’Incontro. Una serie di eventi che vogliono indagare visioni e prospettive per le città che cambiano. Una metamorfosi che per non essere troppo astratta parte dalla realtà torinese indagando l’innovazione sociale espressa da tre importanti realtà cittadine.

Così, moderati da Nicolò Milanesio Arpino, si sono confrontanti Massimo Di Braccio – Board member di Reloading Torino, sociologo e consulente d’impresa, cofondatore e direttore di Kkienn, Pasquale Lanni – Membro di SIT – Social innovation teams Torino, informatico specializzato in ICT per lo sviluppi e fondatore di Associazione EUfemia e Vanessa Marotta – Project Manager e ricercatrice di Nesta Italia specializzata in educazione, inclusione e tecnologia. Una serie di interventi chiusi da Riccardo Rossotto, presidente della Società Editrice L’Incontro.

In realtà l’ordine dei lavori non ha rispettato l’ordine alfabetico. Ma è meglio partire dal fondo: dall’intervento di Massimo Di Braccio che, partendo dallo studio di Torino Reloading, ha sintetizzato alla perfezione una situazione torinese che rappresenta davvero il punto di partenza per ogni ulteriore riflessione.

Torino Reloading

“Ci siamo detti: diamo una mano alla città a capire una cosa che fino a ora è stata studiata poco. Volevamo studiare prima cosa c’è nella testa delle persone. Quindi abbiamo preso i torinesi come riferimento, tutti i torinesi, e li abbiamo messi a confronto con gli abitanti di altre undici città di cui alcune italiane, le principali, e alcune città europee”, ha spiegato Di Braccio.

La prima conclusione è stata che Torino è indietro, ma è indietro in maniera non troppo diversa dalle altre città italiane. Il problema di Torino, ha poi aggiunto dopo, è l’approccio.

“I torinesi preferiscono rimanere piuttosto in ombra, appartati, guadagnarsi il loro pezzettino e, se hanno un’impresa, invece che collegarci e cercare di farne una più grande, restano da soli”, ha aggiunto. Torino diventa una città di monadi che molto spesso fatica a fare rete.

Una visione preoccupata alla vigilia della pioggia di risorse pronte a piovere sulla città. “Perché già in passato, con le Olimpiadi, è arrivata un’ingente quantità di risorse che, però, è servita solo a rallentare il declino”. Perché? Perché manca una classe dirigente innovativa che, diversamente da Milano o Bologna, sappia mettere in campo risposte molto avanzate che possono portare la città verso il futuro. Qui no.

Un ottimo spunto per il dibattito che sarà ripreso, proprio in partnership con Torino Reloading, anche in altre “puntate” dei webinar firmati da L’Incontro.

Nesta

Ecco perché era importante partire dalla fine. Perché gli altri due interventi si sono letti ancora più chiaramente alla luce della cornice fornita da Di Braccio.

Vanessa Marotta di Fondazione Nesta, ha ricordato che forse dal digitale e dalle competenze digitali per i giovani si possono offrire delle opportunità per questa città. Anzi. Torino dopo Milano è la terza città in Italia che può fornire queste occasioni e, ricorda Marotta, non possiamo farci sfuggire questa opportunità importante.

Una sfida che arriva alla città e al mondo della formazione. Perché c’è un mercato che aspetta con urgenza dei nuovi protagonisti per le 400 mila professioni che nascono nel mondo all digital. Molti di questi protagonisti devono diventare proprio i millenial che spesso sono invece esposti a povertà materiali e povertà educative.

Innovazione Sociale

Tutto questo per tornare all’innovazione sociale. Proprio al concetto che stava alla base del primo appuntamento. Quella zona di confluenza tra pubblico e privato, tra sociale ed economico, tra impegno e profit che sta diventando terreno di coltura per esperienze molto importanti e, appunto, innovative. Una cornice entro il quale si è inserito Pasquale Lanni che non solo ha presentato le sue esperienze personali, ma che ha voluto allineare tutti i partecipanti al concetto che stava alla base del nostro primo webinar.

Redazione

La redazione de L'Incontro

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